La leggenda dell'invisibile città di Kitež e della fanciulla Fevronija

Opera in quattro atti

Testo del libretto

Introduzione
ELOGIO DELLA SOLITUDINE
ATTO PRIMO
La foresta oltre il Volga vicino Kitezh minore. Una piccola dimora di guardia forestale è situata all’interno di un denso roveto. Tutt’attorno ci sono alberi di quercia, olmi e pini. Poco distante c’è una sorgente zampillante. Siamo in piena estate. Gli uccelli cantano, si può sentire il richiamo di un cuculo. Si sta facendo sera.
FEVRONIA
(intrecciando erbe e appendendole al sole; ella è vestita con un leggero caffetano estivo e i suoi capelli sono sciolti)
Ach ty les, moj les, pustynja prekrasnaja.
Ty dubravuška, carstvo zelënoe!
Čto rodimaja mati ljubeznaja,
menja s detstva rastila i pestovala.
Ty li čado svoë ne zabavila,
nerazumnoe ty li ne igrajuči,
skazki čudnyja noč’ju našeptyvaja?
Ptic, zverej mne dala vo tovarišči,
a kak vdovol’ ja s nimi natešysja,
nagonjaja videnija sonnye,
šumom list’ev menja ugomanivala.
Ach, spasibo, pustynja, za vcë, pro vsë:
za krasu sa tvoju vekovečnuju,
za prochladu poroj poludënnuju,
da za nočku parnuju, za voložnuju;
za tumany večernie, sizye,
po utram že za rosy žemčužnyja,
za bezmolv’e, za dumuški dolgija,
dumy dolgija, dumy tichija, radostnyja.
Ah, tu foresta, mia foresta, bella solitudine,
tu bosco di querce, tu regno del verde!
Proprio come una mia cara affezionata madre
Tu mi hai allevato e nutrito.
Non hai rallegrato tua figlia,
non hai recato conforto alla tua pazza figlia
cantando le sue tenere canzoni durante il giorno,
e sussurrandole meravigliose fiabe durante la notte?
Mi hai dato gli uccelli e gli anomali come amici,
e dopo che ho passato un gaio tempo con loro,
invocando il sonno apportatore di sogni,
tu mi calmavi con il fruscio delle tue foglie.
Ah, ti ringrazio, luogo solitario, per ogni cosa:
per la tua eterna bellezza,
per il fresco che dai nel sole di mezzogiorno
e per le tue notti umide e calde;
per la grigia nebbia della sera,
per le gocce di rugiada del mattino,
per il silenzio e per i miei lunghi pensieri,
per i miei lunghi, calmi e lieti pensieri.
(diventa pensierosa; si alza e si guarda attorno)
Gde že vy, družki ljubeznye,
zver’ pyskučij, ptica bol’naja?
Dove siete, miei cari amici,
voi erranti animali, liberi uccelli?
(prende un po’ di becchime e lo sparge al suolo)
A-u, a-u! A-u, a-u!
S mest ukromnych sobirajtesja,
s zybkich mchov, bolot da zaroslej.
Mnogo jastv pro vas zapaseno,
zëren, malyich murašikov.
A-u!
A-oo, a-oo! A-oo, a-oo!
Dalle vostre accoglienti dimore venite e radunatevi,
dalle vostri soffici muschi, stagni e roveti.
Molto cibo è stato preparato per voi,
grano e piccoli insetti.
A-oo
(Un grande stormo di uccelli della foresta e degli acquitrini arrivano volando e circondano Fevronia)
(alla gru)
Ty, žuravl’, naš znachar’, dolgij nos!
Čto stupaeš’ ty ne radošen?
Ali travki ne sbirajutsja,
ne kopajutsja koren’ica?
Tu gru con il tuo lungo becco, nostro stregone,
perché non sei felice?
Non ci sono erbe da raccogliere?
Non ci sono radici da essere scavate?
(Un cucciolo d’orso accorre, si accovaccia e si sdraia. Fevronia gli dà da mangiare un po’ di pane.)
(all’orso)
Pro tebja, medvedja, chudo baetsja:
žibodër ty, po poslovice.
Da ne verju ja naprasline:
ty velik smiren vyrasteš’.
Budut vse medvedja čestvovat’,
po dvoram vodit’ bogatyim,
so domrami da s sopeljami
na potechu ljudu vol’nomu.
La gente dice cose cattive di te, orso;
si dice che tu sia un ladro.
Ma io non credo alla calunnia:
tu crescerai e sarai docile.
Tutti faranno onore all’orso.
Egli sarà portato per le fattorie dei ricchi
con chitarre e flauti
per intrattenere la gente libera.
(Ella si dirige verso alcuni cespugli distanti. Il capo di un cervo con le corna ramificata spunta fuori dai rami)
Ty ne bojs’ zver’ka kosmatogo,
pokažis’, naš bystronogij tur!
Ot zubov ot pës’ich ostryich
zažila li jazva ljutaja?
Non aver paura di questa irsuta bestia,
ora mostrati, veloce ungulato!
Dagli aguzzi denti dei cani
sono guarite le tue terribili ferite?
(Ella esamina le ferita sul collo del cervo. L’orso giace ai suoi piedi; un po’ più in là ci sono la gru e gli altri uccelli. Non visto da Fevronia il giovane principe Vsevolod Yurevich esce dai cespugli e resta immobile stupito. Gli uccelli e le bestie tutte fuggono in varie direzione.)
PRINCIPE VSEVOLOD
(fra sé)
Čto za pritča, Gospodi?
Vstreča nebyvalaja!
Vot u, pravo, nevidal’,
čudesa voočiju!
O Signore, che cosa significa tutto questo!
Non ho mai incontrato nulla di simile!
Questa è veramente una meraviglia.
È un miracolo dei miei occhi!
FEVRONIA
(fra sé)
Molodec neznaemyj; Un giovane straniero…
PRINCIPE VSEVOLOD
(fra sé)
To ne s neba l’ svetlogo… Non è dai cieli gioiosi…
FEVRONIA
Ob”javilsja, kto takov. …è apparso, chi può essere?
PRINCIPE VSEVOLOD
…k nam javilsja na zemlju
serafim nevidimyj,
obernuvšis’ devicej?
Ali to bolotnica,
ne kupavkach sidjuči
v tinu manit molodca?
…che un invisibile serafino,
trasformato in una fanciulla,
ci appare ora sulla terra?
O è uno spirito degli acquitrini
che seduto fra i ranuncoli
attira i giovani dentro il pantano?
FEVRONIA
(scrutando il principe)
Lovčij, po odëže-to;
po belomu ličiku, –
budto korolevskij syn.
A giudicare dal suo vestito è un cacciatore,
dalla sua bella faccia –
egli è come un figlio di re.
PRINCIPE VSEVOLOD
Sgin’ ty, navoždenie,
razojdisja oblakom –
svjato mesto zdešnee.
Stin’ lesnoe čudišče!
Vattene, diabolica suggestione,
disperditi come una nube –
questo posto è sacro.
Vattene, demone della foresta!
FEVRONIA
(riprendendosi dalla confusione, si inchina e parla semplicemente e affabilmente)
Zdravstvuj, molodec!
Čto že? Gostem bud’!
Cjad’, otvelaj-ka mëdu našego!
Mëd slezy svetlej, a už sladok kak:
gore gor’koe da i to projdët.
Salute a voi, giovane uomo!
Allora? Siate nostro ospite!
Accomodatevi e assaggiate il nostro miele!
Miele più limpido di una lacrima e dolce:
il dolore è amaro, ma esso lo fa passare.
(Fevronia porta un po’ di pane e miele su vassoio di legno e un po’ d’acqua in una tazza)
PRINCIPE VSEVOLOD
(affaticato, si siede)
Nedosug, chozjajuška, sidet’:
prispevajut tëmnye potëmki.
Non ho tempo per sedermi, signora;
l’oscurità della notte si sta avvicinando.
FEVRONIA
Vse tropy mne vedomy lesnye,
ja tebe dorogu pokažu.
Conosco tutte le vie della foresta
E vi mostrerò la strada.
(scrutando attentamente)
Skorben, milen’kij, ty čto-to.
Aj! Ved’ rukav-to ves’ v krovi.
Ty ranen?
Sembrate triste per qualche cosa, mio caro.
Ah! La vostra manica è sporca di sangue.
Siete ferito?
PRINCIPE VSEVOLOD
Strelsja ja s medvedem,
zabludivšis’,
uložil nožom, a on
rvanul po pleču mne.
Quando mi sono perso,
ho incontrato un orso.
L’ho ucciso col mio coltello,
ma esso mi ha lacerato la spalla.
FEVRONIA
Polno, ne kručin’sja!
Ot edinoj smerti zel’ja ne byvaet.
Ja obmoju ranu doždevoj voloju,
priložu k krovavoj travki pridorožnoj,
alych cvetočkov, makovych listočkov:
migom krov’ ujmëtsja, ljutyj žar ostynet.
Bene, non affliggetevi oltre!
Solo contro la morte non vi sono pozioni.
Pulirò la vostra ferita con acqua piovana.
Vi applicherò alcune erbe.
Alcuni fiori cremisi e foglie di papavero,
e in un istante l’emorragia si fermerà e la forte febbre diminuirà.
(Il principe beve un po’ d’acqua; Fevronia gli toglie la manica e fascia la ferita)
PRINCIPE VSEVOLOD
(ammirando Fevronia, fra sé)
Ty krasa li levič’ja,
ty kosa l’, kosa li tëmnaja,
gde krasa syskalasja,
gde devič’ja nacholilasja?
Ne v prestol’nom gorode,
a v lesach dremučiich,
da ne v soboli odetaja,
smuroj poskonyju pokrytaja.
Tu hai la bellezza di una fanciulla,
hai neri, neri capelli,
da dove viene la tua bellezza,
dove è sbocciata la tua virginale bellezza?
Non nella città capitale,
ma nelle foreste dormenti,
non vestita di zibellino,
ma coperta di tela di scura canapa.
FEVRONIA
(interrompendo ciò che stava facendo; fra sé)
Čto ž ty, ručen’ka, zastojalasja?
Delo lëgkoe zaneladilos’.
Ali bojazno stalo molodca,
sokolinych glaz, smeloj udali?
Perché la mia mano esita così?
È una cosa semplice, eppure non mi riesce.
Forse mi è insorta paura di questo bel ragazzo
Con i suoi occhi di falco e il suo focoso coraggio?
PRINCIPE VSEVOLOD
(a Fevronia)
Č’ja ty, devica, otkol’ vzjalasja?
Kak že ty živëš’ odna v pustyne?
Di chi sei figlia, da dove vieni?
Perché vivi sola nella foresta?
FEVRONIA
Zkat’ Fevroniej, živu pri brate;
on že drevolaz i nynče lazit
gde-nibud’ za jaroj pčëlkoj.
Net u nas dostatka nikakogo,
a zimoju i nužda byvaet.
A zato pridët vesna v pustynju,
razol’jutsja vse luz’ja, bolota,
razodenutsja kusty, derev’ja,
zapestreet murava cvetami,
stužu zimnjuju i ne vspomjaneš’.
Stanet les naš polon čudesami,
to viden’jami, to golosami;
zapojut vse ptašečki lesnye,
seryj drozd da vdovuška-kukuška;
pridut dumy vešnie da pesni,
divnych snov naveet veteroček.
A kakie sny byvajut zolotye!
I ne znaeš’, gde živëš’ vzapravdu,
gde cvety dušmjanej i alee,
jarče den’ i solnyško teplee –
v pëstrych snach, al’ zdes’,
v bobyl’skoj dole.
Il mio nome è Fevronia, vivo con mio fratello;
egli è una guardia forestale
che ora è in cerca di api.
Noi non abbiamo abbondanza di nulla,
e durante l’inverno siamo spesso in difficoltà.
Ma quando viene la primavera in questa solitudine,
tutte le radure e gli stagni fioriscono,
gli arbusti e gli alberi si adornano con eleganza,
il prato abbonda di fiori,
e allora si dimentica il freddo dell’inverno.
La nostra foresta si riempie di meraviglie,
ora per ciò che si vede, ora per ciò che si sente;
tutti gli uccelli della foresta si mettono a cantare,
il grigio tordo e il vedovo cuculo;
arriveranno le ballate e le canzoni delle fonti,
e le brezze porteranno sogni meravigliosi.
E che sogni d’oro sono!
Veramente, voi non sapete dove state vivendo,
quando i fiori sono più fragranti e mostrano un rosso più vivo,
la luce del giorno è più brillante e il sole più caldo –
in sogni policromi o qui,
con il nostro solitario destino.
PRINCIPE VSEVOLOD
Aj že ty prekrasnaja devica!
Ljudi starye inače molvjat:
“Snov, mol, lestnych boronisja krepko:
lža ved’ son-to; my že pravdy iščem”.
Ah, tu, bellissima fanciulla!
Ma i vecchi dicono:
“Evitiamo i sogni lusinghieri:
i sogni sono falsità; ma noi cerchiamo la verità.”
FEVRONIA
Ne sudi už, molodec prigošij,
neučënaja bed’ ja, prostaja.
Čto že ranka-to? Gorit gorazdo?
Non giudicatemi, bel ragazzo,
non sono istruita, sono un ragazza semplice.
Come va la vostra ferita? Fa ancora male?
PRINCIPE VSEVOLOD
(alzandosi)
Net, spasibo, krasnaja devica!
Skorb’ ot rany budto minovala.
Vidno, ty slova takie znaeš’.
čto i zver’ pridët, i krov’ ujmëtsja.
Ty skaži-ka, krasnaja devica,
choliš’ li molit’sja v cerkov’ Bož’ju?
No, grazie, graziosa fanciulla!
Sembra che il dolore della ferita sia passato.
Chiaramente, tu conosci le parole
per chiamare le bestie e fermare le emorragie.
Dimmi, graziosa fanciulla,
vai a pregare nella chiesa di Dio?
FEVRONIA
Net, chodit’-to mne dalëko, milyj,
a i to: ved’ Bog-to ne vrzde li?
Ty vot mysliš’: zdes’ pustoe mesto;
an že net: velikaja zdes’ cerkov’.
Ogljanisja umnymi očami.
No, è troppo lontano per me,
ma tuttavia: Dio non è in ogni luogo?
Voi pensate che questo sia un luogo desertico;
ma non è così: qui c’è una potente chiesa.
Guardatevi attorno con occhi che cercano di capire.
(in modo riverente, come se fosse all’interno di una chiesa)
Den’ i noč’ u nas služba voskresnaja,
dnëm i noč’ju tem’jany da ladany;
dnëm sijaet nam solnyško,
solnyško jasnoe,
noč’ju zvëzdy kak svečki zatepljatsja.
Den’ i noč’ u nas pen’e umil’noe.
Čto ne vse golosa likovanie,
pticy, zveri, dychanie vsjakoe
vospevajut prekrasen Gospoden’ svet.
Tebe slava vivek, nebo svetloe,
Bogu-Gospodu slaven, vysok prestol!
Ta že slava tebe, zemlja-matuška,
ty dlja Boga podnožne krepkoe!
Giorno e notte abbiamo un servizio religioso,
giorno e notte abbiamo il nostro timo e incenso;
durante il giorno il sole ci illumina,
un sole splendente,
e di notte le stelle cominciano a brillare come candele.
Giorno e notte abbiamo dolci canzoni,
allegria in una moltitudine di voci:
uccelli, bestie, tutto ciò che respira,
tutto glorifica il bel mondo di Dio.
Gloria a te per l’eternità, cielo radioso,
gloria al Dio Signore e al suo altissimo trono!
E la stessa gloria a te, madre terra,
tu sei il solido piedestallo di Dio!
PRINCIPE VSEVOLOD
(guardando stupito Fevronia)
Aj zhe ty, prekrasnaja devica!
Divny mne tvoi prostye reči,
vsë o radosti, vesel’i krasnom.
Ljudi starye inače molvjat:
“Ne zaris’ na radosti zemnye,
na zemli-to nam skorbet’ i plakat’,”
I ujti by mne v pustynju vovse…
E°ch, da udal’-molodost’ pomecha:
prosit molodeckogo vesel’ja.
Magnifico, graziosa fanciulla!
Le tue semplici parole mi riempiono di meraviglia,
esse parlano di gioia e di radiosa felicità.
Ma gli anziani dicono:
“Non cercate le gioie terrestri,
sulla terra noi dobbiamo soffrire e piangere.”
Io mi ritirerei nella solitudine…
Ma la mia gioventù e la mia baldanza sono un ostacolo:
esse bramano animosa gaiezza.
FEVRONIA
(prende la sua mano e lo guarda negli occhi: in modo molto affettuoso, con cuore sincero)
Milyj, kak bez radosti prožit’,
bes vesel’ja krasnogo probyt’?
Posmotri: igrajut ptaški vse,
veselitsja, skačet zver’ ryskučij.
Ver’, ne ta spasënaja sleza,
čto s toski-kručinuški tečët,
tol’ko ta spasënaja sleza,
čto ot Bož’ej radosti rositsja.
I grecha, moj milyj, ty ne bojs’;
vsjakogo vozljubim kak on est’.
Tjažkij grešnik, pravednik li on:
v každoj dušen’ke krasa Gospodnja,
Vsjak, kto strelsja, togo Bog prislal;
v sckorbi on, tak on eščë, eščë nužnej,
prilaskaj, chotja b byl lichodej,
radost’ju nebesnoju obraduj.
A i sbudetsja nebyvaloe:
krasotoju vsë razukrasitsja.
Slovno divnyj sad, procvetët zemlja,
i raspustjatsja kriny rajskie,
priletjat sjuda pticy čudnye,
pticy radosti, pticy milosti,
vospojut v drevach glasom angel’skim;
a s nebes svjatych zvon malinovyj,
iz-za oblakov neskazannyj svet.
Mio caro, come si può vivere una vita senza gioia,
come puoi restare senza lieti sorrisi?
Guarda: tutti gli uccelli cantano,
le bestie erranti saltano attorno felici.
Credimi, le lacrime della salvazione non sono
le lacrime che provengono da dolore e angoscia,
solo le lacrime che formano la rugiada della gioia di Dio
sono lacrime di salvazione.
