Tre Sonetti del Petrarca, S 270

per voce e pianoforte

Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
Testo: Francesco Petrarca tradotto da Peter Cornelius
  1. Pace non trovo (Sonetto 104) - Agitato assai (la bemolle maggiore)
  2. Benedetto sia il giorno (Sonetto 47) - Lento, ma sempre un poco mosso (fa minore)
  3. I' vidi in terra angelici costumi (Sonetto 123) - Andante (la bemolle maggiore)
Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1838 - 1839, revisione 1865 circa
Edizione: Haslinger, Vienna, 1847

Vedi a S 158 la trascrizione per pianoforte solo
Utilizzati in "Années de pèlerinage II" S 141
Guida all'ascolto (nota 1)

Definite argutamente "Diarii di un turista d'alta cultura e di fervida penna", le "Années de pèlerinage" vogliono essere in effetti una versione in musica di luoghi e di letture, una traduzione sul pentagramma di emozioni artistiche e storiche.

La vasta produzione lisztiana per pianoforte comprende tre di queste raccolte, cronologicamente situate negli anni 1836, 1838/39, 1867/77. La seconda, nata durante il primo soggiorno romano, è articolata in sette episodi, tre dei quali intitolati a sonetti del Petrarca. Di questi ultimi, Liszt realizzò nel 1883 una versione per canto e pianoforte.

Le liriche del grande poeta italiano offrono al famoso virtuoso della tastiera ed abile compositore la possibilità di esprimere, accompagnare, riassumere le emozioni e le riflessioni che la parola suggerisce, dando risalto attraverso i suoni all'intensità espressiva dei mirabili versi.

Nel primo Sonetto, il pianoforte alterna accenti drammatici a momenti dolci e appassionati mentre la voce fa sentire il suo canto disperato con richiami all'arte operistica e varie impennate virtuosistiche. Il secondo Sonetto ha tono e andamento di preghiera, mentre il Terzo, che si libra su un canto alato e gentile, è introdotto da una dolcissima melodia del pianoforte. Va comunque rilevato che in tutte e tre le liriche questo strumento assume rispetto alla voce un ruolo di vero e proprio partner.

Salvatore Caprì

Testo

Pace non trovo

Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra 'l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto 'l mondo abbraccio.

Tal m'à in pregion, che non m'apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
et non m'ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d'impaccio.

Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.

Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.


Benedetto sia 'l giorno

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno,
E la stagione, e 'l tempo, e l'ora, e 'l punto
E 'l bel paese e 'l loco, ov'io fui giunto
Da'duo begli occhi che legato m'ànno;

E benedetto il primo dolce affanno
Ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,
E l'arco e la saette ond' i' fui punto,
E le piaghe, ch'infino al cor mi vanno.

Benedette le voci tante, ch'io
Chiamando il nome di Laura ho sparte,
E i sospiri e le lagrime e 'l desio.

E benedette sian tutte le carte
Ov'io fama le acquisto, e il pensier mio,
Ch'è sol di lei, si ch'altra non v'ha parte.


I' vidi in terra angelici costumi

I' vidi in terra angelici costumi,
E celesti bellezze al mondo sole;
Tal che di rimembrar mi giova, e dole:
Che quant'io miro, par sogni, ombre, e fumi.

E vidi lagrimar que' duo bei lumi,
Ch'han fatto mille volte invidia al sole;
Ed udì' sospirando dir parole
Che farian gir i monti, e stare i fiumi.

Amor! senno! valor, pietate, e doglia
Facean piangendo un più dolce concento
D'ogni altro, che nel mondo udir si soglia.

Ed era 'l cielo all'armonia s'intento
Che non si vedea in ramo mover foglia.
Tanta dolcezza avea pien l'aer e 'l vento.
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 7 dicembre 1983


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Ultimo aggiornamento 6 novembre 2016