Milhaud ha composto più di trenta Concerti per gli strumenti più diversi. Negli Entretiens avec Claude Rostand egli afferma di amare questa forma per il problema ch'essa pone al compositore: «ce problème qui consiste, ou doit consister à donner à un instrument et à un instrumentiste les possibilités de déployer d'exploiter leurs ressources technique - un concerto doit ètre difficile - tout en sauvegardant les droits de la musique. Je veux dire quii faut veiller à ce que la trame musicale soit serrée tout en laissant au virtuose la possibilité de montrer avec aisance ses qualités, comme un cheval de race peut le faire dans une course».
Fatta eccezione per gli Etudes pour piano et orchestra (1920) dove il compositore tratta problemi di scrittura politonale che lo preoccupavano a quell'epoca, i Concerti di Milhaud s'inquadrano nella struttura tradizionale: gli strumenti solisti sono spesso inattesi, il trombone, lo xilofono, il marimba, il vibrafono, l'armonica o la batteria, ecc.
Per il pianoforte egli ha scritto cinque Concerti (anche la sua produzione per pianoforte solo è relativamente scarsa, e quasi tutta di carattere intimo). Quello che figura nel programma d'oggi, fu composto nel 1933 ed eseguito da Marguerite Long il 23 novembre 1934: per la sua spontaneità, la sua freschezza, la poesia che emana dalla Barcarola centrale, per lo slancio gioioso che anima il suo Finale è rimasto il più popolare dei Concerti del compositore provenzale.
Domenico De' Paoli