E il peccato, mio caro, non temerlo;
amiamoci così come siamo –
sia l’oltraggioso peccatore, sia l’uomo giusto:
La bellezza di Dio risiede in ogni anima.
Chiunque incontriamo, è Dio che ce l’ha mandato;
se egli soffre, e quindi ha ancora più bisogno,
dimostriamogli affetto, anche se è un malvagio,
allietiamolo con la gioia del cielo,
e qualche cosa di meraviglioso accadrà:
ogni cosa si adornerà di bellezza.
Come un meraviglioso giardino la terra fiorirà
e sbocceranno i gigli del cielo,
meravigliosi uccelli voleranno qui,
uccelli di gioia, uccelli di misericordia
canteranno lodi sugli alberi con le loro voci angeliche;
e dal santo cielo verrà un dolcissimo suono di campane,
e una luce ineffabile emergerà da dietro le nubi.
PRINCIPE VSEVOLOD
(rapito)
Ispolat’, usta sacharnye,
takovuju mudrost’ rekšie,
ispolat’ tebe, dubravuška,
krasoty takoj kormilica!
Salute a voi, labbra di nettare
Che parlate con questa saggezza,
salute a te, bosco di querce,
che hai fecondato una tale bellezza!
(Fevronia lo guarda timidamente e con uno sguardo meravigliato)
Goj esi, devica krasnaja,
otvečaj po pravde-istine:
ljub li ja tebe, po nravu li?
Ljub, tak kol’cami smenjaemsja.
Salute a te, graziosa fanciulla,
rispondimi in verità:
mi ami, sono di tuo gusto?
Se mi ami, scambiamoci gli anelli.
FEVRONIA
(quietamente e con esitazione)
Milyj moj, mne čto-to bojazno…
Ne četa mne lovčij knjažeskij…
Mio caro, questa cosa mi mette un po’ di paura…
Non sono degna di un cacciatore del principe…
(Indecisa. Ella gli tende la mano; il principe mette un anello sul suo dito)
PRINCIPE VSEVOLOD
Zdravstvuj, laduška zhelannaja!
Poceluemsja, obnimemsja!
Ne stydisja, – v tom soromu net
K ženichu neveste lastit’sja.
Salute a te, amore mio da lungo atteso!
Baciamoci, abbracciamoci!
Non essere timida – non c’è nulla di vergognoso
in una moglie che dimostra il suo affetto al marito.
FEVRONIA
(con grande semplicità)
Ne styžusja ja, moj milen’kij,
razgorelas’ ja ot sčast’ica;
pro sebja vsë dumu dumaju:
jav’ li to, al’ son nesbytočnyj?
Kaby son to byl nesbytočnyj,
to ne pela by kukušečka
zvonko tak ne pričitala by.
A i serdce b tak ne bilosja…
Nenagljadnyj moj, Bogom suženyj!
Za tebja, rodnoj, za tebja, rodnoj,
položu život; tol’ko vymolvi –
ljagu v grob živa. A učit’ tebja
da sovetovat’ ne po silam mne,
ne po razumu, ne po silam mne.
Non sono vergognosa, mio caro,
arrossisco di gioia;
chiedo a me stessa:
tutto questo è reale o è un sogno che non si realizzerà?
Se è un sogno non destinato a realizzarsi
Allora il cuculo non canterebbe,
non si lamenterebbe con voce così stridente.
E il mio cuore non batterebbe così forte…
Amore mio, scelto per me da Dio!
Per te, mio caro, per te, mio caro,
io lascerò la mia vita; solo una parola da parte tua –
e io mi stenderò viva nella tomba. Ma io non ho la capacità
di insegnarti o di consigliarti, non è nella mia intelligenza
e io non ho la forza per farlo.
PRINCIPE VSEVOLOD
Ty golubuška, ty golubuška,
ptaška vol’naja!
Nedostoin ja čistote tvoej,
nedostoin ja prostote tvoej.
Ty izbav’ menja ot unynija,
daj duše moej radost’ Božiju,
daj duše moej radost’ Božiju.
Mia colombella, mia colombella,
libero uccello dell’aria!
Io non sono degno della tua purezza,
non sono degno della tua semplicità.
Salvami dalla malinconia,
dà alla mia anima la gioia di Dio,
dà alla mia anima la gioia di Dio.
(Si sente il suono di un corno nella foresta. Il principe risponde soffiando nel suo piccolo corno d’argento appeso alla sua cintura)
CORO
(le voci degli Strelzi nella foresta)
Tol’ko vyšli strel’cy v pole čistoe,
vse-to zveri po čaščam poprjatalis’,
uletali vse pticy v podnebes’e,
a i nekogo stalo lovit’, streljat’.
Non appena gli Strelzi uscirono in campo aperto,
tutte le bestie si nascosero nelle tane,
e tutti gli uccelli volarono alti nel cielo.
Non c’era nulla da catturare, nulla da colpire.
PRINCIPE VSEVOLOD
Ču! tovarišči moi syskalis’.
Rasstavat’sja nam pora prišla.
Za chleb-sol’ spasibo, da za lasku!
Ah! Stanno arrivando i miei compagni.
È giunto il momento di andare.
Grazie per la tua ospitalità e per la tua gentilezza!
(suono di corni da destra)
A po malom sroke svatov ždi. Fra poco arriveranno gli Strelzi.
(Si scambiano gli addii. Il principe esce a destra)
CORO
(più vicino)
Da odin-to strelec byl dogadlivyj;
volkom, jastrebom chiščnym obërtyvalsja.
Ma uno degli Strelzi è stato furbo:
si è trasformato in lupo, in un falco predatore.
FEVRONIA
Oj! Oj, vernisja, milyj! Oh! Oh! Ritorna, caro!
PRINCIPE VSEVOLOD
Čto? Čto, golubka? Come? Come, cara?
FEVRONIA
(tranquillamente)
Žutko mne i sladko takovo.
Prositsja duša k tebe i k ljudjam,
i palat lesnych bezmolvnych žal’,
žal’ zverej moich, žal’ tichich dum.
Mi sento in ansia, e questo è un dolce sentimento,
la mia anima è attirata da te e dalla gente,
ma rimpiango il silenzio della mia foresta,
rimpiango le mie bestie, i miei calmi pensieri.
PRINCIPE VSEVOLOD
V gorode prestol’nom vocarjas’,
o pustyne ty žalet’ li budeš’?

A zverej tvoich strel’cy ne tronut,
budet les sej navek zapovedan.
Bud’ zdorova. Vremja vosvojasi.
Nella città capitale, elevata al trono,
avrai ancora rimpianto della solitudine?
Ma gli Strelzi non toccheranno le tue bestie
E la caccia in questa foresta sarà per sempre proibita.
Buona fortuna. È tempo di ritornare.
(suoni di corno a destra e a sinistra. Il principe risponde ed esce a destra. Gli Strelzi e Fjodor Pojarok entrano da sinistra.)
CORO
(in scena)
Vygonjal on zver’ë v pole čistoe,
iz podnebes’ja ptic vsech vypugival,
Nastreljali strel’cy tut, natešilis’,
a tovarišča i ne vspomjanuli.
Egli stava costringendo gli animali in campo aperto,
aveva spaventato tutti gli uccelli in cielo.
Gli Strelzi fecero alcuni colpi ed ebbero fortuna,
ed così si dimenticarono del loro compagno.
POJAROK
(vedendo Fevronia)
Ty otkol’ vzjalasja, devica?
Imja kak tvoë, – ne vedaju, –
Ne vidala li ty molodca,
rog serebrjanyj u pojasa?
Da dove vieni, fanciulla?
Come ti chiami – non so –
Ma hai visto un impetuoso ragazzo
Con un piccolo corno d’argento alla cintura?
FEVRONIA
(indicando la direzione presa dal principe)
Byl, da vy ego nastignete…
A skažite, ljudi dobrye:
kak zobut u vas tovarišča?
Era qui, ma potete raggiungerlo…
Ma ditemi, buona gente
Qual è il nome del vostro compagno?
POJAROK
Čto ty? Al’ ne znaeš’, devica?
Gospodin to byl naš Vsevolod,
knjazja Jur’ja čado miloe,
vmeste knjažat v stol’nom Kiteže.
Che cosa vuoi dire? Non lo conosci, fanciulla?
È il nostro signore Vsevolod,
il caro figlio del Principe Yurij;
essi regnano insieme nella capitale di Kitezh.
CORO
Vmeste knjažat v stol’nom Kiteže. Essi regnano insieme nella capitale di Kitezh.
(Fevronia alza le braccia)
ATTO SECONDO
Città di Kitezh la piccola sulla riva sinistra del Volga. Una strada con bancarelle del mercato. C’è anche una locanda. Per ogni dove la gente si affolla in gruppi in attesa del corteo nuziale. La gente povera (uomini e donne) è ammassata da un lato. Vicino alla locanda un domatore d’orsi suona un piffero, mostrando l’intelligenza del suo orso. Egli è circondato da contadini di entrambi i sessi e da alcuni bambini.
IL DOMATORE D’ORSO
Pokaži, Michajluška,
pokaži, duračlivyj,
kak zvonar’ Pachomuška
v cerkov’ ne speša idet,
palkoj upiraetsja,
ticho podvigaetsja.
Mostra loro, Micheluccio,
mostra loro, allegro orsacchiotto.
Come il campanaro Pakhomushka
Va in chiesa senza affrettarsi,
appoggiandosi al bastone,
e camminando con calma.
(L’orso cammina faticosamente, ondeggiando e appoggiandosi sulla sua stampella. La gente ride. Il domatore dell’orso suona il suo piffero.)
CORO
(la gente)
Cha, cha! Ha, ha!
IL DOMATORE D’ORSO
Pokaži, Michajluška,
pokaži, duračlivyj,
kak zvonar’ Pachomuška
proč’ bežit, toropitsja,
s kolokol’ni vniz doloj,
poskorej k sebe domoj.
Mostra loro, Micheluccio,
mostra loro, allegro orsacchiotto,
come il campanaro Pakhomushka
corre, si affretta quando scende
dal campanile
e corre a casa.
(L’orso allegramente corre attorno a piccoli passi. La gente ride. Il domatore dell’orso suona il suo piffero)
CORO
Cha-cha! Ha, ha…
(Appare il suonatore di gusli – è un vecchio alto con capelli bianchi come neve. Fa correre le sue dita sulle corde e si prepara a cantare)
CORO
Priumolknite, kreščënye!
Prizatichnite na malyj čas!
Dajte pesnju nam povyslušat’!
Al’ svjatoj erusalimskij stich!
Tacete, cristiani!
Fate un attimo di silenzio!
Ascoltiamo una canzone!
O qualche santo versetto da Gerusalemme!
SUONATORE DI GUSLI
Iz-za ozera Jara glubokogo
Pribegali tury zlatorogie,
vsech dvenadcat’ turov bez edinogo;
i vstrečalas’ im staraja turica;
“Gde vy, detki, guljali, čto videli?”
Da oltre le profonde acque del lago Yar
dei bisonti dalle corna d’oro arrivarono correndo,
in tutto dodici bufali meno uno;
ed essi incontrarono una vecchia bufala:
“Dove siete stati, miei piccoli, che cosa avete visto?”
CORO
Začinalas’ pesnja v Kiteže,
povelas’ ot Jara svetlogo,
ot prestola knjazja Jurija.
La canzone proviene da Kitezh,
viene dalle splendenti acque del lago Yar,
dal trono del principe Yuri.
SUONATORE DI GUSLI
“My guljali vkrug stol’nogo Kiteža,
a vidali my tam divo divnoe:
čto idët po stene krasna devica.
Vo rukach nesët knigu čudesnuju,
a i plačet, sama zalivaetsja.”
“Stavamo camminando per la città capitale di Kitezh,
e là vedemmo una cosa meravigliosa:
una graziosa fanciulla camminava sulle mura,
e nelle sua mani portava un meraviglioso libro,
ed essa stessa piangeva torrenti di lacrime.”
CORO
I samim nam plakat’ chočetsja.
Pesnja slovno by ne k prazdniku.
Och, sulit ona bezvremen’e.
E anche noi vogliamo piangere.
La canzone non è adatta per le celebrazioni,
e porta con sé tristi presagi.
SUONATORE DI GUSLI
Ach vy, letki moi nerazumnye!
To chodila carica nebesnaja,
to zastupnica divnaja plakala,
čto pročla ona gorodu pagubu,
vsej zemle sej navek zapustenie.
Ah, miei stupidi bambini!
Era la regina del cielo che là camminava,
quella che piangeva era la nostra protettrice.
Ella leggeva che la città sarebbe stata distrutta
E la popolazione della sua terra decimata per sempre.
CORO
(ragazze e contadine)
Fospodi, spasi nas i pomiluj!
Poterpi eščë grechu ljudskomu.
Dio salvaci ed abbi pietà!
Perdona i peccati della gente.
(vecchi)
I otkuda by napasti vzjat’sja?
Tiš’ da glal’ zdes’ v storone zavolžskoj.
Da dove viene la calamità?
Tutto è pace e armonia qui nella terra del Volga.
(giovani)
Ne bojat’sja ž Čudi beloglazoj!
A mnogo voroga ne znaem.
Non si deve aver paura dei Chud dagli occhi chiari!
E non conosciamo altri che ci siano nemici.
(vecchi)
Bog pasët velikij slavnyj Kitež
Sirych radi, nemoščnych i niščich.
Dio protegge la potente e gloriosa città di Kitezh
Per amore degli orfani, dei malati e dei poveri.
(mendicanti)
A i tem pristanišče byvaet,
na zemli Erusalim nebesnyj.
Kto dušoju vosskorbja v sëm mire,
serdcem vzyščet tišiny duchovnoj.
E per quelli che soffrono nelle loro anime in questo mondo
E con i loro cuori cercano il riposo spirituale,
la Gerusalemme celeste
sarà un rifugio in questo mondo.
(la gente)
Vsech-to tam napojat i nakormjat,
obotrut slezinki, vsech utešat.
Tutti avranno da bere e da mangiare,
le loro lacrime saranno asciugate ed essi saranno consolati.
(con maggior serenità)
Net, ne budet paguby na Kitež,
Bog Gospod’ prestol’nyj grad ne vydast.
Bez nego nam sirym žit’ nemožno,
ne prožit’ bez knjazja Jur’ja vovse.
Bratcy! Čto že svad’ba-to ne edet?
Ne popritčilos’ by čto v doroge.
No, la distruzione non incomberà su Kitezh,
Dio Signore non abbandonerà la nostra capitale.
Senza di essa gli orfani non potrebbero vivere.
Senza il nostro principe Yuri noi non potremmo sopravvivere.
Fratelli! Perché non vediamo arrivare il corteo nuziale?
Speriamo che non sia successo nulla lungo la strada.
(Il domatore d’orsi riappare)
IL DOMATORE D’ORSO
Pokaži, Michajluška,
pokaži, duračlivyj,
kak nevesta moetsja, belitsja,
rumjanitsja, v zerkal’ce
ljubuetsja, prichorašivaetsja!
Mostra loro, Micheluccio,
mostra loro, allegro orsacchiotto.
Come la moglie si lava e pulisce la faccia.
Come si mette il rossetto, si ammira
Allo specchio, e si fa bella.
(il domatore d’orso suona il piffero. L’orso si pavoneggia, tenendo un mestolo fra le zampe. La gente ride)
POPOLO
Cha! Cha! Ha! Ha!
(Arriva la gente bene. L’orso danza con una capra)
LA GENTE BENE
(fra di loro)
To-to rada gol’ bezrodnaja!
To-to kliki da glumlenie!
A i to skazat’: ved’ šutka li?
Vse so knjažem porodnilisja.
Už i svad’ba, čto licha beda!
Naši baby vzbelenilisja:
ne chotjat neveste klanjat’sja –
mol, bez rodu da bez plemeni.
Questi poveri sprovveduti si divertono un mondo!
Gridano e fanno lazzi!
Come per dire: è uno scherzo, non è vero?
Ora tutti sono diventati parenti del principe.
E questo matrimonio è un vero disastro!
Le nostre donne sono infuriate!
Non vogliono rendere omaggio alla sposa –
La gente dice che non ha genitori, ne’ famiglia.
(Grishka Kuterma viene gettato fuori dalla locanda)
Vot i bražnik Griška prazdnuet;
sam sebja ne pomnit s radosti.
Ecco l’ubriacone Grishka che festeggia l’avvenimento,
per la felicità ha perduto la testa.
(Rimettendosi in piedi, Kuterma viene avanti)
KUTERMA
(alla gente bene)
Nam-to čto? My ved’ ljudi guljaščie,
ni k selu my ne tjanem, ni k gorodu,
nikomu ne služili my s junych let,
nikto služby na nas ne namëtyval.
Kto dal mëdu korec, to rodnoj nam otec,
kto dal kaši kotël, tot za knjazja sošël.
Che ci possiamo fare? Siamo dei vagabondi, lo sapete,
non siamo attirati dal villaggio o dalla città,
fin dalla giovinezza non siamo stati al servizio di nessuno.
E nessuno ci ha imposto un servizio.
Chiunque ci dia un cucchiaio di miele è nostro padre,
chiunque ci dia una tazza piena di minestra è nostro principe.
LA GENTE BENE
(facendosi segni di intesa, ammiccando l’un l’altro)
Nam dlja niščego žalet’ kazny,
ne žalet’ eë dlja bražnika.
Non dovremmo dare denaro ai poveri,
ma non dovremmo negarlo agli ubriaconi.
(a Kuterma)
Ty stupaj v korčmu zaezžuju,
pej vina, poka duša berët,
čtob nevestu veselej vstrečat’,
po delom eë i čest’ vozdat’.
Rientra nella locanda,
bevi tutto il vino che vuoi,
così potrai salutare la sposa più allegramente
e farle gli onori che si merita.
(Danno a Kuterma un po’ di soldi. Kuterma fa un inchino)
CORO
(i poveri alla gente bene, lamentandosi)
Kopmil’cy vy milostnye,
batjuški rodnye!
Sošlite nam milostyn’ku
Gospoda dlja radi.
Bog dast za tu milostyn’ku
Dom vam blagodatnyj,
pokojnym roditeljam vsem
carstvie nebesnoe.
Graziosi benefattori,
nostri cari amati padri!
Fateci l’elemosina
Per amor di Dio.
