La versione originaria (orchestrata da Raff), di questo poema sinfonico, primo nell'ordine di catalogazione, fu concepita nel 1848-49, riveduta (ancora con Raff) nel 1850, ed eseguita per la prima volta nel febbraio di quello stesso anno, a Weimar, sotto la direzione dell'autore. Nel 1854 Liszt ne elaborò una versione finale, interamente sua. La prima edizione a stampa (1857) è dedicata, come tutte quelle dei primi dodici poemi sinfonici, alla principessa Caroline Sayn-Wittgenstein. La partitura trae ispirazione dall'omonimo poema, composto da Victor Hugo nel luglio 1829 e compreso nella raccolta Feuìlles d'automne. La struttura formale rispetta, nelle linee generali di contenuto, la traccia del disegno letterario, discostandosene però nel finale. La musica evoca dapprima «il vasto, immenso, confuso brusio» che il poeta ode sulla vetta. Poi, due differenti temi individuano le voci che compongono quel suono: l'una, «immensa, splendida, piena di ordine», sale a Dio dalla Natura; l'altra, «impaurita, affranta, gonfia di angoscia, tra bestemmie e maledizioni», sale dall'umanità e si mescola con forza alla prima. L'aspirazione del poeta a una quiete serena, lontana dal turbine dell'esistenza quotidiana, si esprime nel Corale degli Anchorites, su una melodia popolare della regione montana intorno a Grenoble, che occupa il centro della composizione. Il contrasto tra «canto della Natura e gemiti dell'umanità», che appare a Hugo insanabile, conosce invece un esito finale positivo nella visione religiosa di Liszt: mentre la voce della Natura trionfa e l'angoscia del genere umano si placa, riappare il Corale, quasi a indicare la prospettiva risolutrice della fede.