Die Legende der heiligen Elisabeth, S 2

Oratorio in due parti per soli, coro e orchestra

Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
Testo: Otto Roquette

Prima parte:
  1. Einleitung (Introduzione orchestrale)
  2. Ankunft der Elisabeth auf Wartburg:
    1. Bewillkommung des Volks und des Landgrafen Hermann
    2. Ausprache des ungarischen Magnaten, und Einstimmung des Chors
    3. Erwiderung des Landgrafen Hermann
    4. Erstes Mittheilen Ludwig's und Elisabeth's
    5. Kinderspiele und Kinderchorf. Wiederholte Bewillkommung des Chors
  3. Ludwig:
    1. Jagdlied
    2. Begegung Ludwig's mit Elisabeth
    3. Das Rosenmirakel
    4. Danksagung's-Gebet Ludwig's und Elisabeth's mit Zufügung des Chors
  4. Die Kreuzritter:
    1. Chor der Kreuzritter
    2. Recitativ des Landgrafen Ludwig
    3. Der Abschied Ludwig's von Elisabeth
    4. Chor und Marsch der Kreuzritter
    5. Marsch des Kreuzzugs

Seconda parte:

  1. Landgräfin Sophie:
    1. Dialog der Landgräfin Sophie mit dem Seneschul
    2. Klage der Elisabeth
    3. Ihre Vertreibung aus Wartburg
    4. Sturm
  2. Elisabeth:
    1. Gebet
    2. Heimath's-Traum und Gedenken
    3. Chor der Armen. Stimmen der Werke der Barmherzigkeit
    4. Elisabeth's Hinscheiden
    5. Chor der Engel
  3. Feierliche Bestattung der Elisabeth
    1. Recapitulirung der Haupmotiv als Orchester-Interludium
    2. Der Kaiser Friederich II von Hohenstaufen
    3. Trauerchor der Armen und des Volks
    4. Aufzug der Kreuzritter
    5. Kirchenchor. Ungarische und deutsche Bischöfe
Organico: soprano, contralto, 3 baritoni, basso, coro misto, ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, tamburo, campana, arpa, organo, archi
Composizione: Composizione: 1857 - 1862
Prima esecuzione: Budapest, Pesti Nemzeti Magyar Színház, 15 agosto 1867
Edizione: Kahnt, Lipsia, 1867
Dedica: Luigi II di Baviera

Vedi a R334 la trascrizione per pianoforte a quattro mani dell'introduzione e dei numeri 3e, 4d e 6a
Vedi a R 577a la trascrizione per organo dell'introduzione
Sinossi

PARTE I

QUADRO I - ARRIVO DI ELISABETTA ALLA WARTBURG

Accompagnata da un fastoso corteo di nobili ungheresi Elisabetta giunge alla Wartburg salutata dalla famiglia del Langravio e dal popolo di Turingia. Un magnate ungherese la consegna ad Ermanno fra canti di giubilo dei bambini e del popolo.

QUADRO II - IL LANGRAVIO LUDOVICO

Tornando dalla caccia Ludovico sorprende Elisabetta che, trasgredendo ai suoi ordini, si reca alle capanne dei poveri con cibo e vino. Costretta a mostrare ciò che porta, Elisabetta stupefatta trova il suo grembiule pieno di rose mentre un soave profumo e una luce divina si diffondono intorno.

QUADRO III -I CROCIATI

In questo quadro si assiste all'addio del Langravio Ludovico alla moglie e al popolo prima della partenza per la crociata. Conclude la scena una festosa "Marcia dei Crociati".

PARTE II

QUADRO IV - LA CONTESSA SOFIA

Dopo la morte di Ludovico, Sofia, invano trattenuta da un prudente Siniscalco, rivela apertamente e mette in atto il suo proposito di cacciare Elisabetta dal regno. Quest'ultima abbandona il castello con i figli mentre imperversa una violenta tempesta.

QUADRO V - IL LANGRAVIO LUDOVICO

Elisabetta morente ricorda con commozione la vita passata, la patria, il marito, i figli. Infine, circondata dai poveri, muore lodando il Signore.

QUADRO VI - SOLENNE FUNERALE DI ELISABETTA

L'ultimo quadro rappresenta l'imperatore Federico II d'Ungheria che consacra a Marburg la nuova Santa al cospetto del popolo, dei guerrieri e dei messi d'Ungheria.