Per questa elemosina Dio
benedirà la vostra casa
e garantirà a voi e a tutti i vostri
parenti deceduti il regno dei cieli.
(La gente bene volta le spalle ai poveri)
KUTERMA
Vy by nynče mne poklanjalic’:
ja avos’ vas požaluju!
Se voi mi farete un inchino
Forse io ve ne sarò riconoscente.
CORO
(a Kuterma)
Otvjažis’, ujdi ty, p’janica! Lasciaci in pace, vattene, beone!
(un singolo mendicante)
S kem ne veleno strevat’sja? Chi è quello che abbiamo il divieto di incontrare?
(il coro risponde)
S bražnikom, s bražnikom.
Komu vsjakij posmeëtsja?
Bražniku, bražniku.
Kto ego uvidit izdali,
otvernëtsja, postoronitsja.
Kto v večernju pljašet, skačet?
Bražniki, bražniki,
bražniki, bražniki.
Lba pred snom ne perekrestit?
Bražniki, bražniki,
bražniki, bražniki.
Ponomar’ s žezlom ne paperti
Ne puskaet v cerkov’ bražnikov.
A kogo bes vozmuščaet?
Bražnikov, bražnikov,
bražnikov, bražnikov.
K boju, k drake podučaet?
Bražnikov, bražnikov,
bražnikov, bražnikov.
Na zemlja ne znat’ im radosti,
carstva ne vidat’ nebesnogo.
Bražnikam, bražnikam.
Gli ubriaconi, gli ubriaconi.
Chi è quello che ognuno deride?
Gli ubriaconi, gli ubriaconi.
Chiunque lo veda anche a distanza
Lo disprezza e lo sfugge.
Chi danza e salta ai vesperi?
Gli ubriaconi, gli ubriaconi,
gli ubriaconi, gli ubriaconi.
Chi non si fa il segno della croce prima di addormentarsi?
Gli ubriaconi, gli ubriaconi,
gli ubriaconi, gli ubriaconi.
Il sagrestano con il bastone sotto il portico
non permette all’ubriacone di entrare in chiesa.
E chi è quello che è stimolato dal diavolo?
Gli ubriaconi, gli ubriaconi,
gli ubriaconi, gli ubriaconi.
Chi è che incita a litigare e a battersi?
Gli ubriaconi, gli ubriaconi,
gli ubriaconi, gli ubriaconi.
Essi non conoscono la gioia sulla terra
E quegli ubriaconi, quegli ubriaconi
Non vedranno il regno dei cieli!
KUTERMA
Ne vidat’, tak i ne nadobno.
Nam ved’ k gorju privykat’ – ne stat’;
kak v slezach na svet rodilisja,
tak ne znali doli i do pozdnich let.
čch, spasibo chmelju umnomu!
Nadoumil nas on, kak na svete žit’,
ne velel on nam kručinit’sja,
v gore žit’ velel da ne kručinnu byt’.
Deneg net mol pered den’gami,
zavelas’ poluška pered zlymi dni.
Propivaj že vsë do nitočki:
ne velik sorom nagu chodit’.
Se non lo vediamo, allora non abbiamo bisogno.
Noi siamo abituati alle nostre pene – questo è il punto;
noi siamo nati in questa valle di lacrime,
ed anche da vecchi non conosciamo il nostro destino.
Ah! Grazie a te, saggia sbornia!
Essa ci ha mostrato come vivere in questo mondo,
ci impedisce di affliggerci,
ci fa vivere nel dolore, ma non nella tristezza.
Il danaro non si inchina al danaro, dice la gente,
un quarto di copeco servirà per i giorni brutti.
Sprecate tutto per bere fino al vostro ultimo punto:
non è una grande vergogna camminare nudi.
(il domatore d’orsi suona. L’orso e la capra riprendono a danzare. La gente si affolla attorno e ride.)
CORO
Cha, cha, cha… Ha, ha, ha…
(i mendicanti si inchinano ai passanti; questi ultimi non prestano loro attenzione)
Sošlite nam milostyn’ku
Gospoda dlja radi.
Fateci l’elemosina
Per amore di Dio.
(fra di loro)
Nam do Kiteža b velikogo dobrat’sja:
tam už nas napojat i nakormjat.
Dovremmo andare alla grande Kitezh;
là la gente ci dà da mangiare e da bere.
(Si spostano da un lato. Kuterma esce alticcio dalla locanda)
KUTERMA
(Saltella tutt’attorno e canta. La gente si raccoglie attorno a lui, la gente bene ridacchia, tenendosi a distanza)
Bratcy, prazdnik u nas, v skovorodki zvonjat,
v bočki blagovestjat, pomelami kadjat.
K nam nevestu vezut, iz bolota taščat;
rjadom čeljad’ bežit i bez ruk i bez nog.
A i šuba na nej iz myšinych chvostov,
lubjanoj sarafan i ne šit i ne tkan…
Fratelli! Che festa, percuotono le padelle,
suonano le botti, bruciano i manici di scopa,
ci portano la sposa, la trascinano fuori del pantano;
i valletti corrono davanti a lei senza braccia né gambe.
Ella indossa una pelliccia fatta di code di topo,
la sua tunica di lino non è né cucita né intessuta…
(Spingono Kuterma e lo fanno tacere)
CORO
(la gente)
Uchodi ty, okajannyj pës!
Propali, nesytyj p’janica!
Progonite vzašej bražnika
So velikim so besčestiem.
Va’ via, maledetto cane!
Sgombra il campo, insaziabile beone!
Guardate l’ubriacone,
mandatelo via.
(Il suono di campanelle e domra. La gente fa silenzio e ascolta; alcuni scrutano lontano)
čj, rebjata! Bubency zvenjat. Ehi, ragazzi! Si sentono suonare delle campane.
(il suono della campanelle e delle domra si fa sempre più vicino)
Poezd svadebnyj stučit-brenčit.
S gorki potichu spuskajutsja,
s gorki potichu spuskajutsja,
izlomat’ bojatsja derevo,
derevco li kiparisnoe
tu povozku zoločënu
so dušoju krasnoj devicej.
Quello che si sente suonare è il corteo nuziale.
Stanno scendendo lentamente dalla collina,
stanno scendendo lentamente dalla collina,
hanno paura di danneggiare il bosco,
il bosco di cipressi,
il carro d’oro
che porta l’amabile bella fanciulla.
(Arrivano tre carri decorati con nastri. Ogni carro è trainato da tre cavalli. Il primo carro trasporta suonatori di gusli e domra, il secondo porta i paraninfi – vicino cavalca Feodor Poiarok, il testimone di nozze – e il terzo carro porta Fevronia e suo fratello. Ai lati altri uomini a cavallo. Fra loro c’è il paggio del principe. Tutti si precipitano verso di loro. La gente sbarra la strada con nastri rossi e scarlatti)
CORO
Nu-ka družno im zastupim put’,
zagorodim vsju dorožen’ku.
Est’ u nich čem svad’bu vykupit’,
zaplatit’ nam dan’ nemaluju.
Così insieme sbarreremo la loro strada,
così bloccheremo il loro cammino.
Essi devono pagare un riscatto per le nozze,
e dare a noi un appropriato tributo.
(i vagabondi questuanti)
Ty Kuz’ma Dem’jan, ty svjatoj kuznec,
ty svjatoj kuznec, skuj im svadebku,
skuj im svadebku vekovečnuju,
vekovečnuju,, nerazryvnuju.
Tu, Cosma Damiano, tu sei il santo fabbro,
tu sei il santo fabbro, forgia allora delle nozze,
foggia per loro delle nozze che durino in eterno
che non si rompano mai.
(I suonatori di gusli e di domra suonano. I giovani si separano dalla folla e, simulando un’aria minacciosa, si avvicinano al corteo)
CORO
A čto za narod? A čto za narod?
V zastavu idët? V zastavu idët?
A čto za narod v zastavu idët?
Neznamych gostej ne sled propuskat’.
Che genere di gente? Che genere di gente?
Entrano nelle porte della città? Le porte della città?
Che genere di gente sta entrando dalle porte della città?
Non possiamo ammettere stranieri.
POJAROK
My Bogom dany i knjazem zvany,
knjaginju vezëm, gostincy daëm.
Noi siamo gente di Dio e siamo stati incaricati dal principe
A portare la principessa e a presentare i doni.
(Pojarok e i membri del corteo nuziale distribuiscono torte di miele, gettandole fra la folla. La gente si affolla attorno.)
CORO
Zdravstvuj, svet,
svet, knjaginjuška,
zdravstvuj, zdravstvuj, svet,
svet, Fevronija Vasil’evna!
Ringraziamo l’amabile
Principessa.
Grazie, grazie
All’amabile Fevronia Vasil’jevna!
(Il carro che porta Fevronia si ferma in mezzo alla piazza. La gente si accalca attorno a lei)
LA GENTE BENE
(fra di loro)
Och, prosta. Prosta knjaginja-to!
Ej-li gospožoju našej byt’?
Ah, questa principessa è una semplice ragazza!
Sta per diventare la nostra Signora?
CORO
Zdravstvuj, zdravstvuj,
svet knjaginjuška!
A byla dosel’ soseduškoj,
nam rovneju porjadovoju;
nyne bud’ u nas vladyčicej,
gospožoj sadisja groznoju!
Grazie, grazie,
amabile principessa!
Finora tu eri nostra vicina,
uguale a noi, della nostra condizione;
ma ora sei la nostra signora,
e regni come una terribile sovrana!
(L’ubriacone Kuterma cerca di farsi avanti; gli uomini glielo impediscono e lo spingono via. Fevronia se ne accorge)
CORO
Ty otstan’ da otvjažisja, pës!
Sgin’ ty, oči bessoromnye!
Via! Vattene, cane!
Sparisci, miserabile svergognato!
FEVRONIA
(Indicando Kuterma)
A za čto ego vy gonite? Perché lo cacciate?
CORO
Ėto Griška, okajannyj p’janica. È Grisha, un maledetto beone.
POJAROK
Gospoža, ne slušaj bražnika,
s nim besedovat’ ne veleno.
Signora non date retta all’ubriacone,
non dovreste parlare con lui.
FEVRONIA
Ne grešite, slovo dobroe
Bogom nam dano pro vsjakogo.
Podojdi pobliže, Grišen’ka.
Non commettete peccato, Dio permette che una buona parola
Sia detta per ciascuno di noi.
Avvicinati, Grishen’ka.
(Kuterma si avvicina e si inchina)
KUTERMA
(con insolenza)
Zdravstvuj, zdravstvuj,
svet knjaginjuška!
Chot’ vysoko ty vzmostilasja,
a už s nami ty ne važničaj:
odnogo vel’ polja jagody.
Grazie, grazie,
amabile principessa!
Voi potete stare appollaiata là in alto,
ma non datevi tante arie nei nostri confronti:
siamo uccelli con le stesse piume.
(La folla vuole cacciar via Kuterma, ma Fevronia la trattiene con un gesto)
FEVRONIA
(umilmente e sinceramente)
Gde už mne, device, važničat’?
Svoë mesto krepko znaju ja
I sama, kak vinovataja,
Come potrei io, una semplice ragazza, darmi tante arie?
Io conosco con certezza il mio posto,
e io stessa, come una che è in difetto
(fa un profondo inchino alla folla)
vsemu miru nizko klanjajus’. si inchina profondamente a tutto il mondo.
KUTERMA
(continuando)
Tol’ko bol’no ty ne radujsja:
čeloveku radost’ v pagubu.
Gore ljutoe zavistlivo –
Kak uvidit i privjažetsja.
Uchodi ty vo polupire,
skidyvaj obrjady pyšnye.
Gorju klanjajsja nečistomu,
i bosomu, i golodnomu.
On naučit, kak na svete žit’
A i v gore pripevajuči.
Solamente non rallegrarti troppo,
l’allegria è la distruzione del genere umano.
L’amaro dolore è invidioso –
Si attacca a tutto quello che vede.
In mezzo alla festa,
togliti gli abiti sontuosi,
e inchinati davanti all’impuro,
ignudo e affamato dolore.
Io ti insegnerò come vivere in questo mondo
ed essere gaia e senza preoccupazioni nelle disgrazie.
POJAROK
Gospoža, ne slušaj bražnika,
s nim besedovat’ ne veleno.
Signora non date retta all’ubriacone,
non dovreste parlare con lui.
FEVRONIA
(con dolcezza)
Pomolisja, Griša, Gospodu,
da Vasiliju ugodniku;
on chodataj bednych bražnikov,
čtob tebe ne piti dop’jana,
ne smešit’ soboj narod čestnoj.
Prega il Signore, Grishka,
e San Basilio.
Egli intercede per i poveri ubriaconi,
così che non berrai più
e non sarai più oggetto dei lazzi della gente.
KUTERMA
(urla amareggiato)
Govorjat tebe, ne važničaj!
Ne tebe už mnoj gnušatisja.
Vot kak budeš’ po miru chodit’,
imenem svjatym Christovym žit’,
ni sama eščë naprosiš’sja,
čtoby vzjal tebja v zaznobuški.
Non darti tante arie, ti ho detto!
Non sei proprio tu che mi devi disdegnare.
Quando tu camminerai per il mondo,
vivendo per il santo nome di Cristo,
tu chiederai che
io ti accolga come mia innamorata.
(Kuterma viene cacciato dalla piazza. Confusione)
CORO
Zamolči ty, okajannyj
Progonite vzašej bražnika!
Chiudi il becco, maledetto cane!
Cacciate via l’ubriacone!
POJAROK
Vy igrajte, gusli zvonkie,
zavodite pesnju, devuški!
Fate suonare i vostri gusli,
e voi, ragazze, cantate!
(domra e balalaike sulla scena)
CORO
(fanciulle accompagnate dai gusli e dalle domra)
Kak po mostikam, po kalinovym,
kak po suknam da po malinovym,
slovno vichor’, nesutsja komoni,
troe sanki v stol’nyj grad katjat.
Igrajte, gusli, igrajte, sopeli,
v pervych sanočkach gusli zvončaty,
v drugich sanočkak pčëlka jaraja,
v tret’ich sanočkak duša devica,
svet Fevronija Vasil’evna.
Sopra i ponti bianchi di neve,
sopra il tessuto cremisi,
i cavalli corrono come il vento.
Tre slitte scivolano nella città capitale.
Suonate, voi gusli, suonate, voi pifferi.
Nella prima slitta ci sono i gusli che suonano,
nella seconda un’ape indaffarata,
nella terza l’amabile fanciulla,
Fevronia Vasil’evna.
(Le fanciulle si avvicinano tutte assieme alla principessa e le gettano addosso del luppolo e del frumento)
Igrajte že, rusli, igrajte, sopeli. Suonate, voi gusli, suonate, voi pifferi.
(Lontano suono di corni. Il corteo nuziale riprende a muoversi. La gente lo segue accompagnandolo.)
Vot vam bujnyj chmel’, žito dobroe,
čtob ot žita vam prebogato žit’,
čtob ot chmelja vam veselej probyt’…
Ecco per te il luppolo che dà ebbrezza e il buon frumento,
così che avrai una vita di ricchezza dal frumento,
e così sarai più felice per il luppolo…
(Lontano suono di corni. Il suono si interrompe. La gente ascolta)
(alcuni uomini)
Tiše, bratcy, – zatrubili truby…
Koni ržut, vozy skripjat gorazdo…
Čto za pritča? Rovno baby vojut…
Dym stolbom vstal nad koncom torgovym.
State zitti, fratelli – è un suono di trombe…
Nitriti di cavalli, cigolio di carri…
Che cosa può essere? Sembrano anche lamenti di donne…
Una colonna di fumo si è alzata sopra il quartiere commerciale.
(Si crea una crescente inquietudine. Irrompe una folla terrorizzata di uomini e donne.)
PRIMA FOLLA
Oj, beda idët, ljudi,
radi grech našich tjažkich!
I ne budet proščen’ja,
do edinogo sgibnem.
Nam neznamyj dosele
I neslychanno ljutyj
Nyne vorog javilsja,
iz zemli slovno vyros.
Popuščeniem Bož’im
Rassedalisja gory,
rassedalisja gory
i nezdešnjuju silu vypuskali,
vypuskali na vol’nyj svet.
Oh, il disastro è vicino, gente,
a causa dei nostri gravi peccati!
E non vi sarà perdono,
moriremo tutti fino all’ultimo uomo.
Un nemico crudele senza precedenti,
finora sconosciuto
è ora comparso.
È come se fosse sbucato fuori dalla terra.
Per volontà di Dio
Le montagne si sono spaccate,
le montagne si sono spaccate
e hanno buttato fuori una forza non di questo mondo,
e l’hanno liberata.
(Irrompe una seconda folla, ancora più spaventata)
SECONDA FOLLA
Oj, beda idët, ljudi,
radi grech našich tjažkich!
I ne budet proščen’ja,
do edinogo sgibnem.
Da to besy, – ne ljudi,
i duši ne imejut,
Christa-Boga ne znajut
I rugajutsja cerkvi.
Vsë ognëm požigajut,
vsë pod meč svoj sklonjajut,
krasnych devok soromjat,
malych detok na časti rvut.
Oh, il disastro è vicino, gente,
a causa dei nostri gravi peccati!
E non vi sarà perdono,
moriremo tutti fino all’ultimo uomo.
Sono demoni, non uomini,
non hanno anima,
non riconoscono Nostro Signore Gesù Cristo,
e profanano le nostre chiese.
Essi incendiano ogni cosa,
abbattono tutto con le loro spade,
adontano le nostre fanciulle
e fanno a pezzi i nostri piccoli bambini.
(Irrompe una terza folla in preda a disperazione)
TERZA FOLLA
Oj, beda idët, ljudi,
radi grech našich tjažkich!
I ne budet proščen’ja,
do edinogo sgibnem.
Oj, kuda že bežat’ nam?
Oj, i gde ž schoronit’sja?
Temen’ tëmnaja, sprjač’ nas,
gory, gory, sokrojte.
Oj, begut, dogonjajut,
po pjatam nastupajut;
po pjatam nastupajut,
bliže, bliže… spasajtes’!
Och, už vot oni, och, už vot oni!
Oj!
Oh, il disastro è vicino, gente,
a causa dei nostri gravi peccati!
E non vi sarà perdono,
moriremo tutti fino all’ultimo uomo.
