Ogni amante è guerrier, SV 151


Musica: Claudio Monteverdi (1567 - 1643)
Testo: Ottavio Rinuccini
  1. Ogni amante è guerrier: nel suo gran regno
  2. Io che nell'otio nacqui e d'otio vissi
  3. Ma per quel ampio Egeo spieghi le vele
  4. Riedi, ch'al nostro ardor, al nostro canto
Organico: tenore, basso, basso continuo
Edizione: in Madrigali guerrieri et amorosi, Alessandro Vincenti, Venezia, 1638
Dedica: Alla Sacra Cesarea Maestà dell'Imperator Ferdinando III
Testo (nota 1)

Prima parte

Ogni amante è guerrier,
nel suo gran regno ha ben Amor
la sua milizia anch'egli.
Quella fiorita età ch'el duro pondo
può sostener de l'elmo e de lo scudo
negli assalti d'amor fa prove eccelse;
né men scontio è veder tremula mano
per troppa età vibrar la spada e l'asta
che sentir sospirar canuto amante.

Ogni amante è guerrier,
nel suo gran regno ha ben Amor
la sua milizia aneh'egli.

Ambo le notti gelide e serene
e l'amante, el guerrier traggon veggiando.
Questi a salvar del capitan le tende,
questi a guardar l'amante mura intende,
Non mai di faticar cessa il soldato
ne riposa già mai veracemente.
Ambo sormonteran de monti alpestri
le dure cime, ambo torrenti e fiumi
tra piogge e nembi varcheran sicuri.
Non del vasto ocean l'onde spumanti
non d'Euro o d'Aquilon l'orribil fiato
frenar potrà l'impetuosi cori
se di solcar il mar desio gli sprona.
Chi se non quei che l'amorosa insegna
segue o di Marte al ciel notturno e fosco
può la pioggia soffrir, le nevi, el vento?
Taccia pur dunque ornai lingua mendace
di più chiamar otio e lascivia amore,
ch'amor affetto è sol di guerrier core.

Seconda parte

Io che nell'otio nacqui e d'otio vissi,
che vago sol di ripossata quiete
trapassava non pur l'hore notturne
ma i giorni intieri ancor tra molli piume
e tra grat'ombre d'ogni cura scarco
il fresco mi godea d'un'aura lieve
col roco mormorar d'un picciol rivo
che fea tenor degli augelletti al canto,

io stesso, poi che generosa cura
di bellissimo amor mi punse il core,
all'hor ch'el guardo volsi al divin lume
che sfavillar vid'io da quei belli occhi,
el suono udì che da rubini e perle
mi giunse al cor d'angelica favella,
sprezzando gli agi di tranquilla vita
non pur chiuggo ai gran dì tra il sonno i lumi
ma ben sovente ancor e stelle e sera
cangiar vigile amante in Sol e in alba,
spesso carco di ferro all'ombra oscura
men vo sicur, ove il desio mi spinge
e tante soffro ogni hor dure fatiche,
amoroso guerrier, ch'assai men grave
misura in un col valoroso Hispano
tentar pugnando l'ostinato Belga.
o pur là, dove inonda i larghi campi
l'Istro real, cinto di ferro il busto,
seguir tra l'armi il chiaro e nobil sangue
di quel gran re ch'or su la sacra testa
posa il splendor del diadema augusto,
di quel gran re ch'alle corone, ai lauri
alle spoglie, ai trionfi il Ciel destina.

O sempre glorioso, o sempre invito,
segui felice e fortunato a pieno
l'alte vittorie e gloriose imprese,
che forse un dì questa mia roca cetra
ritornerà non vil nei tuoi gran pregi
all'hor ch'al suon de l'armi,
canterò le tue palme e i chiari allori;
quando l'hostil furor depresso è domo
dal tuo invito valor, dal tuo gran senno
udrà pien di spavento e dì terrore,
l'Oriente sonar belliche squille
e sovra gran destrìer di ferro adorno
di stupor muti i faretrati Sciti
tra mille e mille cavalier e duci
carco di spoglie, o gran Fernando Ernesto,
t'inchineranno, alla tua invitta spada
vinti cedendo le corone e i regni.

Terza parte

Ma per quel ampio Egeo spieghi le vele
si dal porto lontano ardito amante
Riedi che meco il mio cortese amico
veggio ch'a si gran corso a si gran volo
dì pallido timor dipinge il viso.

Quarta parte

Riedi ch'al nostro ardir ch'al nostro canto
ch'ora d'armi e d'amor confuso suona
scorger ben pote ornai ch'amor e Marte
Ch'amor e Marte
è quasi in cor gentil cortese affetto.
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 24 febbraio 1961


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Ultimo aggiornamento 10 luglio 2016