La Sinfonia in re minore op. 75 (Allegro - Andante - Allegretto - Finale) è la prima delle due lasciateci da Martucci. Essa fu iniziata nel 1888 - tre anni dopo il Concerto per pianoforte - e compiuta nel 1895. I due lavori - quello concertistico e il sinfonico - hanno in comune il generale carattere drammatico: ma la Sinfonia è il frutto di una personalità interiormente e culturalmente più evoluta, sicché essa rappresenta - con l'altra op. 81 - il culmine dell'attività del Martucci compositore. Pervasa da un soffio tragico, l'opera possiede una tematica nobile e severa, un'armonia ricca e, per l'epoca, moderna, un'orchestrazione sapiente e un'architettura che fonde le classiche forme con lo spirito nuovo. Il primo tempo sviluppa ampiamente il contrasto fra un tema drammatico, volitivo e forte, e un motivo melodico ed appassionato. Alla drammaticità del primo tempo si oppone il lirismo del secondo, basato su una lunga melodia cantata dal violoncello. L'originale Allegretto è d'una giocondità tutta martucciana. Una giocondità - citiamo il Fano - «dove non manca una vena di malinconia, ma più tenue che in altri casi: che l'artista sembra qui bearsi nell'armonia formale dei disegni e anche di colorirli di un tenue umorismo». Per la sua ampiezza architettonica, il Finale è il corrispondente simmetrico del primo movimento. Inizia con una introduzione dall'andamento moderato nella quale sono rievocati i temi del primo tempo. Segue un Allegro risoluto in re maggiore, giocoso e trionfale ad un tempo, dove il ritorno di certi accenti drammatici dell'inizio della Sinfonia è temperato da scherzosi episodi. «Un bel Finale - scrive sempre Fano - di un'opera cui compete nell'insieme un posto di primo ordine nella musica sinfonica d'ogni tempo e d'ogni paese».
Nicola Costarelli