Oh, dove fuggire?
Dove nasconderci?
Nera oscurità, coprici,
montagne, montagne nascondeteci.
Oh, essi stanno arrivando di corsa, ci danno la caccia.
Ci tallonano,
ci tallonano,
sono sempre più vicini… salvateci!
Ah, sono qui, sono qui!
Ah!
(Appaiono i Tartari nei loro costumi colorati. Inorridita la gente fugge in ogni direzione e si nasconde dovunque può. Arriva una massa di Tartari armati di spade ricurve e mazze. I Tartari inseguono e cercano gli abitanti terrorizzati e li uccidono)
TARTARI
(Diversi tartari trascinano Fevronia dietro di loro)
Gajda! Gaj! Gajda! Gaj, gaj!
Gajda! Gajda!
Haida! Hai! Haida! Hai, hai!
Haida! Haida!
(Bediai e Burundai, due guerrieri tartari, entrano a cavallo)
BEDIAI
(ai tartari)
Čego žalet’? Do smerti bejte! Nessun quartiere! Uccideteli tutti!
BURUNDAI
(indicando Fevronia)
A tu živ’ëm chvatajte devku! Ma risparmiate quella fanciulla!
(i guerrieri si fermano e scendono dai loro cavalli)
Takoj krasy v stepi ne budet,
svezëm v Ordu cvetok bolotnyj.
Non c’è una simile beltà nella steppa,
portiamo all’Orda questo fiore di stagno.
(Fevronia viene legata con una corda)
BEDIAI
čch, zol narod! Ah, gente spregevole!
BURUNDAI
Chot’ žily tjanut, a on molčit. Anche se li mettiamo alla ruota, non parleranno.
BEDIAI
Puti ne skažet. Non ci mostreranno la via.
BURUNDAI E BEDIAI
Ich stol’nyj gorod ne najti nam. Non riusciamo a trovare la città capitale.
BEDIAI
A slaven, bajut, bol’šij Kitež!
Odnich cerkvej tam Bož’ich sorok;
v nich smety net srebra da zlata,
a žemčuga grebi lopatoj.
La Grande Kitezh, si dice, è un città gloriosa,
che ha ben quaranta chiese;
c’è una indicibile quantità di oro e di argento,
e si possono trovare perle a badilate.
(Alcuni tartari trascinano sulla scena Kuterma, morto di paura)
CORO
(Tartari)
Gajda! Gaj! Haida! Hai!
BEDIAI
Aga! Eščë odni ostalsja. Aha! Ce n’è ancora uno!
KUTERMA
Poščadite, oj, pomilujte,
vy knjaz’ja murzy tatarskie!
Oj, na čto vam bražnik nadoben?
Poščadite, oj, pomilujte!
Risparmiatemi, abbiate pietà,
principi tartari!
Che cosa rappresenta per voi un ubriacone?
Risparmiatemi, oh, abbiate pietà!
BURUNDAI
Tak i byt’, tebja pomiluem… Molto bene, ti risparmieremo…
BEDIAI
…zolotoj kaznoj požaluem. …e ti ricompenseremo con molto oro.
BURUNDAI E BEDIAI
Sosluži liš’ službu vernuju:
rat’ Batyevu tropoj vedi,
toj tropoj lesnoj neznaemoj,
črez četyre rečki bystrye,
v stol’nyj vaš velikij Kitež grad.
Rendici un servizio leale:
conduci l’esercito di Batu per la via,
per la sconosciuta via nella foresta,
attraverso i quattro fiumi impetuosi.
Che porta alla capitale della Grande Kitezh.
FEVRONIA
(a Kuterma)
Oj, deržisja krepče, Grišen’ka. Non cedere, Grishenka.
BEDIAI
(minacciandola)
Ty, krasavica, molči, molči! Taci, taci, bella ragazza!
KUTERMA
(estremamente agitato, a se stesso)
Oj, ty gore, moj lukavyj bes!
Učiš’, gore, kak bogato žit’,
da ne tokmo grabit’, al’ ubit’, –
na pogibel’ celyj grad otdat’,
kak Iude, mne Christa prodat’.
Chot’ ne verju ja ni v son, ni v čoch,
ne pod silu Griške grech takoj.
Oh angoscia, mio furbo demone!
Insegnami, tu angoscia, come vivere una ricca vita,
non tanto col rubare o uccidere –
ma consegnando l’intera città alla sua distruzione.
Come Giuda io sto vendendo Cristo.
Io posso essere un non credente,
ma Grishka non è adatto per un tale peccato.
BURUNDAI
Ty čto ž molčiš’, ne razumeeš’ Perché taci, non hai capito?
BEDIAI
A ne pojdëš’, tak rad ne budeš’. Se non vieni con noi, ti pentirai.
BURUNDAI E BEDIAI
(tranquillamente)
Jasny oči von povynem,
tvoj rečist jazyk otrežem,
kožu proč’ sderëm s živogo,
na žaru tebja podžarim…
Nu, a tam živi, guljaj, kol’ chočeš’.
Ti caveremo i tuoi brillanti occhi,
ti taglieremo la tua garrula lingua,
ti scorticheremo vivo,
e ti arrostiremo sul fuoco…
Se dopo tutto questo sarai ancora vivo, potrai andare dove ti pare.
KUTERMA
(fra sé, lottando con se stesso)
Smert’ moja! Kak byt’? Čto delat’ mne? La mia morte! Che cosa devo fare?
BEDIAI
On vsë molcit. Ancora non parla.
BURUNDAI
Berite durnja! Prendete lo stupido!
CORO
(gettandosi su Kuterma)
Gajda! Gaj! Haida! Hai!
KUTERMA
(fori di sé)
Stojte, nechristi bezbožnye! Fermi, pagani senza dio!
(in grande angoscia, a voce bassa)
Muk bojus’… Io ho paura della tortura…
(con disperazione, deciso)
In byt’ po-vašemu.
Povedu vas, ljutych vorogov,
chot’ za to mne vek prokljatym byt’
a i pamjat’ moja vek prokljatym byt’,
a i pamjat’ moja večnaja
so Iudoj zaodno pojdët.
E sia!
Io vi porterò là, crudeli nemici,
anche se io sarò maledetto nei secoli per questo,
e la gente per sempre
parlerà di me come di un Giuda.
CORO
(risate gioiose dei Tartari)
Cha, cha, cha… Ha, ha, ha!
BEDIAI
Davno by tak. Era ora!
BEDIAI E BURUNDAI
(ai Tartari)
Na Kitež, voevody! Avanti verso Kitezh, comandanti!
(Bediai e Burundai salgono sui loro cavalli e escono. A poco a poco escono tutti)
BEDIAI
Goj!
Ljutoj kazn’ju my na Rus’ idëm,
grady krepkie s zemlëj sravnim,
Bož’i cerkvi vse ognëm spalim,
starych, malych do smerti ub’ëm,
kto v pore – togo v ordu svedëm.
Hei!
Noi marciamo sulla Russia come una crudele punizione,
noi raderemo al suolo le loro grandi città,
noi incendieremo tutte le loro chiese,
uccideremo i giovani e i vecchi,
chiunque sia di prima qualità lo prenderemo nell’Orda.
(Essi partono. L’ultima a uscire è Fevronia con le sue guardie. Alcune delle guardie prendono il carro e vi fanno sedere Fevronia.)
FEVRONIA
(pregando)
Bože, sotvori nevidim Kitež grad,
a i pravednych, živuščich v grade tom.
O Dio, rendi invisibile la città di Kitezh
E il popolo di giusti che in essa vive.
(le guardie la trascinano verso il carro)
ATTO TERZO
Scena prima
Città di Kitezh la grande. Mezzanotte. Tutta la gente, giovani e vecchi, con armi in mano, si sono radunati fuori dal portone della Cattedrale dell’Assunzione. Nel portico stanno in piedi il Principe Jurij e il giovane principe Vsevolod, attorniati dal loro seguito. Tutti si stringono attorno a Fjodor Pojarok, che è in piedi con la testa chinata, tenuto per mano da un paggio.
POJAROK
Zdravy bud’te, ljudi kitežane. Buona fortuna a voi, gente di Kitezh.
CORO
(il popolo)
Bud’ tebe dobro u nas, Pojarok. E noi auguriamo ogni bene a te, Pojarok.
POJAROK
Gde že knjaz’, moj gospodin, gde knjažič?
Ljudi dobrye, už pokažite
Dov’è il principe mio signore, dov’è suo figlio?
Brava gente, indicatemeli.
CORO
Čto ty? Zdes’ stojat pered toboju. Che cosa vuoi? Essi sono davanti a te.
POJAROK
Potemnel Gospoden’ svet, ne vižu. La luce di Dio se ne è andata, io non posso vedere.
PRINCIPE VSEVOLOD
(avvicinandosi e guardandolo in faccia)
Fëdor! Druže! Slep ty! Fjodor, amico mio! Sei cieco!
POJAROK
Tëmen, knjaže. È buio, mio principe.
CORO
Gospodi pomiluj!
Kto že lichodej tvoj?
Fëdor! Druže! Goremyka tëmnyj!
Oj, ne meškaj, molvi, čto za vesti.
Signore, abbi pietà!
Chi ti ha fatto questo?
Fjodor! Amico! Vittima del buio!
Oh, non indugiare, dicci tutto!
POJAROK
Slušajte, čestnye chrestiane!
Vy vraga ne čujali dosele…
Ascoltate, onesti cristiani!
Non avete mai conosciuto prima un nemico così…
CORO
(interrompendolo)
Net, ne vedali, ne znali, Fëdor. No, non l’abbiamo conosciuto, Fjodor.
POJAROK
(continuando)
Nyne že Gospodnim popuščen’em
Na bedu sodejalos’ nam čudo
Ora per volontà di Dio
è accaduto un miracolo nella nostra disgrazia:
(Fjodor si fa coraggio)
CORO
Fëdeor! Druže! Goremyka tëmnyj!
Oj, ne meškaj, molbi, čto za čudo.
Fjodor! Amico! Vittima del buio!
Oh, non indugiare, dicci di che miracolo si tratta!
POJAROK
(solennemente)
Rasstupilas’ mat’ syra zemlja,
rassedalas’ na dve storony,
vypuskala silu vražiju.
Besy, ljudi li, nevedomo:
vse kak est’ v bulat zakovany,
s nimi sam ich nečestivyj car’.
La terra umida, nostra madre, si è aperta,
essa si è divisa in due,
ad ha fatto uscire una forza malvagia.
Se si tratti di uomini o di demoni, io non so dire:
tutti sono stati forgiati nel ferro,
e con loro anche lo stesso loro empio re.
CORO
Fëdeor! Druže! Goremyka tëmnyj!
Oj, ne meškaj, molbi, poskoree,
velika li rat’ idët carëva.
Fjodor! Amico! Vittima del buio!
Oh, non indugiare, dicci presto,
se questa armata reale è grande.
POJAROK
Mnogo l’ sčëtom ich, ne vedaju;
a ot skripu ich teležnogo
da ot ržan’ja borzych komonej
za sem’ vërst rečej ne vyslušat’;
a ot paru lošadinogo
samo solnyško pomerknulo.
Non so se sono in grande numero;
ma dallo stridore dei loro carri
e dal nitrito dei loro focosi cavalli
non potete sentir parlare la gente per sette verste;
il sole è oscurato
dal vapore che sorge dai loro cavalli.
CORO
Oj, zemlja syraja, naša mati.
čem tebja my prognevili, deti,
čto naslala nam nevzgodu zluju?
Oj!
Fëdeor! Druže! Goremyka tëmnyj!
Oj, ne meškaj, molbi, po porjadku,
ustojal li brat naš men’šij Kitež?
Oh, terra umida, nostra madre,
come noi, tuoi figli, ti abbiamo incollerito
perché tu ci abbia inviato tale amara disgrazia?
Oh!
Fjodor! Amico! Vittima del buio!
Oh, non indugiare, dicci la verità,
la nostra sorella Kitezh la piccola, ha resistito?
POJAROK
Vzjat bez boja s veliim soromom.
Knjazja Jur’ja v grade ne obretši,
raspalilis’ gnevom nečestivcy.
Mukami vsech žitelej terzali,
put’ na stol’nyj grad u vsech pytaja…
I snosili molča daže i do smerti.
È stata conquistata senza lotta e in grande vergogna.
Non avendo trovato il principe Jurij nella città,
gli infedeli sono montati in collera.
Hanno torturato tutti gli abitanti,
li hanno torturati per sapere la strada per la capitale…
Ma essi non hanno parlato fino alla morte.
CORO
Bog eščë chranit Velikij Kitež. Dio, preserva ancora Kitezh la grande.
POJAROK
Och, edinyj čelovek našëlsja,
tech mučenij zlych sterpet’ ne mogšij,
i povedal put’ carju Batyju
Ah, c’è rimasta una sola persona che,
incapace a resistere ai tormenti mortali,
ha rivelato la strada allo zar Batu.
CORO
Gore okajannomu Iude!
V svete sem n buduščem pogibel’!
Maledetto sia il traditore Giuda!
Morte per lui in questo e nell’altro mondo!
PRINCIPE VSEVOLOD
Fëdor! Druže! Goremyka tëmnyj!
Molvi tol’ko mne: živa l’ knjaginja?
Fjodor! Amico! Vittima del buio!
Dimmi: la principessa è viva?
POJAROK
Och, živa… da lučše by ne žit’. Sì, è viva… ma è meglio che fosse morta.
PRINCIPE VSEVOLOD
V polonu ona? V nevole gor’koj? È prigioniera? Soffre un crudele prigionia?
POJAROK
Gospodi, prosti ej sogrešen’e:
čto tvorila, znat’, ne razumela!
K nam vragov vedët sjuda knjaginja.
Signore, perdonale i suoi peccati:
ella evidentemente non ha capito che cosa stava facendo!
La principessa sta portando qui in nemici.
PRINCIPE VSEVOLOD
Kak? Kak, ona?
Och, Gospodi pomiluj!
Come? Come può farlo?
O Signore, abbi pietà di me!
(Si copre la faccia con le mani per la disperazione. Silenzio)
POJAROK
A menja, schvativ, smejalis’ mnogo…
Posle, oslepiv, goncom uslali
S otrokom sim malym k knjazju Jur’ju.
“Razorim dotla my stol’nyj grad,
steny krepkie s zemlëj sravnim,
Bož’i cerkvi vse ognëm spalim,
starych, malych smerti predadim,
kto v pore, – my tech v polon voz’mëm,
vo polon voz’mëm, v Ordu svedëm,
dobrych molodcev stanicami,
krasnych devok verenicami.
Ne velim im v Boga verovat’,
v vašu veru vo spasenuju,
a velim im tol’ko verovat’
v našu veru nekreščenuju.”
Essi mi hanno afferrato e hanno riso di me…
Essi mi hanno accecato e mi hanno inviato come messaggero
con questo giovane paggio per il Principe Jurij.
“Noi distruggeremo completamente la città capitale,
noi raderemo al suolo le sue solide mura,
bruceremo tutte le sue sante chiese,
e uccideremo tutti, giovani e vecchi.
e prenderemo prigionieri i bambini,
come prigionieri li condurremo all’Orda,
e i bambini maschi li faremo nostri favoriti,
e le bambine femmine nostre serve.
Noi proibiremo loro di credere in Dio
e nella fede della resurrezione.
Noi li obbligheremo a credere solo
nella nostra fede pagana.”
CORO
Och, smutilos’ serdce, bratija!
Khočet byt’ beda velikaja.
I nostri cuori sono confusi, fratelli!
Ci aspettano orribili sofferenze.
PRINCIPE JURI
O, slava, bogatstvo suetnoe!
O, naše žit’e malovremennoe!
Projdut, probegut časy malye,
i ljažem my v groby sosnovye.
Duša poletit po delam svoim
Pred Božij prestol na poslednij sud,
a kosti zemle na predanie
i telo červjam na s”edenie.
A slava, bogatstvo kuda pojdut?
O, Kitež moj, mat’ gorodam vsem!
O, Kitež, krasa nezakatnaja!
Na to li tebja ja povystroil,
sred’ tëmnych lesov neprochodnyich?
V gordyne bezumnoj mne dumalos’:
naveki sej gorod soziždetsja,
pristaniščim, alčuščim, iščuščim…
Kitež, Kitež! Slava gde tvoja?
Kitež, Kitež! Gde ptency tvoi?
O gloria, vana ricchezza!
Ah, le nostre vite sono così brevi!
Le brevi ore passano così fugacemente,
e presto giaceremo in bare di pino.
Le nostre anime voleranno via come saremo degni
per il Giudizio finale davanti al trono di Dio,
mentre le nostre ossa saranno affidate alla terra,
e i nostri corpi saranno cibo per i vermi.
Gloria e ricchezza, dove vanno?
O mia Kitezh, madre di tutte le città!
O Kitezh, la cui bellezza non tramonterà mai!
È stato per questo che ti ho costruito
nel buio di impenetrabili foreste?
Nel mio orgoglio irrazionale pensavo
che questa città era fondata per vivere in eterno,
un porto e un rifugio
per tutti quelli che soffrono, che hanno fame, che cercano…
Kitezh, Kitezh! Dov’è la tua gloria?
Kitezh, Kitezh! Dove sono i tuoi aquilotti?
(al paggio)
Otrok malyj, ty molože vsech,
ty vzojdi-ka na cerkovnyj verch,
pogljadi ne vse četyre storony,
ne daët li Bog nam znamen’ja.
Paggio, tu sei il più giovane.
Arrampicati sul tetto della chiesa
e spingi lo sguardo in quattro direzioni;
guarda se Dio ci manda un segnale.
(Il paggio corre sul campanile e guarda attorno in tutte le direzioni)
POJAROK, PRINCIPE JURI E CORO
Čudnaja nebesnaja carica,
naša Ty zastupnica svjataja!
Milost’ju velikoj ne ostavi!
Meravigliosa regina del cielo,
nostra santa protettrice!
Nella tua grande misericordia, non abbandonarci.
PAGGIO
Pyl’ stolbom podnjalas’ do neba,
belyj svet ves’ zastilaetsja.
Mčatsja komoni ordynskie,
skačut polčišča so vsech storon;
ich znamëna razvevajutsja,
ich meči blestjat bulatnye.
