Rondò brillante in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra, op. 29 (MWV O10)


Musica: Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847)
Organico: pianoforte solista, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Düsseldorf, 29 Gennaio 1834
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1835
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

A Düsseldorf, dove Mendelssohn ricoprì la carica di direttore musicale dal settembre 1833 all'agosto 1835, il compositore scrisse il Rondò brillante op. 29, che fu completato il 29 gennaio del 1834. Si tratta di un lavoro strutturato in forma di libero rondò, con l'alternanza del tema ritornello (refrain) a episodi eminentemente solistici. Sono presenti anche un tema lirico e uno più energico, di stampo eroico, che rappresentano il materiale di base del brano. Più in generale spicca il carattere brillante del Rondò, dominato dal virtuosismo pianistico e dalla scintillante scrittura orchestrale. E ciò traspare sin dall'inizio, con il Presto introdotto da uno squillo di fanfara e, subito a seguire, l'esposizione del tema principale, un'idea briosa seguita da una frase scalare e staccata in crome, chiusa da un elemento caratteristico in levare. Segue la ripresa orchestrale del refrain e l'espansione della frase in crome che nel finale si caratterizza per la ripetizione del segmento in levare. Ancora fa capolino il refrain, ma con funzione di frase di collegamento; porta a un episodio virtuosistico del piano punteggiato dall'incipit tematico, sino a infrangersi sul medesimo motivo trasformato in severo motto di chiusa. Dopo tanta agitazione si apre un'oasi di pace con il tema lirico del pianoforte, mentre sullo sfondo risuona talvolta l'ondulato segmento ritmico dell'incipit del refrain. Dall'elemento caratteristico della frase in crome si avvia un secondo episodio del solista, ancora di limpida tecnica; sfuma in una frase di collegamento che precede il ritorno non testuale ma in gran stile dell'introduzione di fanfara e poi del refrain; la frase in crome prepara anche nei colori armonici una parte sviluppativa, il centro del Rondò, in grado, se possibile, di mettere ancor più in mostra il virtuosismo del piano. Ecco dunque profilarsi un motivo eroico su intervallo di salto d'ottava, cui si alternano le volate del solista derivate da un segmento dell'introduzione; il motivo di salto è sfruttato in imitazione per ampi stralci in modo minore; di seguito subentra il terzo episodio solistico, tratteggiato dai richiami del tema eroico che poi ancora emerge con forza nel «tutti» dell'orchestra e solo alla fine rallenta. Tramite l'escamotage dell'anticipazione di un frammento del motivo lirico al piano si compie il trait d'union per la ripresa testuale dello stesso tema lirico nel canto del piano (poi dell'orchestra), sempre accompagnato dall'ondulato segmento ritmico dell'incipit del refrain. Il riemergere dell'elemento caratteristico in levare dà la stura alla ripresa del secondo episodio solistico sotto altre vesti tonali; ora la frase di collegamento non è però seguita dalla fanfara, né dal refrain, come in precedenza, ma dal motivo eroico scorciato, pure alternato alle brevi volate del solo. Dunque Mendelssohn presenta una ripresa decisamente sui generis del materiale, per nulla simile alla fase espositiva precedente. La perorazione finale giunge come il giusto epilogo di questa agitata fremente composizione: ecco di nuovo l'elemento caratteristico, ma questa volta ancor più reiterato; introduce il refrain principale e l'ultimo, sfavillante episodio solistico, ben sostenuto dagli accenti dell'orchestra e, nella coda, della breve citazione dell'elemento in levare e del refrain.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 177 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 6 luglio 2016