Fölszállot a páva (Il pavone volò)

Variazioni sopra un tema popolare magiaro per grande orchestra

Musica: Zoltán Kodály (1882 - 1967)
Organico: 3 flauti (3 anche ottavino), 2 oboi (2 anche corno inglese), 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, timpani, glockenspiel, piatti, triangolo, arpa, archi
Composizione: 1938 - 1939
Edizione: Editio Musica, Budapest, s. a.
Guida all'ascolto (nota 1)

Come il suo compatriota ed amico Bela Bartók, Zoltan Kodály ha tratto abbondante alimento nella sua attività creativa dalla musica popolare ungherese, di cui egli, insieme a Bartók, è stato assiduo ricercatore e profondo studioso. Si può dire che tutte le composizioni di Kodaly, da quelle teatrali a quelle di ispirazione religiosa, da quelle orchestrali, vocali-orchestrali e corali a quelle da camera, siano permeate, in maniera più o meno appariscente, dei caratteri autentici del canto magiaro, portati alla luce, nella loro veste originale esente da influssi esterni, attraverso una indagine condotta con un estremo rigore filologico unito ad una viva passione artistica. Il riferimento al folklore nazionale compare d'altra parte esplicitamente in parecchi suoi lavori. Tra questi figurano le Variazioni su un canto popolare ungherese, scritte nel 1938-39 per commissione dell'Orchestra del Concertgebauw di Amsterdam, che festeggiava il cinquantesimo anniversario della sua fondazione, ed eseguite per la prima volta il 23 novembre 1939 sotto la direzione di Willem Mengelberg.

Le Variazioni sono una delle opere più notevoli del musicista. Il canto popolare Il pavone (Felszállott a páva...), che ne è alla base, è una antica melodia ungherese, rivelante nella struttura pentatonica la sua origine orientale. Su questa melodia, di andamento austero, Kodály, elaborando il materiale di sapore orientale con una agguerrita tecnica esercitatasi nello studio della musica dei compositori occidentali, svolge sedici variazioni ed un finale per orchestra, caratterizzati nello stesso tempo da una molteplicità di inflessioni diverse e da una solida compattezza dell'insieme. Le sedici variazioni sono trattate con grande libertà di soluzioni tematiche ed armoniche. L'intonazione generale è, anche in rapporto con l'occasione celebrativa per cui il, pezzo fu scritto, di una festosa ed abbagliante grandiosità.

Alberto Pironti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 7 novembre 1962


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Ultimo aggiornamento 18 febbraio 2015