Vižu, kak by Kitež-grad gorit:
plamja pyšet, iskry mečutsja,
v dyme zvëzdy vse pomerknuli,
samo nebo zagorelosja…
Iz vorot reka tečët,
vsja iz krovi nepovinnyja…
I vitajut vrany čërnye,
tëploj krov’ju upivajutsja…
Una colonna di polvere sta salendo nel cielo,
la luce del giorno si sta oscurando.
I cavalli dell’Orda stanno correndo,
moltitudini di uomini cavalcano da tutte le parti;
le loro bandiere sventolano,
le loro spade d’acciaio brillano.
Io vedo, come se la città di Kitezh stesse bruciando,
le fiamme si alzano al cielo, le scintille si diffondono ovunque,
e dal fumo tutte le stelle sono offuscate,
il cielo stesso è illuminato…
Dalle porte scorre un fiume
di sangue innocente…
E i neri corvi si levano in volo
intossicati dal sangue caldo…
PRINCIPE JURI
Och, strašna desnica Božija!
Gibel’ gradu ugotovana,
nam že meč i smert’ naprasnaja.
Oh, terribile è la mano destra di Dio!
Si sta preparando la distruzione della città,
e la spada e una ingiusta morte ci aspettano.
(alla gente)
Bratija! K Vladyčice vzmolites’,
Kitež zastupnice nebesnoj.
Fratelli! Pregate la Vergine,
la celeste protettrice di Kitezh.
PRINCIPE VSEVOLOD, POJAROK, PRINCIPE JURI E CORO
Čudnaja nebesnaja carica,
naša Ty zastupnica blagaja,
milost’ju nebesnoj ne ostavi,
Kitež-grad pokroj svoim pokrovom.
Meravigliosa regina del cielo,
tu sei la nostra protettrice,
nella tua grazia celeste non abbandonarci.
Fa scudo alla città di Kitezh col tuo manto.
PAGGIO
(con voce addolorata)
Gore, gore, gradu Kitež!
Bez krestov cerkovny makovki,
bez knjazej vysoki teremy;
po uglam sten belokamennych
bunčuki visjat kosmatye;
iz vorot v Ordu konej vedut,
s čistym serebrom vozy vezut.
Disgrazia, disgrazia sulla città di Kitezh!
Le cupole delle chiese vengono private delle croci,
e così le alte torri dei principi;
degli stendardi di pelliccia sono appesi
agli angoli di muri di pietra bianca;
cavalli vengono portati attraverso le porte all’Orda,
carri portano via tutto l’argento.
PRINCIPE JURI
Byt’ Kitežu razgrablenu,
a živym po dan’ nam jatisja.
Och, pozor tot chuže paguby!
Kitezh sarà saccheggiata
e noi presi vivi come tributo,
oh, la vergogna è peggio della distruzione!
(al popolo)
Vzmolimtes’ zastupnice ešče raz,
plač’te vse ot mala do velika,
plač’te vse krovavymi slezami.
Pregate ancora la nostra protettrice,
che tutti, vecchi e giovani alzino lamenti,
lamenti con lacrime di sangue.
(Tutti si prostrano)
CORO
Čudnaja nebesnaja carica,
naša Ty zastupnica blagaja,
Kitež-grad pokroj svoim pokrovom.
Smilujsja, nebesnaja carica,
angelov pošli nam v oboronu.
Meravigliosa regina del cielo,
tu sei la nostra protettrice,
fa scudo alla città di Kitezh col tuo manto.
Abbi pietà, o Regina del cielo,
mandaci i tuoi angeli a difenderci.
PAGGIO
Pusto šolomja, okatisto
Čto nad svetlym Jarom-ozerom,
belym oblakom odejano,
čto fatoju svetonosnoju.
V nebe ž ticho, jasno, blagostno,
slovno v svetloj cerkvi Božiej.
I cieli sono deserti,
le lucenti acque del lago Jar
sono avvolte da una bianca nebbia,
come un velo nuziale che irraggia luce.
I cieli sono calmi, lucenti e dolci,
come una radiosa chiesa di Dio.
(scende)
PRINCIPE JURI
Da sveršitsja volja Božija,
i isčeznet grad s lica zemli.
Sia fatta la volontà di Dio,
la nostra città sparirà dalla faccia della terra.
PRINCIPE VSEVOLOD
Oj že ty, družina vernaja!
Umirat’ nam lepo l’ s žënami,
za stenami ukryvajučis’,
ne vidav vraga licom k licu?
V serdce imemsja edinoe,
vyjdem vorogu vo sreten’e,
za chrest’jan, za veru russkuju
položit’ svoi golovuški.
O mie fedeli milizie!
è giusto per noi morire con le nostre spose,
nascosti dietro queste mura,
senza avere affrontato il nemico faccia a faccia?
Prendiamo coraggio,
andiamo ad incontrare il nemico,
per la fede cristiana, per la fede russa,
e là offriamo le nostre vite.
CORO
Za toboju, knjažič, za toboju! Siamo con te, principe, con te!
PRINCIPE VSEVOLOD
Knjaže Jurij, otpusti nas v pole! Principe Jurij, lasciaci andare sul campo di battaglia!
PRINCIPE VSEVOLOD
Daj vam Bog skončat’sja nepostydno,
k liku mučenik pričtennym byti.
Possa Dio concedervi di morire senza vergogna
ed essere accolti fra i martiri.
(Egli benedice il giovane principe e le sue milizie. Gli uomini dicono addio alle loro spose e lasciano la città col principe, mentre cantano una canzone)
PRINCIPE VSEVOLOD
Podnjalasja s polunoči… A mezzanotte si è messo in marcia...
PRINCIPE VSEVOLOD E CORO
Podnjalasja s polunoči
družinuška chrest’janskaja,
molilasja, krestilasja,
molilasja, krestilasja,
na smertnyj boj gotovilas’.
Prosti, proščaj, rodnaja ves’,
A mezzanotte si è messo in marcia
l’esercito cristiano,
esso prega e si fa il segno della Croce,
esso prega e si fa il segno della Croce,
e si prepara per la battaglia mortale.
Addio, addio, villaggio natale,
(essi passano oltre il recinto)
prosti, proščaj, rodnaja ves’!
Ne plač’ že ty, semejuška:
addio, addio, villaggio natale!
Non piangete per noi:
(oltre le mura)
nam smert’ v boju napisana,
nam smert’ v boju napisana,
a mërtvomu soroma net.
morire in battaglia ci è ordinato,
morire in battaglia ci è ordinato,
e per la morte non c’è vergogna.
(più a distanza)
Nam smert’ v boju napisana…
nam smert’ v boju…
Morire i battaglia ci è ordinato,
morire in battaglia…
(Una lucente nebbia con riflessi d’oro discende dal buio cielo – all’inizio è traslucente, poi diventa sempre più spessa.)
CORO
(alla gente)
Čto ž stoim my, sëstry?
Smertnyj čas už blizok…
Kak že umirat’-to,
ne prostjas’ drug s drugom?
Sëstry, obnimites’;
pust’ sol’jutsja slëzy.
A te slëzy naši
S radosti, ne s gorja.
Che cosa stiamo qui a fare, sorelle?
L’ora della morte si avvicina…
Come possiamo morire
senza dirci addio l’un l’altra?
Sorelle, abbracciamoci;
che le nostre lacrime scorrano assieme.
E le nostre lacrime
siano di gioia, non di dolore.
(le campane delle chiese incominciano a suonare da sole)
Ču! Kolokola vse
Sami zagudeli,
kak by to ot mnogich
vejuščich voskrylij.
Angely Gospodni
Nyne zdes’ nad nami.
Ascoltate! tutte le campane
hanno cominciato a suonare da sole,
come se fossero colpite
da un gran numero di ali sbattenti.
Gli angeli del Signore
sono con noi.
PAGGIO
Oči zastilaet nekoj pelenoju. I miei occhi sono coperti da una specie di velo.
PRINCIPE JURI
Kak by dym kadil’nyj
K nam s nebes snischodit.
È come se incenso
scendesse dal cielo.
CORO
Divno: grad obleksja
V svetluju odeždu.
Vse polkom,
polkom idëmte,
idëmte, suestry,
v chram sobornyj,
da v Gospodnem dome
muk venec priemlem.
È meraviglioso: la nostra città
è avvolta da una tunica splendente.
Andiamo,
tutti assieme,
andiamo, sorelle,
alla cattedrale,
e nella casa di Dio
accettiamo la corona di spine.
PAGGIO
Čudu dnes’ Gospodnju
Podivimsja, sëstry!
Questo giorno, sorelle,
saremo meravigliati del miracolo di Dio!
PRINCIPE JURI
Bog Gospod’ pokrovom
Kitež pokryvaet.
Nostro Dio Signore
fa da scudo a Kitezh con il suo manto.
CORO
A tuman vsë gušče…
Gde my, gde my, sëstry?
La nebbia diventa sempre più fitta…
Dove siamo, dove siamo, sorelle?
PRINCIPE JURI E CORO
Ta otkuda radost’,
svetlaja otkuda?
Smert’ li to prichodit,
novoe l’ rožden’e?
Da dove ci iene questa gioia,
da dove viene questa radiosa gioia
È la morte che viene
o una rinascita?
PAGGIO
Vozlikujte, ljudi,
pojte Bogu slavy!
On trezvonom čudnym
K nam s nebes vzyvaet.
Rallegrati, popolo,
loda il Signore!
Con questo meraviglioso scampanio
Egli ci chiama dal cielo.
POJAROK E PRINCIPE JURI
Bog Gospod sim zvonom
K nam s nebes vzyvaet.
Con questo meraviglioso scampanio
Il Signore ci chiama dal cielo.
(tutto viene avvolto in una nebbia dorata)
(Sipario di nebbia)
[Intermezzo alla Scena II: La battaglia di Kerzhenets]
Scena seconda
Sipario. Un bosco di querce sulle sponde del lago Jar. È buio fitto. La sponda opposta, dove è situata la città di Kitezh, è avvolta in una densa nebbia. Kuterma e i guerrieri Bediai e Burundai si aprono strada nel folto del bosco e escono in una radura che porta verso il lago.
KUTERMA
Vot dubrava ta, vot ozero,
Svetlyj Jar u nas zovomoe,
a sam Kitež-to velikij grad
ne protivnom beregu stoit.
Questo è il bosco di querce, e questo è il lago
che noi chiamiamo il Radioso Jar.
La città della Grande Kitezh
è sulla sponda opposta.
(I guerrieri scrutano nell’oscurità)
BURUNDAI
Lžëš’ ty, pës!
Tam melkij el’niček
Molodoj rastët berezniček.
Stai mentendo, cane!
Quello là è solo un piccolo bosco di abeti,
la cresce una foresta di giovani betulle.
BEDIAI
I mesta pustym-pustynnye. Il posto è assolutamente deserto.
KUTERMA
Ali zvona vy ne slyšali,
čto gudel vo vsju dorožen’ku,
jazykom tem kolokol’nym
slovno bil po serdcu samomu.
Non avete sentito le campane
suonare lungo tutta la strada?
I batacchi sembravano battere
direttamente nel mio cuore.
(Gradualmente i Tartari scendono. Guidano carri con le merci saccheggiate)
CORO
(Tartari)
Oj, ty Rus’, zemlja prokljataja!
Net dorogi prjamoezžija.
Da i tropočki zavaleny
vsë pen’ëm, kolod’em, vyskop’ju.
A stepnye naši komoni
o koren’ja spotykajutsja.
Ot tumanu, ot bolotnogo
duch tatarskij zanimaetsja.
Khot’ pobili rat’ chorobruju,
tretij den’ vsë brodim popustu.
Oh, Russia, terra maledetta!
Non vi sono vie praticabili,
e tutti i sentieri sono ingombri
di tronchi d’albero, legna e alberi caduti.
I nostri cavalli della steppa
inciampano nelle radici.
Questa nebbiosa palude
porta via il respiro a noi Tartari.
Anche se abbiamo sconfitto un esercito valoroso,
per tre giorni stiamo vagando inutilmente.
(a Kuterma)
Obmoročil nas ty, p’janica,
nas zavël v mesta bezljudnye!
Ci hai ingannato, ubriacone,
ci hai portati in una landa disabitata.
(Minacciosamente circondano Kuterma, che si getta ai piedi dei guerrieri)
KUTERMA
Oj, pomilujte, bogatyri! Oh, abbiate pietà, voi guerrieri!
(Burundai e Bediai fermano i Tartari)
BEDIAI
Ne bojsja! My tebja ne tronem,
a k derevu privjažem krepko
i solnyška doždëmsja,
a tam, kak byt’ s toboj, uvidim.
Non temere! Non ti toccheremo,
ti legheremo sicuramente a un albero,
e aspetteremo il sorger del sole.
Allora vedremo che cosa fare di te.
BURUNDAI
I kol’ ne vovse mesto pusto,
stoit na brege bol’šij Kitež,
E se questa non è una landa disabitata
e la Grande Kitezh si trova sull’altra sponda…
BURUNDAI E BEDIAI
tebe s pleč golovu otrubim:
ne izmenjaj rodnomu knjazju.
…ti taglieremo la testa
per avere tradito il tuo principe.
(Appare un carro che porta Fevronia, che è seduta in un angosciato silenzio)
BURUNDAI
A kol’ nas bez tolku moročil,
zavël v bezljudnuju pustynju.
och, gorše smerti budut muki!
E s ci hai ingannato senza motivo,
e ci hai portato in una terra disabitata,
allora i tuoi tormenti saranno più amari della morte!
(Afferrano Kuterma e lo legano a un albero)
Zol narod! Gente disgustosa!
(I Tartari siedono al suolo, accendono fuochi, mentre altri prendono il bottino e ne fanno diverse parti.)
BEDIAI
A žalko knjažiča!
Sorok ran, a živ ne otdalsja.
I giovane principe deve essere compianto!
Quaranta ferite e ancora non si dava per vinto.
BURUNDAI E BEDIAI
To-to b my ego uvažili,
pridavili b krepko doskami,
pirovat’ by sverch uselisja.
“Slušaj, mol, kak sdes’ my prazdnuem!”
Vorremmo mostrargli il nostro rispetto:
lo tenevamo schiacciato con delle assi
e allora tutti vi ci siamo seduti sopra.
“Ascoltate, come possiamo celebralo qui!”
(I Tartari aprono alcune botti di vino e bevono da coppe d’argento. Burundai e Bediai siedono con gli altri)
BEDIAI
Beregli vino chozjaeva,
sami tak i ne otvedali.
Gli osti ci hanno dato il loro vino,
ed essi non ne hanno assaggiato nemmeno un goccio.
(I Tartari si tirano a sorte il bottino e bevono vino. Molti, presa la loro parte, escono)
CORO
Ne vorony, ne golodnye
sletalisja ne poboišče,
Murzy-knjaz’ja sobiralisja,
sadilis’ vkrug, budut del delit’.
A vsech knjazej sorok vitjasej,
v delu paëv suprotiv togo.
A pervyj paj – solotoj šelom
togo li knjaz’ka svjato-russkogo;
Drugoj že paj – ego tel’nyj krest;
a tretij paj – v serebre bulat.
Eščë est paj, – on dorože vsech, –
svet devica polonjanočka:
ne p’ët, ne est, ubivaetsja,
slezami, svet, zalivaetsja.
Non ci sono corvi affamati
che scendono sui sanguinosi campi di battaglia.
I principi Murza si sono riuniti,
siedono attorno e si spartiscono il bottino.
Sono in tutto quaranta principi cavalieri,
e tante sono le parti del bottino.
La prima parte è l’elmo d’oro
del nobile principe di Russia;
la seconda è il suo crocefisso;
la terza la sua spada d’argento.
C’è un’altra parte — la più preziosa —
l’amabile fanciulla prigioniera,
che rifiuta cibo e bevande
e che si consuma dal dolore in fiumi di lacrime.
BURUNDAI
Oj že, vy murzy tatarskie!
Mne ne nado zlata, serebra –
otdavajte polonjanočku;
s neju ja sejčas iz delu von.
Uh, voi Murza tartari!
Io non ho bisogno né di oro né di argento;
datemi la ragazza prigioniera;
prendendo lei esco dalla spartizione.
BEDIAI
Čto ty, gde že ėto vidano?
Čto povypadet po žereb’ju,
to puskaj i dostavaetsja;
samomu mne devka po serdcu.
Come così, da quanto s’è sentito ciò?
Qualunque parte di bottino ti interessi,
puoi averla;
Anch’io ho posto gli occhi sulla ragazza.
BURUNDAI
Ja vidal eë doprež tebja,
tut ona mne i v ljubov’ prišla.
Popytaem, sprosim devicu:
mol, za kem iz nas sama pojdët?
La vidi io per primo,
e mi innamorai di lei.
Facciamo la prova, e chiediamo alla ragazza
quello di noi che ella vuole avere.
BEDIAI
(con una risata)
Svoemu polonu klanjat’sja! Fa omaggio al nostro bottino!
BURUNDAI
(a Fevronia)
Ne plač’, ne plač, krasna devica!
Svezy tebja v zolotu Ordu,
voz’mu tebja vo zamužestvo,
v cvetnom šatre posažu tebja…
Non piangere, non piangere, bella fanciulla!
Io ti porterò all’Orda d’Oro,
ti porterò come mia sposa,
e siederai in una tenda colorata…
BEDIAI
(interrompendolo sghignazzando amaramente)
Ne plač’, ne plač, krasna devica!
Svezy tebja v zolotu Ordu,
voz’mu tebja vo rabotnicy,
učit’ tebja budu plëtkoju…
Non piangere, non piangere, bella fanciulla!
Io ti porterò all’Orda d’Oro,
Io
ti farò lavorare, ti insegnerò con la frusta…
BURUNDAI
Daš’ mne debku, budeš’ drugom mne,
a ne daš’, in budeš’ nedrugom.
Dammi la ragazza e sarai amico mio,
se no sarai mio nemico.
BEDIAI
(cupamente)
Nedrug tvoj. Tuo nemico.
BURUNDAI
(colpendo Bediai sulla testa con un ascia)
Tak na ž tebe! Bene, prendi questa!
