L'ouverture da concerto Meeresstille und glückliche Fahrt fu pubblicata nel 1832, poco dopo l'altra e più celebre ouverture intitolata La grotta di Fingal. In realtà la sua composizione era stata iniziata fin dal 1828, quando Mendelssohn aveva solo diciotto anni. Mare calmo e viaggio felice fu ispirala da due poemi di Goethe, dai quali peraltro Mendelssobn trasse piuttosto la lirica intonazione e il sentimento della natura che non la drammaticità dell'invenzione fantastica.
L'ouverture si apre con un'ampia e serena frase melodica, che nel tratteggio e nell'atmosfera armonica chiaramente prelude a Wagner. Da essa sorge, sul ponte di una brevissima fanfara per fiati, il tema vero e proprio dell'ouverture, appassionato e fervente, non privo di spunti e riecheggiamenti beethoveniani, specie dal Fidelio. L'eclettismo del lavoro è però solo apparente: la trama orchestrale ha quella fluidità e liquidità che rende così tipica la musica sinfonica di Mendelsohn, bagnandola di un colore tutto particolare, fatto come di luce e di aria, quasi una sospensione del suono nello spazio. L'ampio sviluppo del tema si chiude su una squillante fanfara delle trombe, che si interrompe su una brevissima ripresa conclusiva della distensione melodica iniziale.
Composta nel 1828 ed eseguita privatamente il 7
settembre dello stesso anno, l'ouverture fu revisionata in vista della
sua presentazione al pubblico, che avvenne sotto la direzione di
Mendelssohn stesso alla Singakademie di Berlino il 1 dicembre 1832.
È ispirata a due poesie di Goethe, intitolate
appunto Calma di mare
e Viaggio felice,
il cui contenuto si riflette con tutta evidenza nella stessa
articolazione dell'opera: l'Adagio
introduttivo richiama l'immagine goethiana di un mare immoto, su cui
grava un silenzio enigmatico e quasi pauroso; l'Allegro
maestoso in
forma-sonata, che se ne sviluppa senza interruzione, è
invece il quadro di una navigazione serena, fino all'approdo
simboleggiato dalle fanfare della coda. Le intenzioni programmatiche
non ledono l'assoluta autonomia e perfezione della forma, ribadite
dalla rara felicità della strumentazione.