Légendes, S 175


Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
  1. St. Francois d'Assise: La prédication aux oiseaux - Allegretto (la maggiore)
  2. St. Francois de Paule: marchant sur les flots - Andante maestoso (mi maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: 1863
Edizione: Rózsavőlgyi, Budapest, 1866
Dedica: Cosima Liszt von Bülow

Vedi a S 113a la trascrizione per orchestra
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Le due leggende lisztiane in programma, malgrado i titoli e l'ispirazione da soggetti religiosi, più che alle opere di carattere propriamente religioso del compositore ungherese si apparentano, per la ricerca descrittiva, per lo sfarzo degli effetti e la scrittura pianistica in generale, sia agli Anni di pellegrinaggio che agli Studi trascendentali.

Composte ambedue nel 1863, la prima - Leggenda di San Francesco d'Assisi che predica agli uccelli - intende tradurre in immagini sonore il famoso brano dei Fioretti, anche se il musicista implora dal Santo «il perdono per aver impoverito la mirabile espressione del testo». «Attraverso uno sfavillìo di sonorità ottenuto con disegni rapidi di trilli e di frammenti di scale e arpeggi», scrive il Cortese «è raggiunto l'intento di evocare il canto e l'aleggiare degli uccelli; mentre l'alternarsi a questi disegni di brevi frasi melodiche a guisa di recitativo vuol significare l'equivalente musicale del discorso del Santo. Alla prima parte del pezzo, più propriamente descrittiva e coloristica, fa seguito un ampio episodio cantabile che conduce a un intenso crescendo: la conclusione avviene col ritorno dell'atmosfera iniziale».

La Leggenda di San Francesco da Paola che cammina sulle onde si rifa al miracolo operato dal Santo quando avendo alcuni battellieri rifiutato di accoglierlo sulla loro imbarcazione, egli attraversò lo stretto di Messina camminando con passo tranquillo sulle onde. La composizione fu suggerita a Liszt da un quadro del pittore Steinle rappresentante l'episodio e donatogli dalla principessa Wittgenstein.

A differenza dell'altro, definibile come impressionistico, questo pezzo è impostato sullo sviluppo, o meglio si direbbe «dilatazione», del tema principale, esposto nei bassi all'esordio della composizione. L'ascesa agogica e dinamica di tale figura melodica viene interrotta verso l'ultimo da una nuova idea, brevemente snodata in recitativo Lento. Si riprende, poi, in fortissimo, quella elevazione a senso celebrativo di che s'informa tutta la Leggenda.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

La forte spinta alla religiosità e il rapporto con gli obblighi e i divieti della religione cattolica, è una delle costanti della biografìa di Liszt. Già alla morte del padre nel 1827 e dopo una sfortunata e acerba vicenda amorosa che si era svolta proprio in quel periodo, il giovane Liszt aveva espresso il desiderio di abbracciare i voti, dissuaso allora solo dall'intervento della madre. L'incontro con la principessa di Sayn-Wittgenstein, fervente cattolica, era stato anche sotto questo aspetto un incontro fortunato; la coppia amava pregare e meditare insieme e la principessa, nell'arredare lo spazioso e accogliente Altenburg, non aveva dimenticato di predisporre addirittura una piccola stanza dedicata alla preghiera, accanto alla camera da letto di Franz. Proprio in virtù di questo attaccamento alla religione così profondo e vivo, Franz e Carolyne vivevano con sofferenza il loro stato di coppia di fatto, oltretutto malvisto alla corte di Weimar: la principessa, che già viveva separata dal marito quando aveva conosciuto il compositore, aveva sin dall'inizio tentato di ottenere l'annullamento per convolare a nuove nozze, ma quello che doveva essere un iter di prassi, percorso da molte nobildonne prima di lei, si rivelò ben presto un vero e proprio calvario che la portò a perdere quasi tutti i suoi beni. Nel 1860 decise di recarsi personalmente a Roma, per perorare la sua causa presso il Pontefice, accompagnata dal cardinale polacco Okraszewski, personaggio poco limpido che le aveva promesso di risolvere la questione mentre riuscì invece a derubarla di quel poco che le era rimasto. Quello che doveva essere un breve viaggio si trasformò in un lungo periodo di residenza, condiviso con Liszt che l'aveva raggiunta nell'ottobre del 1861. Per parte sua Liszt, sin dal 1858, era diventato terziario francescano, entrando nell'ordine come confrater seraphicus e acquistando così il diritto di essere sepolto con l'abito monacale. Roma dunque era una città da cui Liszt si aspettava molto e che in effetti lo accolse con calore.