(Bediai cade morto. Si fa silenzio per un momento, quindi i Tartari con calma continuano con la spartizione. Prendendo la loro parte, molti hanno bevuto, e non più in grado di camminare, cadono addormentati)
CORO
Ne vorony, ne golodnye
sletalisja na poboišče…
Murzy knjaz’ja sobiralisja,
sadilis’ vkrug, budut del delit’.
Non ci sono corvi affamati
che scendono sul campo insanguinato…
I principi Murza si sono radunati,
siedono attorno e si spartiscono il bottino.
(Burundai porta Fevronia con sé, si sdraia su un tappeto, la fa sedere e cerca di confortarla)
BURUNDAI
(tirando Fevronia verso di sé e cercando di abbracciarla)
Ty ne bojsja nas, krasavica!
Naša vera, vera lëgkaja:
ne krestit’sja, ne poklony bit’…
A už budet zolotoj kazny…
Non temere, mia beltà!
La nostra fede è facile da praticare:
Non devi segnarti né prostrarti…
e avrai un tesoro d’oro…
(mezzo addormentato)
Ne robej, lesnaja ptašečka…
bliže!… nu! Za čto nelaskova?
Non essere timida, piccolo uccello della foresta…
Vieni più vicina… bene? Perché sei così gelida?
(cade addormentato)
(L’intero accampamento dorme. Fevronia si allontana da Burundai)
FEVRONIA
(lamentandosi)
Ach, ty milyj ženich moj, nadëža!
Odinëchonek ty pod rakitoj,
ne oplakan ležiš’, neomytyj!…
Kaby vedala ja tvoë mesto,
ja slezoj tvoë telo omyla b,
svoej krov’ju tebja orogrela b,
svoim duchom tebja oživila b.
Ach, ty serdce, retivoe serdce!
Otryvalos’ ty, serdce, ot kornja,
zalivalosja aloju krov’ju.
A i kak mne tebja prirastiti?
Ah, mio caro marito, mia speranza!
Tu sei così solo sotto il salice,
tu giaci là, nessuno piange per te o canta il tuo rito funebre,
tu giaci là insanguinato senza che alcuno ti lavi…
Se avessi saputo dove sei
avrei lavato il tuo corpo con le lacrime,
ti avrei riscaldato col mio sangue,
ti avrei ridato la vita col mio respiro.
Ah, mio cuore, mio ardente cuore!
Sei stato strappato dalla sua radice
e sei coperto di sangue rosso vivo.
Come potrò vederti rifiorire?
(piange in silenzio)
KUTERMA
(legato all’albero, parlando a bassa voce)
Slyš’ ty, devica… Ascoltami, fanciulla…
(correggendosi)
Knjaginja svet! Amabile Principessa!
(Fevronia ascolta)
Ne pobrezguj okajannyim,
stan’ pobliže, čistyj celovek!
Non disdegnare il maledetto,
vieni più vicino, nobile anima!
FEVRONIA
(riconoscendo Kuterma e avvicinandosigli)
Griša, Griša, čto sveršil esi! Grisha, Grisha, che cosa hai fatto!
KUTERMA
Och, molči! Nevmogotu už mne:
smert’ strašna, končina skoraja;
potjagčej togo zlodej-toska…
A uz˛ zvon Uspen’ja kitežskij!
I počto zvonit nevovremja?
Och, kolotit Griške kolokol,
slovno obuchom po temeni.
Oh, taci! È insopportabile:
Io ho paura della morte, e la mia fine è vicina:
ma più opprimente di questo è la maligna angoscia…
No, non nominare le campane di Kitezh!
Perché suonano nel momento sbagliato?
La campana è come un martello per Grisha,
è come un’ascia che colpisce la mia testa.
FEVRONIA
(ascoltando)
Gde že zvoi-to? Di quali campane stai parlando?
KUTERMA
Ach, knjaginjuška!
Malym-malo požalej menja:
šapku mne nadvin’-ka na uši,
čtoby zvonu mne ne slyšati,
čtoby grust’-tosku moju izbyt’.
Ah, principessa!
Abbi un poco di pietà per me:
Abbassa il mio berretto sulle orecchie
così che io non le possa più sentire,
così da liberarmi da questa dolorosa sofferenza.
(Fevronia gli si avvicina e gli abbassa il berretto sulle orecchie; egli ascolta. Con disperazione)
Net, gudit, gudit prokljatyj zvon!
Ot nego nikak ne skrojusja.
No, le maledette campane continuano a suonare!
Non mi posso sottrarre.
(Scuote furiosamente la testa, e il berretto cade a terra. Sussurrando rapidamente e con passione)
Otpusti menja, knjaginjuška,
razreši mne uzy krepkie,
daj ujti ot muk tatarskiich,
chot’ denëk eščë pomajat’sja!
Ubegu v lesa dremučie,
otrošu po pojas borodu,
stanu sam sebe duša spasat’.
Lasciami andare, Principessa,
liberami da questi legami,
lascia che io scappi dai tormenti di questi Tartari,
e di soffrire ancora per un giorno!
Io correrò attraverso la foresta addormentata,
farò crescere la mia barba fino alla cintura,
e io stesso salverò la mia anima.
FEVRONIA
(con indecisione)
Čto zamyslil, Griška, vydumal?
Ved’ kaznjat menja mladëšen’ku.
Che cosa stai progettando, Grisha, che cosa hai escogitato?
Essi metteranno a morte me, una bambina.
KUTERMA
(con più calma, cercando di convincerla)
Ėch, na čto tebe život bereč’?
Čto imela, vsë posejala;
iz ljudej-to daže knjažeskich,
počitaj, v živych desjatka net.
Ah, che bisogno hai di vivere?
Tu hai perso tutto quello che avevi;
pensa, anche fra la gente del principe.
Non ne sarà rimasta che una dozzina di persone
(sordamente)
A ne daj Bog čtob i živ kto byl! e Dio garantisca che non ne sia rimasto alcuno vivo.
FEVRONIA
(con crescente sbigottimento)
Otčego “ne daj Bog” Grišen’ka? Perché “Dio garantisca” Grishenka?
KUTERMA
Kto ni vstretit, vsjak ub’ët tebja. Perché se ti incontrasse qualcuno, ti ucciderebbe.
(Fevronia rabbrividisce)
Kak povël ja rat’ tatarskuju,
na tebja velel vsem skazyvat’…
Poiché io ho guidato l’esercito tartaro
ho detto a tutti di dire che sei stata tu…
FEVRONIA
(indietreggiando spaventata)
Na menja velel ty, Grišen’ka? Io, Grishenka?
KUTERMA
(con calma, annuendo)
Na tebja. Sì, tu.
FEVRONIA
(coprendosi la faccia con le mani)
Oj, strašno, Grišen’ka!
Griša, ty už ne Antichrist li?
Oh, questo è terribile, Grishenka!
Grishenka, sei l’Anticristo?
KUTERMA
Čto ty, čto ty?
Gde už mne, knjaginjuška!
Prosto ja noslednij p’janica:
nas takich na svete mnogo est’.
Slëzy p’ëm kovšami polnymi,
zapivaem vozdychan’jami.
Che cosa vuoi dire?
Tu mi sopravvaluti, Principessa!
Io sono solo l’ultimo degli ubriaconi;
ci sono molti come me in questo mondo:
Beviamo delle coppe piene di lacrime
e le vuotiamo fra i singhiozzi:
FEVRONIA
Ne ropšči na dolju gor’kuju:
v tom velika tajna Božija.
Al’ tebe to v radost’ ne bylo,
ved’ i to nam svet Božestvennyj,
kak drugie chodjat v radosti?
Non compiangere il tuo amaro destino:
in questo il mistero di Dio è grande.
Tu non sei felice,
non è come la luce divina per noi,
quando gli altri sono felici?
KUTERMA
Ėch, ty svet moja knjaginjuška!
Naši oči zaviduščija,
naši ruki zagrebuščija,
na čužuju dolju zariš’sja,
da suliš’ im licho vsjakoe…
A i Boga suprotiv pojdëš’:
my na to i v gore vek živëm,
čtoby v goršich mukach smert’ prinjat’?a
Ah, mia amabile principessa!
I nostri occhi sono invidiosi,
le nostre mani sono rapaci,
noi invidiamo quello che gli altri hanno,
noi desideriamo per loro ogni male…
Ma perché dovremmo andare contro Dio:
non è sufficiente vivere la nostra vita nel dolore,
dobbiamo anche morire fra i tormenti?
FEVRONIA
(con sentimento)
Gor’kij, gor’kij, triždy boleznyj!
Ty i vprjam’ ne znaeš’ radosti.
Amaro, amaro, tre volte infelice!
Realmente tu non conosci la gioia.
KUTERMA
(assecondandola)
I ne slychival, knjaginjuška,
kakova ona takaja est’.
Io non so, Principessa,
che cosa sia la gioia.
(di nuovo, rapidamente e con agitazione)
Otpusti menja, knjaginjuška,
razreši mne uzy krepkie.
Lasciami andare, Principessa,
liberami da questi legami:
FEVRONIA
Byt’ tomu.
Stupaj, Gospoden’ rab!
Razrešu ja uzy krepkija,
smertnich muk ne pobojusja ja,
pomoljus’ za palačej svoich.
Ty ž userdno kajsja: Bog prostit.
Kajsja, vsjakij grech proščaetsja,
a kotoryj neprostitel’nyj,
ne prostitsja, – tak zabudetsja.
Čem že puty mne porušiti?
E sia.
Va, servo di Dio!
Ti libererò dei tuoi legami.
Io non temo torture mortali,
io pregherò per i miei carnefici.
Pentiti seriamente: Dio ti perdonerà.
Pentiti ed Egli perdonerà ogni peccato,
e se qualche cosa di imperdonabile
non si potrà perdonare, sarà dimenticata.
Con cosa posso tagliare queste funi?
KUTERMA
U togo murzy sedatogo,
vidiš’, nož torčit za pojasom.
Guarda, quel Murza dai capelli grigi
ha un coltello alla cintura.
(Fevronia si avvicina a Burundai e gli toglie il coltello. Questi si sveglia)
BURUNDAI
(mezzo addormentato)
Ty ko mne, moja krasavica! Vieni vicino a me, bellezza mia!
(Cerca di abbracciare Fevronia, ma cade addormentato. Fevronia taglia la corda che lega Kuterma)
KUTERMA
(Fra sé, con gioia)
Oj, golubčiki, na vole ja!
Nu, teper’ davaj Bog nožen’ki!
Ah, gente, libero!
Ora che Dio mi garantisca le gambe per correre!
(di nuovo sente le campane suonare)
Slyšiš’? Snova zvon neistovyj.
Neprijazn’ sama v klepalo b’ët,
tomnyj strach navodit na serdce…
I kak strach tot raspolzaetsja,
po rukam, nogam, po žiločkam…
Khodunom pošla syra zemlja.
Sentite? Il parossismo di queste campane.
È lo stesso nemico che picchia su quelle campane.
Una languida paura mi prende al cuore…
Come questa pausa si insinua
nelle mie braccia, nei miei piedi, nelle mie vene…
L’umida terra sta tremando.
(Cerca di correre, ma inciampa e cade. Per un certo tempo rimane immobile, quindi si rialza; con disperata risoluzione)
Ne ujti ot muk kromešnyich,
ne žilec ja na belom svetu!
Golovoju v omut kinusja,
budu žit’ s besami tëmnymi,
s nimi noč’ju v čechardu igrat’.
Non sfuggirò più al tormento di queste campane,
non appartengo più a questo mondo!
Mi tufferò dentro un vortice,
vivrò con i demoni neri,
e con loro giocherò al salto della rana.
(Kuterma si precipita verso il lago: si ferma vicino alla riva, come pietrificato. I primi raggi del sole illuminano la superficie del lago e il riflesso della città capitale nel lago sotto una sponda deserta. Il suono di un festoso scampanio a poco a poco si fa sempre più forte. Kuterma si getta indietro verso Fevronia e con spaventata meraviglia le mostra il lago.)
Gde byl bes, tam nynče božen’ki;
gde byl Bog, tam ničegošen’ki!
Gde že bes teper’, knjaginjuška?
C’era un demone e ora ci sono degli idoli;
c’era Dio e ora non c’è nulla!
Dov’è ora il demone, principessa?
(erompe in una fragorosa risata)
A, cha, cha, cha, cha, bežim, golubuška!
“On” velit mne Kitež-grad najti.
Ah, ah, ah, ah, ah, corriamo, mia cara!
“Egli” mi ordina di trovare la città di Kitezh.
(selvaggiamente)
Ga! Ah!
(Corre via, trascinandosi dietro Fevronia. Il suo grido ha svegliato i Tartari)
CORO
Kto tam bešenyj kričal-vopil,
ranym-rano nas, tatar, budil?
Už ne vorogi l’ podkralisja?
Ali vremja nam v pochod idti?
Chi era che gridava come un pazzo,
svegliando noi tartari così presto?
È forse qualche nemico che si avvicina?
O è tempo per noi di rimetterci in campagna?
(vedendo la visione del lago)
Čudo, čudo neponjatnoe!
Oj, vy voiny tatarskie,
prosypajtes’, probuždajtesja!
Pogljadite, podivitesja!
È una meraviglia, una incomprensibile meraviglia!
Ehi, guerrieri tartari,
svegliatevi, alzatevi!
Guardate e meravigliatevi!
(con stupore)
Khot’ nad ozerom pustym-pusto,
v svetlom ozere, kak v zerkale,
oprokinut viden stol’nyj grad…
Slovno v prazdnik da na radostjach,
zvon vesëlyj razdavaetsja.
Non c’è nulla sopra,
ma nel lago, come in uno specchio,
voi potete vedere la città capitale capovolta…
E come in un giorno festivo
si sente un allegro scampanio.
(I tartari sono presi da incontrollabile paura)
Proč’ bežimte!
Proč’, tovarišči!
Proč’ ot mest sich!
Ot prokljatyich!
Ne slučilos’ by nedobrogo!
On velik…
Lasciamoci il lago alle spalle!
Via, camerati!
Via da questo luogo!
Da questo luogo maledetto!
Speriamo che non accada nulla di male!
Egli è grande…
(correndo)
Oj! Oh!
(corrono in varie direzioni)
Strašen russkij Bog! Il Dio Russo è terribile!
ATTO QUARTO
Scena prima
Notte oscura. Un folto dimenticato da Dio nella foresta di Kerzhenets. Un abete sradicato è disteso attraverso la scena: Sul retro una radura e una palude ricoperta di muschio. Fevronia si fa strada attraverso il folto e resistente sottobosco in abiti laceri; un Kuterma sconvolto la segue.
FEVRONIA
(si siede sul tronco d’albero, esausta)
Oj, nel’zja idti mne, Grišenka:
ot istomy mne nemožetsja,
rezvy nogi podkosilisja.
Oh, non posso proseguire, Grishenka:
sono sfinita,
i miei piedi veloci si rifiutano.
KUTERMA
Nedosig by, muchomory ždut…
Da už sjadem zdes’, knjaginjuška;
ty na pen’, a ja na muravejnik,
Ėknj bes-to u menja zatejnik!
Hai scelto il momento sbagliato, i diavoli stanno aspettando…
Ma sediamoci qui, principessa;
voi su quel tronco d’albero e io su questo formicaio.
Che diavolo di persona imprevedibile ho dentro di me!
(in modo insolente e con le mani ai fianchi)
Vozgordilas’ ty, knjaginjuška
za stolom za knjaž’im sidjuči,
ne uznala druga prežnego.
Voi vi siete inorgoglita, principessa,
sedendo alla tavola dei principi,
e non riconoscete il vostro vecchio amico.
(fra sé)
Vmeste ved’ chodili po miru. Noi andavamo mendicando assieme per il mondo, non ricordate?
(pietosamente, come un mendicante)
Daj mne bednomu, bezrodnomu,
daj ozuboček golodnomu,
daj mne ščec chlebnut’ chot’ ložečku,
daj prosviročki nemnožečko.
Datemi un boccone,
povero, senza casa e affamato come sono,
datemi un cucchiaio di minestra di cavoli,
datemi un piccolo pezzo di pane azzimo.
FEVRONIA
Byli jagodki, da ty ž ich s”el. C’erano alcune bacche, ma te le sei mangiate.
KUTERMA
(in modo precipitoso)
Bes ich s”el… moej dušoj zael. Il diavolo se le è mangiate… e la mia anima è il suo dessert.
(in modo insolente)
To-to nam udača vypala!
Šutka l’ iz bolota ržavogo
ugoditi v ložnju knjažuju?
Vot už vprjam’ knjaginja znatnaja;
žal’, čto lapy-to ljagušeč’i.
Che bella fortuna abbiamo avuto!
È una cosa così facile fare
una camera principesca da un fetido acquitrino?
Una illustre principessa infatti;
è proprio un peccato che abbia gambe di rana.
(selvaggiamente)
Cha, cha, cha, cha, cha! Ah, ah, ah, ah!
FEVRONIA
(umilmente)
Ne glumisja, a odumajsja:
pomni, čto za grech sveršil esi.
Non schernire, raccogli i tuoi pensieri;
ricorda i peccati che hai commesso.
KUTERMA
Staraja pogudka, staryj lad!
Ja ne grešnik, Gospodu prispešnik,
raja svetlogo privratniček.
Ne rubil ja duš nevinnyich,
pričisljal ich k liku mučenik,
umnožal Christovo voinstvo.
È la stessa vecchia fola!
Io non sono un peccatore, ma un servo di Dio,
non sono il portiere delle Auree Porte.
Non ho distrutto anime innocenti,
le ho aggiunte all’elenco dei martiri:
Ho moltiplicato l’esercito di Cristo:
FEVRONIA
Griša, Griša, zamolči i plač’!
Plač’, kol’ slëzy est’.
Slezoju vyjdet.
Grisha, Grisha, fa silenzio e piangi!
Piangi se hai delle lacrime.
Una lacrima laverà le tue macchie.
KUTERMA
(frignando)
Pravo, žal’ mne Grišu starogo.
Chorošo tomu dušu spasat’,
kto živët umom da chitrost’ju.
Skažet serdcu on poslušnomu:
“Koli gducho ty čužoj bede,
Mysli-pomysly noglubže sprjač’!
Budem delat’ povelennoe,
vsech ljubit’ da liš’ sebja gubit’,
niščich žalovat’, poganych psov, –
Infatti, mi spiace per il vecchio Grisha.
