Po zarostlém chodníčku (Sul sentiero di rovi), VIII/17

Quindici pezzi per pianoforte

Musica: Leós Janàček (1854 - 1928)
  1. Naše večery (Le nostre serate) - Moderato
  2. Lístek odvanutý (Una foglia portata via) - Andante
  3. Pojďte s námi! (Venite con noi) - Andante
  4. Frýdecká panna Maria (La Vergine di Frydek) - Grave
  5. Štěbetaly jak laštovičky (Come le rondini) - Con moto
  6. Nelze domluvit! (Senza parole) - Andante
  7. Dobrou noc! (Buona notte) - Andante
  8. Tak neskonale úzko (Indicibile angoscia) - Andante
  9. V pláči (In lacrime) - Larghetto
  10. Sýček neodletěl! (La civetta prese il volo) - Andante
  11. Andante
  12. Allegretto. Presto
  13. Più mosso
  14. Vivo
  15. Allegro
Organico: pianoforte
Composizione: 1900 - 1912
Edizione: Hudební matice, Praga, 1942
Guida all'ascolto (nota 1)

Janàček scrisse tra il 1901 e il 1911 quindici brevi pezzi per pianoforte, raccolti in due libri sotto il tìtolo Po zarostlém chodnicku. Titolo variamente tradotto in diverse lingue; in italiano è prevalsa la dizione Sul sentiero di rovi, ma altre possibili traduzioni sono Sul sentiero erboso e Sul sentiero ricoperto. Il concetto informatore del titolo sembra essere il sentimento di un passato che resta, oscurato, nella memoria; e quindi il titolo che meglio renderebbe le intenzioni dell'autore potrebbe essere Sui sentieri della memoria.

I quindici pezzi vennero divisi da Janàček in un gruppo di dieci ed uno di cinque. Cinque dei primi dieci (i numeri 1, 2, 4, 7, 10) erano dapprima stati scritti per harmonium e pubblicati come Melodìe slave. La raccolta di pezzi per pianoforte, non pubblicata da Janàček, uscì solo.nel 1947.

I titoli dei primi dieci pezzi - Le nostre serate, Una foglia portata via, Venite con noi, La Vergine di Frydek, Come le rondini, Senza parole, Buona notte, Indicibile angoscia, In lacrime, La civetta non prese il volo - si muovono nell'ambito del descrittivismo e dello psicologismo tanto cari alla musica della piccola borghesia negli ultimi decenni dell'Ottocento. Non si tratta né di adesione diretta ad un mondo in via di estinzione né, alla Satie, di un'adesione finta, che apre la via al grottesco. Per Janàček, come per altro verso per Debussy e per Rachmaninov, si può parlare di epicizzazione del sentimentalismo piccolo borghese, e di sua sublimazione. La scrittura pianistica di Janàček è molto personale, o meglio, le sue scelte delle tonalità e delle posizioni tasti bianchi-tasti neri causano una sonorità soffocata ed opaca che non trova praticamente riscontri nella letteratura del pianoforte.

Piero Rattalino


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 20 maggio 1994


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Ultimo aggiornamento 27 dicembre 2015