La scena si conclude con l'inno latino intonato prima dai vescovi ungheresi e poi da tutto il popolo.

Guida all'ascolto (nota 1)

La leggenda di Santa Elisabetta è senza dubbio l'opera religiosa più ambiziosa di Liszt e rappresenta il primo esempio di rapporto tra musica e pittura inteso in senso moderno. Il libretto di Otto Roquette (1824-1869), infatti, trae una profonda ispirazione da sei affreschi, realizzati da Moritz von Schwind (1854-1855) nel castello di Wartburg, nei quali si narra la vita della Santa patrona d'Ungheria e protettrice dei panettieri. La relazione quasi diretta che si stabilirà tra gli espressionisti e Debussy, tra l'astrattismo di Picasso e certo Stravinskij, è qui quasi preconizzata e si esprime attraverso una estrema aderenza del suono alla parola, a sua volta fortemente legata all'immagine.

Eseguita per la prima volta sotto la conduzione dell'autore nel 1865 a Pest, subito dopo fu diretta da Hans von Bülow a Monaco e da Smetana a Praga. La Leggenda racconta la vita di Elisabetta, figlia di Andrea Re di Ungheria, che nacque nel 1207 e visse i suoi primi anni nella fortezza d'Eisenach. Andata sposa all'età di 14 anni al Langravio di Turingia Ludwig IV, manifestò l'intenzione di dedicarsi ai poveri più che ai fasti della vita di corte. Vedova a soli 20 anni, scacciata dalla sua terra dalla matrigna, la Langravia Sofia, si ritirò a Marbourg dove, entrata nel Terzo Ordine francescano, fondò un ospedale e si consacrò alla cura dei malati.

Nel rappresentare una vita così intesa Liszt non esitò a fare allusioni alla forma operistica, pur rimanendo ancorato alla struttura oratoriale, tanto che nel 1881 si oppose ad una rappresentazione scenica a Weimar.

Strutturata in due parti, ciascuna di tre numeri, la partitura si basa su cinque idee musicali principali. Il primo motivo è l'incipit di una antica melodia ungherese del XVI secolo, dal titolo Quasi stella matutina, scritta per la festa di Santa Elisabetta del Portogallo e raccolta per Liszt dal compositore Mihly Mosonyi. Questo tema è quello più frequentemente utilizzato e il più soggetto a rivisitazioni: lo si trova trattato contrappuntisticamente, trionfante e omofono, sviluppato, travestito o utilizzato per frammenti. La seconda idea è un canto ecclesiastico tratto da una raccolta ungherese del XVII secolo. La terza proviene da un'aria di danza popolare trasmessa a Liszt dal violinista Ede Reményi e che il compositore utilizzò per accentuare il carattere folclorico di certi passaggi. Il quarto tema, una melodia sassone del XVIII secolo, fu presentato a Liszt da A. W. Gottschalg come un canto di pellegrini tedeschi del Medio Evo ed è utilizzato dal compositore come base degli interludi orchestrali. Il quinto motivo, infine, consiste di tre semplici note che costituiscono l'incipit di molte melodie gregoriane.

Il compositore ricorda nella prefazione di avere utilizzato quest'ultima idea anche nella Missa solemnis zur Einweihung der Basilika in Gran (fuga del Gloria), nel coro finale della Dante-Symphonie. Lo stesso tema apparirà anche nella Via Crucis e nella Sonata in si minore. Liszt considera infatti questo motivo come il simbolo della croce e lo utilizza molto spesso per dare omogeneità a passaggi che hanno qualche relazione con il dolore o con la croce stessa. Una sorta di marchio di riconoscimento della sofferenza, che richiama il procedimento contrappuntistico utilizzato da Bach quando intendeva sottolineare i momenti in cui faceva riferimento a Dio ponendo al basso, come omaggio, le note dedotte dalla traslitterazione del suo nome. Allo stesso modo Liszt, di fronte al dolore, ripropone ossessivamente le tre note di quel tema che, scarne ed eloquenti, trasmettono a pieno il senso di sofferenza e al tempo stesso di ammirato stupore che l'autore doveva provare al cospetto di un personaggio della statura di Santa Elisabetta.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 23 ottobre 2000


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Ultimo aggiornamento 3 novembre 2013