Egli che ha il pieno possesso delle sua facoltà mentali
e con la sua astuzia può facilmente salvare la sua anima.
Egli dirà al suo cuore obbediente:
“Se sei sordo al dolore degli altri
nascondi i tuoi pensieri e le tue intenzioni nella profondità di te!
Faremo quello che ci viene comandato,
amiamo tutti e distruggiamo solo noi stessi,
facciamo favori ai mendicanti, quei sudici cani –
(si volta a guardare Fevronia; ella sta piangendo)
na tom svete vsë okupitsja” e otteniamo la nostra ricompensa nell’aldilà.”
FEVRONIA
(fra sé)
Bože, smilujsja nad Grišen’koj,
Ty pošli ljubvi chot’ krošečku,
slëzy daj emu umil’nyja!
O Dio, mostra pietà per Grishenka,
donagli il tuo amore, anche se poco poco,
dagli lacrime di tenerezza!
KUTERMA
Vot kak raz i oserčala! Vidiš’? Ora sei veramente indisponente! Vedi?
(quasi con un sussurro)
Nu, davaj molit’sja, esli chočeš’…
Tol’ko ne Emu; ved’ na Nego-to
i smotret’ nel’zja: navek oslepneš’.
Pomoljuc’-ko ja syroj zemli;
Bene, andiamo a pregare se vuoi…
Ma non Lui; dopo tutto tu non puoi
guardarLo o ti accecherai per sempre.
Io pregherò l’umida terra;
(assillante come un bambino)
nauči menja zemli molit’sja,
nauči-ko, nauci, knjaginjuška!
insegnami a pregare la terra,
insegnami, insegnami, principessa!
FEVRONIA
Ja l’ ne rada naučit’ tebja?
Povtorjaj že slovo za slovo.
Perché non dovrei essere felice di insegnarti?
Ripeti parola per parola:
(Kuterma si inginocchia e si prostra)
Ty zemlja, naša mati miloserdnaja! Terra, nostra clemente madre!
KUTERMA
(ripetendo)
Miloserdnaja. Clemente madre.
FEVRONIA
Vsech poiš’ ty nas,
kormiš’ zlych i pravednych.
Ci dai tutte le bevande,
nutri i malvagi e i giusti.
KUTERMA
Zlych pravednych. I malvagi e i giusti.
FEVRONIA
Ty prosti sogrešen’ja
Griše bednomu!
Perdona le trasgressioni
del povero Grisha!
KUTERMA
Griše bednomu! Del povero Grisha!
FEVRONIA
A grechu net nazvan’ja,
net i imeni,
Il suo peccato non ha nome,
è inesprimibile:
KUTERMA
A ne svesit’ grecha-to
i ne vymerjat’.
Il suo peccato non ha nome,
è inesprimibile:
FEVRONIA
Ty zemlja ostrunela ot grecha togo. Sei coperta di croste dal quel peccato.
KUTERMA
(con grande sentimento)
Ostrunela, rodnaja,
vsja rastlilasja.
Coperta di croste, cara terra,
tutta corrotta.
FEVRONIA
Ty pošli istočnik
slëz gorjučiich…
Mandagli una primavera
di lacrime brucianti…
KUTERMA
Slëz gorjučiich… Lacrime brucianti.
FEVRONIA
Čtoby bylo zalit’ cem
tebja čërnuju…
Così che possa esserci qualcosa
che si spanda sopra di te, nera…
KUTERMA
(in modo disattento)
Tebja čërnuju. Sopra di te, nera terra.
FEVRONIA
Čtob omylas’ rodnaja
ažno dobela…
Che ti lavi, cara terra,
così diventerai bianca…
KUTERMA
(involontariamente)
Ažno dobela. Così diventerai bianca.
FEVRONIA
(in modo estatico)
I na nivuške novoj,
beloj, kak chartinja,
my poseem s molitvoj
semja novoc.
E sui nuovi campi,
bianchi come la carta pergamena,
con una preghiera noi spargeremo
i nuovi semi,
(Kuterma è silenzioso, e si guarda attorno con paura)
I vzojdut na toj nive
cvety rajskie,
i sama ty, rodnaja,
razukrasiš’sja.
e i fiori del paradiso
discenderanno su quei campi.
e tu, cara terra,
te ne adornerai.
KUTERMA
(con terrore)
Aj! Kto s toboj sidit, knjaginjuška?
Strašen, tëmen i nevzračen on:
smadnyj dym iz pasti seetsja,
oči slovno ugli plamenny,
a ot duchu ot nečistogo
nam, kreščënym, byt’ živym nel’zja.
Ah! Chi è quello che ti siede accanto, principessa?
Spaventoso, nero e mostruoso egli è:
Un vapore fetido esce dalla sua bocca,
i suoi occhi sono tizzoni ardenti,
e noi gente cristiana non possiamo vivere
avvolti da suo impuro fiato.
(si alza precipitosamente)
Oj, pomiluj, gospodine moj!
Ne kazni cholopa vernogo.
Čto prikažeš’ mne?
Pljasat’, skakat’?
Poglumit’sja l’, na dude igrat’?
Oh, abbi pietà, mio Dio!
Non mettere a morte il tuo schiavo fedele:
Che cosa mi comandi?
Di danzare, saltare attorno?
fare il pagliaccio, suonare il piffero?
(danza e fischia selvaggiamente)
Aj, ljuli, narodilsja,
aj, ljuli, v nas vselilsja
zmij sed’miglavyj,
zmij desjatirožnyj.
Aj ljuli, s nim žena,
aj ljuli, rožena,
zla i nenasytna,
naga i besstydna.
Aj ljuli, nalivaj
čašu slalkuju,
aj ljuli, podavaj
merzost’ adobu.
Ahi, luli, egli è venuto alla luce,
ahi, luli, il serpente dalle sette teste,
il serpente dalla dieci corna
si è impiantato dentro di noi,
ahi, luli, e con lui sua moglie,
ahi, luli, è nato,
malvagio e insaziabile,
nudo e svergognato.
Ahi, luli, versa
la dolce coppa,
ahi luli, servi
l’abominazione infernale.
(fischia in una frenesia di paura)
Strašno! Skroj menja, golubuška!
Grud’ju, grud’ju zaščiti menja!
È spaventoso! Nascondimi, mia cara!
Col tuo petto, col tuo petto, proteggimi!
(si precipita verso Fevronia e appoggia la sua testa sul suo seno e si calma per un momento)
Čto že mne? Duša-to devič’ja,
čto v okonnice, sljuda svetla:
neprijazn’ naskvoz’ mne vidima.
Vot ona! Gljadit nevzračen bes.
Iz očej ego poganyich
spicy ognennye tjanutsja,
v serdce Grišen’ke vonzajutsja,
žgut ego ognëm kromešnyim…
Gde bežat’? Kuda ja skrojus’?
Ga!
Che cosa mi accade? L’anima della Vergine
è trasparente come la mica sulle finestre.
Posso vedere il mio nemico attraverso di essa.
È là! Il mostruoso demone mi sta fissando.
Acuti aghi sprizzano
dai suoi occhi odiosi,
e trafiggono il cuore di Grisha,
lo bruciano con il loro fuoco infernale…
Dove posso scappare? Dove posso nascondermi?
Ah!
(corre via con un urlo selvaggio)
FEVRONIA
(sola)
Grišen’ka!…
Ne slyšit… ubežal.
Grishenka!…
Non sente… È scappato via.
(si sdraia sulla distesa erbosa. Gradualmente gli alberi si coprono di un brillante verde smeraldo in una apparenza fantastica)
Chorošo mne stalo ležuči.
chvoroj ustali kak ne byvalo.
I zemlja kolyšetsja tichon’ko,
čto ditja kačaet v kolybeli.
Baj, baj, spi, usni,
spi, serdečko, otdochni,
baju, baju, spi že, spi,
ty, retivoe, zasni.
Come si sta bene sdraiati,
non ho mai sentito una tale spossatezza.
La terra mi culla dolcemente
come cullare un bambino nella cuna.
Culla, dormi, assopisci,
dormi, caro cuore, riposa,
culla, dormi, dormi,
tu ardente cuore, addormentati.
(Un po’ dovunque candele di cera cominciano ad illuminarsi sulle cime degli alberi. Enormi misteriosi fiori gradualmente sbocciano dagli alberi e dalla terra; crisantemi dorati, rose argentee e scarlatte, calendule, calami e altri. Quelli vicini a Fevronia sono più bassi; man mano che si allontanano diventano più alti. Il passaggio verso lo stagno rimane aperto.)
Posmotrju ja: čto zdes’ cvetikov,
i kakie vse čudesnye!
Razzoločrny kasatiki,
čereda-to slovno v žemčuge…
Govorjat, byvajut ptašečki
k nam iz raja iz presvetlogo,
na svoich pavlin’’ich përyškach
semena zanosjat divnye.
Ach vy, cvetiki nezdešnie,
rajskij krin neuvjadaemyj!
Kak že vy pospeli, vyrosli.
sered’ byl’ja ne zaglochnuli?
Vediamo: che graziosi fiori,
e come sono meravigliosi!
Calami dorati,
calendule come collane di perle…
La gente dice che ci sono uccelli
che provengono da un radioso paradiso,
e che sulle loro ali di pavone
portino semi meravigliosi.
Ah, voi fiori che non siete di questa terra,
gigli immortali del paradiso!
Come fate a spuntare e crescere,
come non siete soffocati dalle erbacce?
(I fiori vengono agitati da una leggera brezza)
Divno mne; otkol’, nevedomo, –
ne iz sada li nebesnogo
veterki sjuda povejali.
I nesut duchi medovye
i gorazdo blagovonnye
prjamo v dušen’ku ustaluju,
prjamo v serdce istomlënnoe.
Glubže, glubže vozdochni, duša!
Mi sento così meravigliosamente, non si perché,
come i venti che qui soffiano
venissero da un celeste giardino,
portando mielosi
e dolcissimi profumi
direttamente alla mia anima stanca,
direttamente al mio cuore esausto.
Respira più profondamente, più profondamente, anima mia!
(fa un passo avanti, i fiori si inchinano per salutarla)
Posmotrju ja: čto zdes’ cvetikov,
i kakie vse čudesnye!
Vse vokrug menja somknulisja
i, golovkami kivajuči,
mne poklony b’jut nizëchon’ko,
gospožu svoju privetstvuja.
Ach vy, cvetiki nezdešnie,
rajskij krin neuvjadaemyj!
Takoma prevelika čest’
ne pristala sirotinuške.
Vediamo: che graziosi fiori,
e come sono meravigliosi!
Si sono tutti stretti attorno a me,
chinando il capo
e facendomi profondi inchini,
dando il benvenuto alla loro signora.
Ah, voi fiori che non siete di questa terra,
gigli immortali del paradiso!
Una povera orfana non è degna
di tutti questi onori.
(guardandosi attorno)
Ali vnov’ vesna krasna prišla?
Vse bolota razlelejalis’,
vse derev’ja razukrasilis’,
čto bojaryšni k zlatu vencu;
È di nuovo arrivata la bella primavera?
Tutti gli acquitrini germogliano,
tutti gli alberi sono adornati
come la figlia di un bojaro vestita per le nozze.
(Uccelli delle primavera cominciano a cantare, si sente il suono di un cuculo. Fra le voci degli altri uccelli si sente il canto di Alkonost)
razigralis’ ptaški vol’nyja,
tëmny zarosli pokinuli.
I liberi uccelli stanno intonando le loro voci,
essi hanno abbandonato i loro oscuri boschi.
VOCE DI ALKONOST
(fuori scena)
Ukrepis’ nedëžeju,
veroj nesomnennoju:
vsë zadudetsja, vremja končitsja.
Žli, rabynja Božija,
ždi pokoja tichogo.
Fortifica te stessa con speranza,
con incrollabile fede:
tutto sarà dimenticato, il tempo è alla fine.
Aspetta, serva di Dio,
aspetta l’eterno riposo.
FEVRONIA
Kto ty, golos mne nevedomyj, –
čelovek, al’ ptica veščaja?
Chi sei tu, voce sconosciuta –
sei tu un umano o un uccello profetico?
VOCE DI ALKONOST
Esm’ ja ptica milosti,
Alkonost zovomaja.
A komu poju, –
tomu smert’ prišla.
Io sono l’uccello della grazia,
il mio nome è Alkonost.
A coloro per i quali canto,
arriva la morte.
FEVRONIA
Aj že, ptiza nedogadliva!
Čudesa takie videvši,
umeret’ už mne ne bojazno
i ne žal’ žit’ja sirotskogo.
Ah, uccello lento a capire!
Avendo visto tali meraviglie,
non ho paura di morire
e non rimpiango la mia vita da orfana.
(coglie i fiori celestiali e intreccia una corona)
Ach vy, cvetiki nezdešine,
ne prognevajtesja, milye!
Budet, budet mne
vas nalomat’, narvat’,
budet mne iz vas venki plesti.
Razodenus’ ja v poslednij raz,
kak nevesta rasukrašusja,
v ruki rajskij krin voz’mu,
budu ždat’, tichon’ko radujas’:
prichodi, moja smerëtuška,
gostjuška moja želannaja,
privedi mja v mesto zlačnoe,
gde ženich upokojaetsja.
Ah, voi, graziosi fiori che non siete di questa terra,
non arrabbiatevi, dolci fiori!
Se io vi colgo,
vi strappo
e intreccio corone con voi,
devo adornarmi per l’ultima volta
come si adorna una sposa,
tenendo fra le mani il giglio del paradiso,
e aspettare con calma gioia
la morte che arriva,
beneamata ospite,
e che mi conduce in quel luogo di abbondanza
dove riposa mio marito.
(Dalla profondità della radura, sopra la palude coperta di fiori, il fantasma del principe Vsevolod cammina lentamente come se fosse sopra la terra ferma. Illuminato da una luce dorata, i suoi piedi appena toccano la terra.)
FEVRONIA
(di nuovo piena di forza, corre verso di lui)
Ty li, jasnyj svet očej moich?
Ty l’, vesel’e neskazannoe?
Na tebja l’ gljažu, serdečnogo,
sveta, žemčuga bescennogo?
Ty li al’ podobnyj točiju
Vsevolodu knjazju slavnomu?
Sei tu, radiosa luce dei miei occhi?
Sei tu, mia indicibile gioia?
Sei tu che io vedo, mia amato,
mia luce, mia perla inestimabile?
Sei tu, o sei solo la sembianza
del glorioso principe Vsevolod?
SPETTRO
Veselis’, moja nevesta, beselis’!
Po tebja ženich prišël.
Sii felice, moglie mia, sii felice!
Il tuo fidanzato è venuto a te.
FEVRONIA
Živ nadëža, drug, celëchonek!
Pokaži svoi mne ranočki,
sorok ranoček krovavyich.
Ich obmoju slëzkoj radosti,
pripeku ich pocelujami.
La mia speranza vive, amore mio, sei sano e salvo!
Mostrami le tue ferite,
le tue quaranta sanguinose ferite.
Devo lavarle con le mie lacrime di gioia,
devo asciugarle con i miei baci.
SPETTRO
Mërtv ležal ja v čistom pole,
sorok smertnych ran na tele.
Bylo to, no to minulo:
nynče živ i Boga slavlju.
Io giaccio morto sul campo aperto
con quaranta fatali ferite nel mio corpo.
Questo è ciò che è stato, ma è passato.
Ora io vivo e glorifico Dio.
FEVRONIA E SPETTRO
My s toboju ne rasstanemsja,
my s toboju ne rasstanemsja,
nikoli vo veki večnye,
a i smert’ sama, razlučnica,
požaleet našej mladosti.
Non saremo più divisi,
non saremo più divisi,
mai in nessun tempo,
e la stessa morte, che divide le persone,
avrà pietà della nostra giovinezza.
FEVRONIA
Gljan’-ko Fevroniju
okom svoim laskovym.
Guarda la tua Fevronia
con gli occhi delle tenerezza.
SPETTRO
O, nevesta krasnaja,
golubica nežnaja!
O deliziosa fidanzata,
tenera colomba!
FEVRONIA
Oko svetozarnoe
nezdešnim veseliem,
nezdešnim veseliem
blagodatno,
blagodatno prosvetlennoe.
Occhio splendente
di una felicità non terrena,
di una felicità non terrena,
occhi illuminati dalla grazia,
dalla grazia.
SPETTRO
Kakovo vy sladostny,
sladosny vozduchi vesennie,
takavo tvoj golos sladosten.
Tu hai la dolcezza
dell’aria primaverile,
la tua voce è piena di dolcezza.
FEVRONIA
Ty nachni v usta moi
duchom divnych ust,
divnych ust tvoich.
A ischodjat s ust tvoich
slova vdochnovennye,
reč’ ticha proniknovennaja.
Respira sulle mie labbra
con lo spirito delle tue labbra meravigliose,
le tue labbra meravigliose,
perché le tue labbra pronunciano
parole ispirate,
le tue calme parole sono piene di sentimento.
SPETTRO
Kakovo na cvetikach
čisty rosy Božii,
takovo čista sleza tvoja.
Come la rugiada di Dio
sui fiori è pura,
così sono pure le tue lacrime.
VOCE DI SIRINA
(fuori scena)
Se ženich prišël, –
čto že medliši?
Krasnyj pir gotov,
pospešaj k nemu.
Il fidanzato è arrivato –
perché indugi?
La bella festa é preparata,
affrettati a parteciparvi.
FEVRONIA
Kto ty, golos mne nevedomyj, –
čelovek, al’ ptica veščaja?
Chi sei tu, voce sconosciuta –
sei un umano o un uccello profetico?
VOCE DI SIRINA
Ptica Sirin ja, ptica radosti
a komu poju, budet večno žit’.
Io sono l’uccello Sirina, l’uccello della gioia,
la persona alla quale canto vivrà in eterno.
SPETTRO
Ty pojmi, nevesta krasnaja,
razumej ich reči veščie.
Dast Gospod’ nam nyne radosti,
a eë ž ne snali my,
javit oku svet nevidannyj,
čistyj, nezakatnyj svet,
javit oku svet nevidannyj,
nezakatnyj, nezakatnyj svet.
Mia bella fidanzata, ascoltali,
penetra le loro profetiche parole.
