Hör mein Bitten (Hear my Prayer)

Inno in sol maggiore per soprano, coro e organo, WoO 15 (MWV B49)

Musica: Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847)
Ispirato da un poema di Johann Wolfgang von Goethe Organico: soprano, coro misto, organo
Composizione: 1844
Edizione: Prima versione (testo tedesco) Bote & Bock, Berlino, s. a., Seconda versione (testo inglese) Novello & Co., Londra, 1844
Dedica della versione tedesca: Wilhelm Taubert
Guida all'ascolto (nota 1)

Mendelssohn è stato definito il più classico dei musicisti romantici, in quanto la sua arte assorbì dallo stile definito classico l'amore per le forme chiare, precise ed equilibrate del linguaggio musicale e nello stesso tempo fu sensibile alla poetica del fantastico e dell'irreale che fermentava con brillantezza e vivacità di accenti nel Romanticismo tedesco (Per Victor Hugo il Romanticismo è sinonimo di liberalismo, mentre per Stendhal esso sta a significare «l'arte di presentare ai popoli le opere letterarie che, allo stato attuale delle loro abitudini e delle loro credenze, sono suscettibili di fornire il massimo piacere possibile; il classicismo, invece, presenta loro la letteratura che dava il maggior piacere possibile ai loro bisavoli»). E' vero che la fedeltà di Mendelssohn alle regole del classicismo lo spinse alcune volte, nei momenti meno sorretti dall'invenzione creatrice, verso un accademismo di maniera, ma pur tuttavia egli si preoccupò sempre di esprimere sinceramente e onestamente nelle sue composizioni le ragioni e gli impulsi del cuore. Secondo l'autorevole musicologo Alfred Einstein, il fatto che nella musica di Mendelssohn appaia frequentemente nei movimenti allegri l'indicazione «con fuoco» oppure «appassionato» sta ad indicare un preciso gusto romantico, al quale però è estranea la drammatica, travolgente ed esaltante temperie della vita, comune ad altri artisti della sua generazione. La passionalità mendelssohniana rimane in superficie e non affonda mai nei tormenti e nei torbidi dell'anima romantica, perché si muove in un delicato ed evanescente clima fiabesco, disegnato con spontaneità e freschezza di idee musicali. Egli toccò i momenti più alti della sua arte nelle musiche di pura fantasia e di respiro aforistico, dettate dalla contemplazione del paesaggio e dallo studio dei capolavori letterari, specie del passato: un esempio indiscutibile in questo senso è fornito dalle Romanze senza parole (Lieder ohne Worte), in cui ogni immagine trova la sua adeguata trasfigurazione musicale ed estetica.

Al di là della sua opera creativa, non va dimenticata la grande influenza sulla vita musicale europea esercitata da Mendelssohn come pianista e direttore d'orchestra del Gewandhaus di Lipsia; a lui si debbono i concerti per far conoscere in Germania Orlando di Lasso, Victoria, Palestrina, Leo, Lotti, Durante; la riesumazione di importanti composizioni di Haendel, Schubert e Bach (di quest'ultimo diresse la Passione secondo San Matteo il 10 marzo 1829 a Berlino, in una esecuzione rimasta storica nel quadro della Bach-Renaissance sviluppatasi in pieno Romanticismo). Interpretò e diffuse le sinfonie di Beethoven e le opere di Mozart, favorì la carriera di Schumann, che gli dedicò i suoi tre Quartetti nel 1842, e di Chopin. Il che non è poco e sta a dimostrare oltre tutto il temperamento generoso di questo musicista intelligente, colto e dotato di notevole fascino personale.

L'Inno per soprano, coro e organo, scritto nel 1844 e riproposto oggi all'ascolto, non appartiene al Mendelssohn più conosciuto e popolare, anche se in esso sono presenti certe caratteristiche stilistiche del compositore. Di scarna e misurata efficacia è il canto del soprano solista nell'Andante introduttivo, su accompagnamento dell'organo in forma polifonica. Nel successivo Allegro moderato interviene il coro, in un dialogo con il soprano molto serrato sotto il profilo imitativo e contrappuntistico. Da segnalare il cromatismo dell'armonizzazione, affidata al timbro pastoso e caldo dell'organo. Non manca un breve recitativo di preparazione alla solennità della nuova frase musicale, avviata dal soprano e sviluppata dal coro, seguendo una linea di larga cantabilità.

Testo delle parti vocali

Hör mein Bitten, Herr, neige dich zu mir, au deines Kindes Stimme habe acht! Ich bin allein: wer wird mir Tröster und Helfer sein? Ich irre ohne Pfad in dunkler Nacht! Hör' mein Bitten, Herr, neige dich zu mir, auf deines Kindes Stimme habe acht! Ascolta la mia preghiera, o Signore, volgiti verso di me, dà ascolto alla voce del foglio tuo! Io sono solo, chi mi consolerà e salverà? io erro s'enza meta nell'oscura notte! ascolta la mia preghiera, o Signore, volgiti verso di me, dà ascolto alla voce del foglio tuo!
Die Feinde sie droh'n und heben ihr Haupt: «Wo ist nun der Retter, der ihr geglaubt?» Sie lästern dich täglich; sie stellen uns nach und halten die Frommen in Knechtschaft und Schmach. I nemici minacciosi alzano il capo e dicono: «ove è il Salvatore, a cui credete? » Essi bestemmiano ogni giorno, ci perseguitano, nella vergogna e nell'infamia tengono le anime pie.
Mich fasst des Todes Furcht bei ihrem Dräu'n! Sie sind unzählige, ich bin allein; mit meiner Kraft kann ich nicht widersteh'n; Herr, kämpfe du für mich, Gott, hör' mein Fleh'n! Il terrore della morte, per la loro minaccia, mi attanaglia! Innumerevoli essi sono, mentre io tutto solo; con le mie forze non posso resistere, o Signore, combatti tu per me, o Dio, ascolta il mio pianto!
O könnt' ich fliegen wie Tauben dahin, weit hinweg vor dem Feinde zuflieh'n! In die Wüste eilt' ich dann fort, fände Ruhe am schattigen Ort. Potessi io fuggire là come le colombe, fuggir via lontano dal nemico! nel deserto io m'affrettavo, trovavo rifugio in un luogo ombroso.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia


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Ultimo aggiornamento 25 Agosto 2011