Réminiscences de Don Juan, S 656

Versione per due pianoforti

Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
Organico: 2 pianoforti
Composizione: 1876 - 1877
Edizione: Schlesinger, Berlino, 1877

Basato su temi dall'opera "Don Giovanni" K 527 di Wolfgang Amadeus Mozart

Vedi a S 418 la versione originale per pianoforte solo
Guida all'ascolto (nota 1)

Le trascrizioni da lavori di altri compositori occupano un posto di rilievo nella produzione pianistica di Liszt. Da una parte quelle che lui chiamava «partiture per pianoforte», cioè arrangiamenti pressoché fedeli rispetto all'originale, come i Lieder di Schubert, o i lavori sinfonici di Beethoven e Berlioz. Dall'altra la categoria delle parafrasi, o anche «reminiscenze» o «fantasie», in cui la penna del compositore usciva dal meccanismo della traduzione più precisa, per forgiare vere e proprie nuove opere che si distaccavano per struttura formale e ricchezza inventiva dal motivo ispiratore. Con l'aspetto sorprendente di saper ricreare con il pianoforte precise descrizioni ambientali e di carattere in grado di restituire, intatto, lo spirito dell'opera, ma fornendone appunto una versione del tutto personale. Pagine brillanti, queste, suscitate dalle melodie più incisive dei grandi operisti come Wagner, Donizetti, Bellini, Rossini, Verdi, per citarne solo alcuni, in grado di mettere in bella mostra il virtuosismo dell'esecutore. Le Réminiscences de Don Juan di Mozart sono una tra le perle lisztiane più tecniche e virtuosistiche di questo repertorio, un vero e proprio tourbillon di musica reso vivido dai cromatismi e dalle volate incessanti. Davvero il profilo così fortemente romantico del Don Giovanni con quel suo tratto mefistofelico così pronunciato, ha trovato nel pianismo lisztiano una perfetta aderenza musicale. All'inizio, incombenti, pesanti accordi, sono la citazione della scena del cimitero, l'ammonimento della statua del Commendatore a Don Giovanni, mentre turbinosi arpeggi richiamano il cupo incipit dell'Ouverture. Poi perentori accordi e una serpeggiante scala cromatica riproducono la condanna definitiva dell'impenitente riferita al finale dell'opera. A questo fa da contrasto un esteso episodio che riprende, prima come anticipazione, poi in modo testuale e completo, il celebre duetto tra Don Giovanni e Zerlina «Là ci darem la mano», successivamente esaltato da due variazioni di toccante raffinatezza. Nel segmento finale della seconda c'è però una trasformazione drammatica e tempestosa con il ritorno esplicito a citazioni dell'atto di condanna finale. Questo clima corrusco viene scalzato dal sopraggiungere del Presto spiritoso, reiterato più volte e trascinante, quanto esplicito, riferimento all'aria di Don Giovanni «Fin ch'han del vino», solo alla fine completata nell'Andante dal breve riferimento alla terribile condanna del Commendatore.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 172 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 2 novembre 2012