Ora Dio ci darà una gioia
che non abbiamo mai conosciuto.
I nostri occhi vedranno un’ineffabile luce,
una luce pura e che non tramonterà più.
I nostri occhi vedranno un’ineffabile luce,
che non tramonterà più.
FEVRONIA
Dast Gospod’ nam nyne radosti,
a eë ž ne snali my,
javit oku svet nevidannyj,
tichij, nezakatnyj svet.
Ora Dio ci darà una gioia
che non abbiamo mai conosciuto.
I nostri occhi vedranno un’ineffabile luce,
una luce calma e che non tramonterà più.
SPETTRO
Istomilas’ ty, izmučilas’
ot strastej ot vsech, ot goloda.
Vot primi ko ukrepleniju:
nam doroga ved’ ne bližnjaja.
Tu sei esausta, stanca
per le forti emozioni e la fame.
Ora ti restituiremo le forze,
il nostro viaggio sarà lungo.
(Egli prende dal suo petto un pezzo di pane e lo dà a Fevronia. Fevronia rompe il pane e lo mangia, raccogliendo le briciole nel palmo della mano.)
Kto vkusil ot chleba našego,
tot pričasten k večnoj radosti.
Colui che condivide il nostro pane
sarà ammesso alla felicità eterna.
FEVRONIA
(gettando le briciole per terra)
Polno mne… a kroški melkija
vam poseju, ptaški vol’nyja
naposledok vas polakomlju.
Questo basta per me… ma poche briciole,
le spargerò, liberi uccelli,
per l’ultima volta io le offrirò a voi.
(in modo pio)
Gospodi Isuse, ty primi mja,
vodvori v selen’jach pravednych.
Signore Gesù, accettami,
accoglimi nella dimora dei giusti.
(Entrambi, mano nella mano, lentamente attraversano lo stagno, i loro piedi appena toccano il suolo. Scompaiono dalla vista. Suono di campane in lontananza)
[Interludio alla scena II°]
(Essi si vanno verso l’invisibile città di Kitezh. Suono delle campane della Cattedrale dell’Assunzione. Uccelli del paradiso. Il palcoscenico si riempie di nebbia)
VOCE DI SIRINA
(fuori scena)
Obeščal Gospod’ ljudjam iščuščim:
“Budet, detuški, vam vsë novoe:
nebo novoe dam chrustal’noe,
zemlju novuju dam netlennyju.”
Il Signore ha promesso a quelli che lo cercano:
“Piccoli bambini, ogni cosa sarà nuova per voi:
vi darò un nuovo cielo di cristallo,
vi darò una nuova terra imperitura”.
VOCE DI ALKONOST
(fuori scena)
Obeščal ljudjam stražduščim,
ljudjam plačuščim… novoe.
Obeščal Gospod’ ljudjam pravednym.
Tak skazal: “Ce sbyvaetsja slovo Božie,
ljudi, ljudi, radujtes’: zdes’ obraščete
vsech zemnych skorbej utešenie,
novych radostej otkrovenie.
Egli ha promesso ai sofferenti
e a coloro che piangono… un nuovo regno.
Il Signore ha promesso alla gente giusta.
Così Egli ha parlato: “Ora la parola di Dio è mantenuta,
gente, gente, rallegratevi; qui troverete
conforto per tutti i vostri dolori terreni
e la rivelazione di nuove gioie”.
VOCE DI SIRINA
Carstvo svetloe naroždaetsja,
grad nevidimyj sozidaetsja,
neskazannyj svet vozžigaetsja.
Un regno radioso sta diventando realtà,
una città invisibile viene creata,
una luce ineffabile si sta accendendo.
Scena seconda
La nebbia si disperde. La città di Kitezh meravigliosamente trasformata. La Cattedrale dell’Assunzione e il palazzo del Principe vicino alle porte occidentali. Alti campanili, fuochi che illuminano le mura, palazzi ed appartamenti raffinati di pietra bianca e legni preziosi. I bassorilievi di legno sono adornati di perle: affreschi di colore blu intenso, blu cenere e blu-scarlatto, di tutte le sfumature che vi sono nelle nuvole. Una luce chiara, celeste, diffusa, non getta alcuna ombra. A sinistra, di fronte al portone del Principe, vi sono gli appartamenti; l’ingresso è guardato da un leone e da un liocorno d’argento. Sirina e Alkonost, uccelli con la faccia di donna, cantano, seduti sulle spire. Una folla con vestiti secolari bianchi tiene fra le mani gigli del paradiso e delle candele accese, in mezzo alla folla c’è Poiarok che ha ricuperato la vista e il ragazzo che è stato la sua guida.
ALKONOST
Dveri rajskija, rajsskija… Le porte del paradiso, del paradiso…
SIRINA
…vam otkrylisja. …si sono aperte per voi.
ALKONOST
Vremja končilos’… È la fine del tempo…
SIRINA
Večnyj mig nastal. Il momento dell’eternità è arrivato.
ALKONOST
Nastal. È arrivato.
(Tutti si inchinano al giovane principe e a Fevronia, che entrano attraverso le porte, Fevronia è vestita di abiti splendenti.)
CORO
Bud’ tebe u nas dobro, knjaginja. Benvenuta, principessa.
FEVRONIA
(Meravigliata, cammina attraverso la piazza, guardando ogni cosa e battendo le mani per la felicità)
Crstvo svetozarnoe!
O, Bože!
Terema, vrata i povaluši
rovno by iz jachonta.
Inorogi srebrošerstnye!
Čto za pticy rasčudesnyja,
golosami pojut angel’skimi!
Regno radioso!
O Dio!
I palazzi, le porte, le camere
sembrano fatte di rubini.
Il Liocorno ha un vestito d’argento!
Che meravigliosi uccelli,
con le loro voci angeliche!
(La folla circonda il Principe e Fevronia e comincia a cantare una canzone nuziale al suono dei guzli e di celestiali zampogne. Vengono gettati fiori, rose e iris blu ai loro piedi)
CORO
Kak po cvetikam po lazorevym,
po plakun-trave po nevjanuščej
ne tumannoe plyvët oblačko, –
k ženichu idët nevestuška.
Igrajte že, gusli,
igrajte, svireli.
Come la piccola chiara nube fluttua
sopra i fiori blu-azzurro,
sopra le foglie dei salici che mai appassiscono,
così la fidanzata va al suo fidanzato.
Suonate guzli,
suonate cornamuse!
FEVRONIA
(ascoltando la canzone, afferra la mano del principe)
Svadebnaja pesnja-to
a č’ja že svad’ba?
È una canzone di nozze,
ma chi si sposa?
PRINCIPE VSEVOLOD
Naša že, golubuška. Noi, mia cara.
CORO
Svetloj radugoj onojasana,
s neba svëzdami vsja razubrana,
szadi krylija tichoj radosti,
na čele naprasnych muk venec.
Igrajte že, gusli.
igrjte, svireli.
Avvolti in un luminoso arcobaleno
addobbati di stelle del cielo,
con ali di lieta gioia dietro di loro,
e una corona del martirio sulle loro fronti.
Suonate, guzli!
Suonate cornamuse!
FEVRONIA
Ėtu pesnju tam ved’ ne dopeli.
Pomnju, milyj. To-to divno!
Questo canto non era stato terminato sulla terra,
ora ricordo, mio caro. Com’è meraviglioso!
CORO
Okurim eë tem’jan-ladanom,
okropim my živoj vodiceju;
a i skorb’-toska pozabudetsja,
vsë, čto grezilos’, samo pridët.
Ora noi la incenseremo con la mirra,
la spruzzeremo con l’acqua della vita;
pene e dolori saranno dimenticati,
e tutto quello che hai sognato s’avvererà.
(Il Principe Jurij appare all’ingresso degli appartamenti del principe)
PRINCIPE VSEVOLOD
(indicando suo padre)
Vot i svëkor-knjaz’, roditel’ moj. Ecco tuo suocero, il Principe, mio padre.
(Fevronia gli si inchina)
CORO
Milost’ Bož’ja nad toboj, knjaginja. Possa la grazia di Dio essere con voi, principessa.
PRINCIPE JURIJ
Milost’ Bož’ja nad toboj, nevestka! Possa la grazia di Dio essere con voi!
FEVRONIA
(inchinandosi in tutte le direzioni)
Klanjajus’ vam, pravednye ljudi,
i tebe, moj svëkor-batjuška.
Ne sudite vy menja, sirotku,
prostoty moju v vinu ne stav’te,
a primite v čestnuju obitel’,
vo ljubvi svoej menja deržite.
A tebja sprošu ja, svëkor-batjuška:
ne vo sne l’ mne to prividelos’?
Mi inchino a voi, popolo giusto,
e a voi, mio suocero.
Non giudicatemi, un orfano,
non rimproveratemi per la mia semplicità,
ma accettatemi nella vostra onorabile dimora,
accoglietemi con affetto.
Lasciate che vi chieda, suocero mio:
Non è questo un sogno?
PRINCIPE JURIJ
Son-to nynče jav’ju stal, rodnaja,
čto v mečte kazalos’, ožilo.
Il sogno è ora diventato realtà, figlia,
quello che immaginavi nei tuoi sogni ha preso vita.
FEVRONIA
Ljudi dobrye, povedajte:
šla sjuda ja lesom s vecera,
da i šla-to vremja maloe,
a u vas zdes’ neskazannyj svet,
slovno solnce nezakatnoe.
Otčego u vas zdes’ svet velik,
samo nebo lučezarnoe,
čto belo, a čto lazorevo,
inde ž budto zaalelosja?
Buona gente, ditemi:
Sono venuta qui attraverso la foresta questa sera,
e camminai solo per poco tempo,
ma qui voi avete una luce ineffabile,
come quella di un sole che non tramonta.
Perché qui la luce è così brillante
che neppure il chiaro cielo
cosi splendente e azzurro
sembra arrossire qui e là?
PRINCIPE VSEVOLOD E PRINCIPE JURIJ
Ottogo u nas zdes’ svet velik.
čto molitva stol’kich pravednych
izo ust ischodit vidimo,
jako stolp ognistyj do neba.
La ragione della nostra luce brillante
sono le preghiere di molti uomini giusti
che escono dalle loro labbra
e salgono come una colonna di fuoco fino al cielo.
SIRINA, ALKONOST, E PRINCIPE VSEVOLOD
Bez sveščej my zdes’ i knigi čtëm,
a i greet nas, kak solnyško.
Qui possiamo leggere i libri senza le candele,
ed essa ci scalda come il sole.
PRINCIPE JURIJ
Do neba. Fino al cielo.
FEVRONIA
Otčego zdes’rizy belyja,
slovno sneg na bešnem solnyške
iskrjatsja, perelivajutsja,
bol’no glazu neprivyčnomu?
Perché il vostri abiti bianchi
sono come neve al sole primaverile,
scintillanti e iridescenti
e fanno male agli occhi che non vi sono abituati?
PAGGIO, PRINCIPE VSEVOLOD, POIAROK E PRINCIPE JURIJ
Ottogo zdes’ rizy belye,
slovno sneg na vešnem solnyške,
čto slezoj oni omylisja
izobil’noju, gorjučeju.
I nostri vestiti sono bianchi
come la neve al sole primaverile
perché sono stati lavati nelle lacrime,
lacrime abbondanti e brucianti.
SIRINA, ALKONOST, PAGGIO, PRINCIPE VSEVOLOD, POIAROK E PRINCIPE JURIJ
Takovye ž rizy svetlye
i tebe zdes’ ugotovany.
La stessa brillante veste
è stata preparata per te.
CORO
Milost’ Bož’ja nad toboju.
Budi s nami zdes’ voveki,
vodvorisja v svetlom grade,
gde ni plača, ni bolezni,
gde že sladost’ beskonečna,
radost’… večna…
La grazia di Dio sia su di te.
Sta con noi fino alla fine dei secoli,
abita nella nostra radiosa città,
dove non vi sono pianti né infermità,
e dove c’è dolcezza senza fine,
gioia… eterna…
FEVRONIA
O, za čto ėta radost’?
Čem ja Bogu ugodila?
Ne svjataja, ne černica,
liš’ ljubila v prostote ja.
Oh, perché tanta gioia?
Come posso piacere a Dio?
Non sono né una santa né una monaca,
io l’ho semplicemente amato nel mio semplice modo.
SIRINA, ALKONOST, PRINCIPE VSEVOLOD E PRINCIPE JURIJ
Podnesla ty Bogu-svetu
te tri dara, čto chranila:
tu li krotost’ golubinu,
tu ljubov’, li, lobrodetel’,
te li slëzy umilen’ja.
Tu porti al Dio della luce
i tre doni che gli hai riservato:
una dolcezza di colomba,
amore e virtù,
e lacrime di tenera emozione.
CORO
Milost’ Bož’ja nad toboju.
Budi s nami zdes’ voveki,
vodvorisja v svetlom grade,
gde ni plača, ni bolezni.,
gde že sladost’ beskonečna,
radost’… večna…
La grazia di Dio sia su di te.
Sta con noi fino alla fine dei secoli,
abita nella nostra radiosa città,
dove non vi sono pianti né infermità,
e dove c’è dolcezza senza fine,
gioia… eterna…
PRINCIPE VSEVOLOD
Aj že ty, nevesta vernaja,
vremja nam i v cerkov’ Božiju,
v cerkov’ Božiju ko zlatu vencu.
Ah, mia fedele fidanzata,
è tempo per noi di entrare nella chiesa di Dio,
nella chiesa di Dio e prendere l’aurea corona.
FEVRONIA
Milyj moj, ženich želannyj!
Tam v lesu ostalsja Grišen’ka;
on lušoj i telom nemoščen,
čto rebënok stal on razumom.
Kak by Grišen’ku v sej grad svesti?
Mia caro, mio amato marito!
Grishenka è rimasto là nella foresta;
egli è debole nel corpo e nell’anima,
i suoi pensieri sono diventati infantili.
Come possiamo far venire Grishenka nella città?
PRINCIPE JURIJ
Ne prispelo vremja Grišino,
serdce k svetu v nëm ne prositsja.
Il tempo di Griska non è ancora venuto,
il suo cuore non chiede la luce.
FEVRONIA
Ach, kaby mne gramotku poslat’,
utešen’e Griše maloe,
men’šej bratii blaguju vest’?
Ah, se potessi inviargli un messaggio,
alcune parole di conforto per Grishka,
una buona novella per i mendicanti?
PRINCIPE JURIJ
Čto ž! Fëdor gramotu napišet,
otrok malyj Griše donesët:
pust’ po vsej Rusi povedaet
čudesa veliki Božii.
Va bene! Fiodor scriverà il messaggio,
e il giovane paggio lo porterà a Grishka:
Egli racconterà per tutta la Russia
i grandi miracoli di Dio.
(Poiarok mette una lunga pergamena sulla balaustra finemente cesellata dell’ingresso della casa del principe e si prepara a scrivere. Fevronia e il Principe gli stanno vicino)
FEVRONIA
(a Poiarok)
Nu, piši. Čego že ne sumeju,
ljudi dobrye doskažut.
Grišen’ka, chot’ slab ty razumom,
a pišu tebe, serdečnomu.
Bene, scrivi. Quello che non sono in grado di dire,
voi buona gente lo direte per me.
Grishenka, anche se la tua mente è debole,
io ti scrivo, mio caro amico
(Poiarok scrive)
Napisal al’ net? Hai scritto o no?
POIAROK
Napisano. Ho scritto.
FEVRONIA
V mërtvych ne vmenjaj
ty nas, my živy:
Kitež grad ne pal, no skrylsja.
My živëm v toliko zlačnom meste,
čto i um vmestit’ nikak ne možet;
procvetaem aki finiki,
aki kriny blagovonnye, –
pen’e slušaem sladčajšee:
Sirinovo, Alkonostovo.
Non pensare che noi siamo morti;
noi siamo vivi:
La città di Kitezh non è caduta, ma è nascosta.
Noi siamo vivi in un luogo di tale abbondanza,
che la mente non può immaginare;
noi siamo fioriti come delle palme,
come gigli dal dolce profumo –
Noi ascoltiamo la dolcezza del canto
di Sirina e Alkonost.
(al Principe Jurij)
Kto že v grad sej vnidet,
gosudar’ moj?
Chi verrà in questa città,
mio signore?
PRINCIPE JURIJ
Vsjak, kto um nerazdvoen imeja,
pače žizni v grade byt’ voschoščet.
Chiunque non abbia ambiguità nella mente
sceglie la nostra città per viverci.
FEVRONIA
Nu, proščaj, ne pominaj nas lichom.
Daj Gospod’ tebe pokajat’sja.
Vot i znek: v nošči vzgljani ne nebo,
kak stolpy ognistye pylajut;
skažut: pazori igrajut…
net, to voschodit pravednych molitva.
Tak li govorju ja?
E così, addio! Non pensare male di noi.
Dio garantisce che tu ti pentirai.
Questo è un segno: guarda il cielo, la notte
e vedrai le colonne di fuoco bruciante.
La gente dirà che sono i primi raggi dell’alba…
Ma no, sono le preghiere dei giusti che ascendono.
È vero?
CORO
Tak, knjaginja. Sì, principessa.
FEVRONIA
Ino že k zemli prinikni uchom:
zvon uslyšiš’ blagostnyj i čudnyj,
slovno svod nebesnyj zazvenel.
To vo Kiteže k zautrene zvonjat.
Napisal, Feodor?
O anche, fissa il tuo sguardo al suolo:
sentirai il dolce e meraviglioso suono,
come se la volta del cielo stesse risuonando.
Sono le campane del mattino di Kitezh.
Hai scritto Fiodor?
POIAROK
Napisal. Ho scritto.
(Dà il rotolo di pergamena al paggio)
FEVRONIA
(al giovane principe)
Nu teper’ idëm, moj milyj! Così ora, mio caro, andiamo.
CORO
Zdes’ ni plača, ni bolezni, –
sladost’ sladost’ beskonečna,
radost’ večna, radost’,
radost’… večna…
Qui non vi sono pianti né infermità,
e dove c’è dolcezza senza fine,
gioia, eterne gioia
gioia… eterna…
(Le porte della Cattedrale si spalancano rivelando una luce ineffabile)
FINE DELL’OPERA



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Ultimo aggiornamento 28 aprile 2021