Settima sinfonia di Beethoven, S 463d

Trascrizione per pianoforte

Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
  1. Poco sostenuto. Vivace
  2. Allegretto
  3. Scherzo: Presto. Assai meno presto
  4. Allegro con brio
Organico: pianoforte
Composizione: 1837
Edizione: Haslinger, Vienna, 1840
Guida all'ascolto (nota 1)

Sono molte le trascrizioni di brani più o meno celebri da parte di Liszt; spesso si tratta di parafrasi ampie e spettacolari, perfetto banco di prova per quel mirabolante virtuosismo che affascinava il pubblico dei suoi concerti. Nel caso delle sinfonie beethoveniane, trascrizioni piuttosto fedeli all'originale, prevale forse l'ammirazione per il compositore di Bonn e l'occasione di studiare il linguaggio sinfonico di Beethoven sullo strumento prediletto, il pianoforte.

È importante tener conto della destinazione delle due versioni. La Sinfonia n. 7 d Beethoven venne eseguita a Vienna nel 1813 durante una pubblica commemorazione a favore dei soldati feriti nella battaglia di Hanau (30-31 ottobre 1813) messa in secondo piano da un altro brano di Beethoven, La vittoria di Wellìngton, ancor più "militare", sarà celebrata da Richard Wagner quale "apoteosi stessa della danza, è la danza, nella sua essenza più sublime". Il pubblico della trascrizione di Liszt è diverso: si rivolge ad un uditorio di appassionati, in un teatro, in attesa di ammirare il celebre pianista ungherese. Ovviamente, l'effetto sonoro deve risultare proporzionato alla destinazione.

Sarà poi inevitabile paragonare gli esiti orchestrali e quelli pianistici, fin dalla lunga introduzione del primo movimento: da una parte la magia degli impasti timbrici orchestrali originali, dall'altra la difficoltà di riproporre la forza di un'intera orchestra negli accordi iniziali e il dialogo dei vari colori ovviando alla ripetitività timbrica dell'unico strumento a disposizione, il pianoforte; nel complesso Liszt ci riesce, sfruttando la chiarezza degli elementi e degli incisi laddove perde nelle sfumature timbriche. Potremmo immaginare da una parte una foto a colori, dall'altra una in bianco e nero, che sa comunque essere altamente espressiva se ben congeniata. Similmente nello sviluppo il pianoforte ha buon gioco negli accordi ribattuti e nelle modulazioni armoniche, facendo trasparire con chiarezza l'originalità e la ricchezza della composizione di Beethoven, anche nei complessi passaggi in cui gli incisi del tema sono impegnati in un intenso contrappunto. Nella ripresa è da assaporare la sorprendente modulazione in cui il tema appare in una nuova, fugace luce idillica, un'isola circondata dalla fremente carica ritmica.

11 primo accordo del secondo movimento è chiaro segnale del mutamento di clima che ci attende, e dissipa in un sol colpo l'entusiastica vitalità del primo movimento. L'espressivo tema principale è un'altra occasione per misurare le capacità del pianoforte: la sensibilità del tocco sul pianoforte deve nuovamente emulare i differenti timbri dell'orchestra, in particolare nella terza apparizione del tema. La seconda parte contrasta per un clima rasserenato, fino al ritorno del primo tema e al successivo fugato con il suo contrappuntistico crescendo interrotto dal secondo tema. In tutto questo, e fino alla desolata coda finale, l'intero brano è percorso dal ritmo mirabilmente imposto dal tema iniziale.

La carica ritmica ed energica del terzo movimento rimane invariata nella versione per pianoforte; richiama forse più il nobile salotto che non un evento comunitario, e ne risulta un sapore un po' particolare, quasi distaccato, una danza più stilizzata che euforica. L'impeto del ballo domina il quarto movimento in tutta la sua nuda forza esaltata dal timbro cristallino del pianoforte.

Emiliano Buggio


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 372 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 11 luglio 2022