Trio per violino, violoncello e pianoforte


Musica: Charles Ives (1874 - 1954)
  1. Moderato
  2. Tsiaj: Presto
  3. Moderato con moto
Organico: violino, violoncello, pianoforte
Composizione: 1904 - 1905
Prima esecuzione: Berea, Kulas Musical Arts Building, 24 maggio 1948
Edizione: Peer International, New York, 1955
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Datato 1907, il Trio di Ives appartiene alla prima maturità del compositore. Certa matrice etnica, i procedimenti poliritmici, e l'estrema mobilità tonale che contraddistinguono le opere future, quali la «Concord Sonata» e i celebri «Three Places in New England» (1914) sono già presenti nel Trio. L'Andante moderato è basato su alcuni temi segnale o temi reminiscenza. Tipico fra questi un corale o fanfara lenta in ritmo ternario, inserito nella andatura binaria del pezzo. Altri echi di fanfare, i caratteristici appelli a terzine sugli intervalli dell'accordo fondamentale, emergono saltuariamente nella parte del violino. Questo Andante moderato è concepito per libere associazioni, quel procedimento del ritratto di una condizione esistenziale che Ives riteneva l'equivalente musicale della scuola trascendentalista di Emerson, Hawthorne e Thoreau, i dedicatari della «Concord Sonata». L'immagine è qui condotta in una progressione aurorale, dal suo formarsi in una divagazione dialogata fra violoncello e pianoforte, che passa poi al violino e pianoforte, per concludere con la sovrapposizione di tutte le reminiscenze evocate dallo scongiuro.

Tsiaj è un titolo formato dalle iniziali di «This Scherzo ls a Joke». Si presenta in varie sezioni giustapposte, ed esse sono un compendio spericolato dello sperimentalismo possìbile, anno 1907: successioni dissonanti, di poi dette barbariche, poliritmia e politonalità. Il Moderato con moto riprende la tematica delle fanfare e del paesaggio musicale della provincia americana, ed anche se alcune mosse cantabili tradiscono una matrice brahmsiana, esse si rivelano citazioni dirette dalla canzone della Nuova Inghilterra.

Gioacchino Lanza Tomasi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Ives è considerato uno dei pionieri del Novecento musicale nordamericano, meno famoso e popolare di George Gershwin e a suo modo anticipatore di Varèse e poi di Cage. Figlio di un maestro di banda della cittadina natale, Danbury nel Connecticut, apprende dal padre i primi rudimenti della musica che gli permettono di suonare l'organo della chiesa appena tredicenne. Più tardi frequenta i corsi di Horatio Parker alla Yale University di New York e approfondisce le sue conoscenze del pianoforte e del violino, oltre che di altri strumenti, studiando i classici della musica, soprattutto Bach, Haendel e Beethoven. Dopo essersi diplomato in composizione nel 1898 Ives, di temperamento individualistico e anticonformista, decide di entrare nel mondo degli affari, organizzando una compagnia di assicurazioni, per poter scrivere musica in piena libertà. Come assicuratore ottiene molto successo, meno come musicista. A chi gli chiede se soffra per questa doppia identità, egli così risponde: «Le mie esperienze nel mondo degli affari mi hanno mostrato la vita sotto molti aspetti, che altrimenti avrei ignorato... Attraverso gli affari ho conosciuto in pieno la vita. Non si può relegare un'arte in un angolo nella speranza che abbia vitalità, realtà e sostanza. L'arte vera non può conoscere esclusioni. Essa proviene direttamente dal centro dell'esperienza della vita vissuta. Il mio lavoro di musicista mi ha aiutato negli affari, e il mio lavoro come uomo di affari mi è stato d'aiuto per la mia musica».

Ives compone musica fino intorno agli anni Trenta, ma una malattia cardiaca lo costringe a ritirarsi nella sua casa di campagna nel Connecticut, dove passa il tempo rivedendo le sue partiture. Soltanto negli ultimi anni prima di morire. dopo decenni di quasi totale incomprensione, egli è diventato l'autore più rinomato della vecchia guardia nordamericana, specialmente per alcuni lavori, come la Seconda Sinfonia del 1902, la Seconda Sonata per pianoforte, completata nel 1915, la Holidays Symphony del 1914 e il Book of 114 Songs, pubblicato nel 1922, