Die Loreley, S 273

per voce e pianoforte

Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
Testo: Heinrich Heine
Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1841
Edizione: Schlesinger, Berlino, 1843
Dedica: Countess Marie d'Agoult

Vedi a S 369 la trascrzione per voce e orchestra
Vedi a S 531 la trascrizione per pianoforte solo
Guida all'ascolto (nota 1)

Franz Liszt compose 76 Lieder scritti in cinque lingue: 54 in tedesco, 13 in francese, 5 in italiano, 3 in ungherese e uno in inglese; è questa la parte della produzione del musicista più trascurata dalla critica; vi è stato recentemente un tentativo di rivalutazione; lo ha fatto, fra gli altri, Dietrich Fischer-Dieskau che, oltre ad essere il più grande interprete di Lieder del nostro tempo, ha anche scritto sull'argomento saggi di notevole interesse; allo scopo di fare meglio conoscere l'opera vocale di Liszt.

Liszt si dedicò alla composizione dei Lieder durante l'intero arco della sua parabola creativa e già questo fatto dimostra come egli, non considerasse del tutto secondario questo genera di composizioni, su alcune delle quali ritornò anzi più volte lasciandone diverse versioni, anche con accompagnamento orchestrale.

I primi Lieder furono scritti da Liszt intorno al 1839. Scosso probabilmente dalla grande suggestione provocata dall'impatto col mondo schubertiano, tra il 1838 e il 1839, Liszt scrisse le trascrizioni dei due cicli Die Winterreise e Schwanengesang e di altri Lieder di Schubert. Decisivo inoltre fu anche il suo incontro a Lipsia nel 1840 con Robert Schumann che proprio in quell'anno scrisse alcuni dei suoi Lieder più belli.

Nella prima raccolta di Lieder pubblicata nel 1843 Liszt inserì anche "Die Lorelei" su splendido testo poetico di Heinrich Heine; nel 1856 ne scrisse una seconda versione più ampia con accompagnamento orchestrale; questa lirica è la rievocazione della leggenda della bellissima Lorelei che con il suo magico canto attirava a sé i naviganti che incantati trovavano la morte nelle onde del Reno; un recitativo iniziale precede un motivo piuttosto semplice, quasi una berceuse, che vuole essere il motivo del fiume; con l'apparizione di Lorelei il Lied acquista forza drammatica che si intensifica in un continuo crescendo nella descrizione della tragica morte del navigante per chiudersi alla fine con la cullante melodia del Reno.

Sandro Rinaldi

Testo

Ich weiss nicht, was soll es bedeuten,
Dass ich so traurig bin;
Ein Märchen aus alten Zeiten,
Das kommt mir nicht aus dem Sinn.

Die Luft is kühl, und es dunkelt,
Und ruhig fleisst der Rhein;
Der Gipfel des Berges finkelt
Im Abendsonnenschein.

Die schönste Jungfrau sitzet
Dort oben wunderbar,
Ihr goldnes Geschmeide blitzet,
Sie kämmt ihr goldenes Haar.

Sie kämmt es mit goldenem Kamme,
Und singt ein Lied dabei;
Das hat eine wundersame,
Gewaltige Melodei.

Der Schiffer im kleinen Schiffe
Ergreift es mit wilden Weh;
Er schaut nicht die Felsenriffe,
Er schaut nur hinauf in die Höh'.

Ich glaube, die Wellen verschlingen
Am Ende Schiffer und Kahn;
Und das hat mit ihrem Singen
Die Lorelei getan.
lo non so che voglia dire
che son triste, così triste.
Un raeconto d'altri tempi
nella mia memoria insiste.

Fresca è l'aria e l'omhra cala,
scorre il Reno quetamente;
sopra il monte raggia il sole
declinando all'occidente.

La bellissima fanciulla
sta lassù, mostra il tesoro
dei suoi splendidi gioielli,
liscia i suoi capelli d'oro.

Mentre il pettine maneggia,
canta, e il canto ha una malia
strana e forte che si effonde
con la dolce melodia.

Soffre e piange il barcaiolo,
e non sa che mal l'opprima,
piü non vede scogli e rive,
fissi gli occhi ha su la cima.

Alla fine l'onda inghiotte
barcaiolo e barca... Ed ahi!
Questo ha fatlo col suo canto
la fanciulla Lorelei.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 26 ottobre 1988


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Ultimo aggiornamento 15 novembre 2014