Il Quintetto op. 87 di Mendelssohn appartiene all'"ultimo periodo", giacché la maturità Felix la raggiunse già a sedici anni, periodo in cui impiegò una prima volta un quintetto d'archi (con due viole e contrabbasso) assieme al pianoforte nel brillantissimo Sestetto op. 110 (post.). Il primo Quintetto d'archi (2vl, 2vle, vcl.) risale al 1831 (op. 18), il secondo è dell'estate del 1845, lo stesso anno in cui pubblicò, dopo anni di lavoro, il Concerto in mi minore op. 64, composto per Ferdinand David, Konzertmeister dell'Orchestra del Gewandhaus a Lipsia che lo consigliò riguardo ai problemi strettamente violinistici. Non sorprende dunque nel Quintetto op. 87 una raffinata scrittura della parte del primo violino, decisamente concertante nell'Allegro vivace iniziale e di spicco anche nell'Adagio. Eric Werner valuta molto positivamente il secondo tempo, Andante scherzando, una volta tanto non una ronda di Elfi, "un quadro ritmicamente incisivo" che "fa ampiamente uso di pizzicati e spostamenti di accenti, così da essere uno dei movimenti in cui Mendelssohn seduce qualsiasi musicista per la loro eleganza formale (anche se spesso criticata o definita tout court "superficiale")". Il miglior Mendelssohn è quasi sempre il sinfonista: l'Adagio e lento in re minore in cui si rivela la sua maestria d'orchestrazione ci mostra un Mendelssohn elegiaco, lontano da ogni manierismo salottiero. Dell'Allegro molto vivace finale Werner rileva essenzialmente la combinazione di stile concertante e contrappuntistico della coda. La prima esecuzione del quintetto ebbe luogo solo cinque anni dopo la morte dell'autore, il 29 novembre 1852 nel Gewandhaus di Lipsia.
Johann Streicher