Sinfonia in do maggiore


Musica: Zoltán Kodály (1882 - 1967)
  1. Allegro
  2. Andante moderato
  3. Vivo
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, triangolo, archi
Composizione: 1961
Prima esecuzione: Lucerna, 16 agosto 1961
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra, 1962
Guida all'ascolto (nota 1)

A proposito di Kodaly, nell'autobiografia di Bartok troviamo queste parole: «Se mi si chiedesse quali sono le opere che incarnano più perfettamente lo spirito ungherese, risponderei senza esitazione: quelle di Kodaly. Le sue composizioni sono una vera professione di fede nell'anima ungherese. Ciò per una causa esteriore: l'attività musicale di Kodaly affonda le sue radici esclusivamente nel suolo della musica popolare ungherese; e per una causa interiore: la fede incrollabile di Kodaly nella forza costruttiva e nell'avvenire del popolo al quale appartiene.»

Non si sarebbero potuti indicare con maggior intelligenza e precisione i motivi della grandezza, e dei limiti dell'arte di Kodaly: musicista profondamente ungherese, ma che rimase nei limiti della sua natura ungherese senza giungere a portarla su un piano universale come invece riuscì a fare il suo amico ed emulo Bela Bartok. Ed è logico che le opere migliori della sua produzione siano appunto quelle dove il musicista «parla esclusivamente in ungherese» secondo l'affermazione di un critico viennese: i tre cicli di Danze, il Psalmus hungaricus, il Te Deum, la Missa brevis, la musica per Hary Janos ecc.

Prima d'affrontare la composizione di questa Sinfonia Kodaly esitò lungamente. Toscanini gliel'aveva chiesta nel 1930; ma egli cominciò a scriverla solamente nel 1950 (aveva già 68 anni), e non la terminò che nel 1961. La prima esecuzione ebbe luogo al Festival di Lucerna il 16 agosto 1961 sotto la direzione di Ferenc Fricsay: dopo d'allora essa ebbe numerose esecuzioni in Inghilterra e in America, come a Vienna ed a Berlino. In Italia fu eseguita per la prima volta sotto la direzione di Bruno Maderna al festival di Venezia del 1962.

La Sinfonia - dedicata alla memoria di Arturo Toscanini « ... is etenim saepenumero me adhortatus est» - è in tre tempi, e trae ispirazione (per lo meno in gran parte) dalla musica popolare ungherese. E' scritta per l'organico strumentale della tradizione, ed è tradizionale anche la sua architettura: l'Allegro iniziale conserva la struttura della «forma-sonata», e il Vivo finale quella del finale classico, quasi un Rondò. Vivacissimi l'uno e l'altro, sono basati su una tematica proveniente dal folklore ungherese. Ad essi fa un indovinato contrasto la dolorosa e lirica espressione dell'Andante moderato, costruito anch'esso su melodie popolari ungheresi (o forse originali del compositore stesso, ma nello spirito del canto popolare).

Domenico De Paoli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 29 dicembre 1963


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Ultimo aggiornamento 27 dicembre 2014