Lasciato il periodo raccolto e laborioso di Weimar, che aveva dato luogo a tanti capolavori sinfonici, ora Liszt si sentiva pronto ad intraprendere la strada della composizione religiosa e quale città meglio di Roma avrebbe facilitato questo compito? Nel 1865 prende gli ordini minori e il titolo di abate; lascia persino il suo appartamento e alloggia presso Monsignor Hohenlohe in Vaticano, nella speranza di trovare quella pace e quel raccoglimento che favoriranno la composizione. In realtà nulla è cambiato in lui; e lo scrive al marito di Marie, la figlia di Carolyne che era una figlia anche per lui: "Il significato che le [la decisione di assumere gli ordini religiosi, n.d.r.] si deve attribuire è quello di una conseguenza, non di un cambiamento della mia vita, o almeno di quella che ho vissuto negli ultimi anni". Dunque Roma e le composizioni religiose possono essere intese come un coronamento e non un cambiamento di rotta, nel corpus lisztiano.

Le Deux Légendes, la prima dedicata a San Francesco d'Assisi e la seconda a San Francesco da Paola, fanno riferimento a due momenti della vita dei due santi. Ancora una volta è uno spunto narrativo a guidare la composizione e l'ascolto, all'interno delle modalità sottolineate per gli altri pezzi. Scritte nel 1863 e dedicate alla figlia Cosima con cui ci sono ancora buoni rapporti (nel 1864 Cosima si separerà da von Bülow e diventerà l'amante di Wagner, con grande dispiacere di Liszt che interromperà i rapporti per alcuni anni), sono due brevi brani di carattere rapsodico.

Il primo, San Francesco d'Assisi che predica agli uccelli, trae ispirazione dal Capitolo 16 dei Fioretti di San Francesco, che racconta la predicazione del santo agli uccelli. Non si tratta di un vero e proprio miracolo quanto di un momento della vita di Francesco, che sottolinea la sua particolare sensibilità per la natura e per il creato. Allontanatosi dalla strada che percorreva con alcuni suoi confratelli, Francesco comincia a parlare agli uccelli che si dispongono ordinatamente davanti a lui; dopo avergli spiegato di quali e quanti doni godono grazie alla Provvidenza, li benedice e li esorta ad andare e quelli si dividono in quattro gruppi, ciascuno rivolto verso un punto cardinale.

Il brano, fortemente onomatopeico come è facile intuire, è tutto giocato nella parte acuta del pianoforte: figurazioni velocemente ripetute, brevi scale cromatiche, intervalli di seconda ripetuti in tremoli, si susseguono a mimare il frullio delle ali e il cinguettio di molti uccelli. Nella parte centrale le parole del santo, rappresentate da un semplice tema che imita la prosodia di una frase parlata, zittiscono gli uccelli alternativamente, in un gioco di silenzi e risposte, fino alla benedizione, facilmente identificabile da una serie di ieratici accordi in mezzoforte che vanno in crescendo fino al fortissimo. Il brano prosegue con lo sciamare degli uccelli, reso di nuovo con gli artifici compositivi della prima parte.

Doppia è la suggestione alla base dell'ispirazione della seconda Leggenda, San Francesco da Paola cammina sulle acque. Liszt infatti descrive prima minuziosamente un quadro del pittore Edward Steinle, raffigurante questo miracolo e poi riporta un brano di Giuseppe Miscimarra, biografo del santo. Di vero e proprio miracolo si tratta in questo secondo caso: Francesco, dovendo attraversare lo stretto di Messina per recarsi in Sicilia ma non avendo con sé denaro, era stato schernito dal rozzo barcaiolo che si era rifiutato di traghettare lui e i suoi due compagni. Dopo essersi raccolto un momento in preghiera, il frate tornò tutto allegro dai confratelli e li invitò a salire sul suo mantello, distendendolo sulle acque e sollevandone un lembo come se fosse una piccola vela; arrivati sani e salvi in Sicilia i tre frati furono caldamente festeggiati.

Il brano è interamente giocato sulla ripetizione del tema del santo espresso all'inizio della partitura, una doppia frase melodica piuttosto severa, a valori lunghi, che potrebbe essere un tenor gregoriano. Se l'esposizione è molto semplice e quasi sotto tono (possiamo intravedere il santo che, disteso il mantello sulle acque, prova lentamente a salire?), nelle successive ripetizioni il tema prende forza e cresce sovrastando l'elemento onomatopeico che attraversa tutto il brano (le acque), rappresentate da ottave spezzate, scale cromatiche o per terze che si rincorrono nella parte grave della tastiera. La composizione si conclude con una pagina in tempo Lento, a cui Liszt aggiunge l'indicazione "accentato assai con somma espressione"; il virtuosismo sembra placarsi in un composto riflettere per poi invece riapparire alle battute finali, che concludono la composizione su possenti accordi in fortissimo.

Daniela Gangale


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, 10 aprile 1961
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 14 maggio 2010


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Ultimo aggiornamento 22 marzo 2014