Bella mia fiamma... Resta o cara
Recitativo ed aria per soprano ed orchestra, K 528
Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Testo: Michele Sarcone
- Bella mia fiamma, addio
- recitativo - Andante
(mi minore)
- Resta, o cara -
aria - Andante (do maggiore).
Allegro
Organico: soprano, flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: Praga, 3 novembre 1787
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia 1805
Il testo è stato attinto dall'opera "Cerere placata" di Niccolo Jommelli
L'aria «Bella mia
fiamma» K. 528 fu composta da Mozart il 3
novembre 1787 a Praga per la cantante Duschek, alla quale l'artista era
riconoscente per averlo ospitato nella sua villa durante la
preparazione e la rappresentazione del Don Giovanni. Non
per nulla il brano risente di alcune reminiscenze di quest'opera, anche
se possiede una sua linea espressiva autonoma. Il recitativo iniziale
è un Andante
in mi minore affidato agli archi. Subentra poi l'aria Bella mia fiamma, addio!
accompagnata dal flauto, dagli oboi, dai contrabbassi e dai corni e
improntata ad un sentimento dì serenità, sino
alla frase «Acerba morte», in cui si spezza il
clima di assorta contemplazione attraverso una serie di accordi
cromatici. Si ritorna al primo tema con nuove modulazioni e la tensione
si fa più vìva nell'Allegro
e sulle
parole «Vieni, affretta la vendetta», in cui si
richiama l'atmosfera un pò concitata del Don Giovanni, tra
stati d'animo contrastanti e alternati fra di loro. E' una grande aria
non soltanto di bravura, ma puntata sulla schiettezza e la
passionalità dei sentimenti umani.
Bella mia fiamma,
addio!
Non piacque al cielo di renderci felici.
Ecco reciso, prima d'esser compito,
quel purissimo nodo che strinsero fra lor
gli animi nostri con il sol voler.
Vivi! Cedi al destin! Cedi al dovere!
Della giurata fede la mia morte t'assolve;
a più degno consorte... o pene!
unita vivi più lieta e più felice vita.
Ricordati di me, ma non mai turbi
d'un infelice sposo la rimembranza
il tuo riposo!
Regina, io vado ad ubbidirti.
Ah, tutto finisca il mio furor
col morir mio.
Cerere, Alfeo, diletta sposa, addio!
Resta, oh cara! Acerba morte
mi separa, oh Dio, da te.
Prendi cura di sua sorte,
consolarla almen procura.
Vado... ahi lasso!
addio per sempre!
Quest'affanno, questo passo
è terribile per me.
Ah, dov'è il tempio? dov'è l'ara?
Vieni affretta la vendetta!
Questa vita così amara
più soffribile non è.
Oh cara, addio per sempre!
(1)
Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 7 febbraio 1982
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Ultimo aggiornamento 11 aprile 2014