Ruy Blas

Ouverture in do minore per orchestra, op. 95 (MWV P15)

Musica: Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847)
per il dramma Nôtre-Dame de Paris di Victor Hugo
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: Lipsia, 8 Marzo 1839
Edizione: Kistner, Lipsia, s. a.
Guida all'ascolto (nota 1)

La prima idea di questo lavoro risale al marzo 1839 allorché fu programmata una rappresentazione del dramma di Victor Hugo al teatro di Lipsia e il musicista ricevette l'incarico di comporre una ouverture. Mendelssohn, che già nel 1832 aveva manifestato la sua avversione per Nôtre-Dame de Paris e, in genere per la produzione teatrale dello scrittore francese, dopo aver letto il lavoro lo giudicò «indegno e abominevole oltre ogni dire» e rifiutò la commissione, dichiarandosi disponibile a scrivere tutt'al più una romanza. Tuttavia la reazione dei committenti, i quali avevano ipotizzato che il rifiuto fosse dovuto all'incapacità del compositore di scrivere una ouverture in pochi giorni, ferì il suo orgoglio e, quasi lanciando una sfida a se stesso, tornò sulle sue decisioni; accettato l'incarico, portò a termine il lavoro in pochissimo tempo, dimostrandoci saper orchestrare senza problemi anche un'opera che non stimolava la sua ispirazione. Lo stesso Mendelssohn in due lettere scritte alla madre il 14 e il 18 marzo del 1839 svelò i retroscena della sua collaborazione con il teatro di Lipsia: «Dopo aver riflettuto sulla questione la sera, ho cominciato la mia partitura. C'è stata una prova per tutta la mattina del mercoledì: il giovedì concerto. Pertanto il venerdì mattina l'ouverture era dal copista. Provata il lunedì per tre volte nella sala da concerto e una volta in teatro fu eseguita la sera stessa con l'infame lavoro e devo dire che mi ha divertito più di qualsiasi altra composizione». In realtà l'ouverture che secondo Eduard Hanslick è un piccolo capolavoro «di ribellione giovanile e spirito cavalleresco», rappresenta una sorta di bravata suscitata dal risentimento del compositore nei confronti dei poco fiduciosi committenti, ma tutto sommato non fu che il pretesto per scrivere una ouverture da concerto. La singolare attitudine per la scrittura orchestrale, che fu sempre oggetto di ammirazione da parte dei contemporanei, indusse infatti Mendelssohn ad impegnarsi nella composizione di un lavoro che pur non stimolando la sua fantasia, gli forniva l'occasione di cimentarsi con una pagina ricca di contrasti di colore che, per la prima volta, vengono delineati con insolito vigore; soprattutto nella grande introduzione che prepara lo sviluppo dei temi, essi vengono collocati su uno sfondo ritmico di grande effetto e, pur non raggiungendo l'intensità drammatica del dramma di Hugo, si presentano con i caratteri propri di una ouverture teatrale, con i difetti e con i pregi che tale genere di composizione comporta. Nonostante taluni accenti si rivelino talora retorici, il lavoro è fluido, scorrevole, magistralmente orchestrato e mantenuto entro i limiti di un gusto ammirevole per equilibrio sonoro e varietà timbrica.

Raoul Meloncelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 12 Dicembre 1993


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Ultimo aggiornamento 6 luglio 2016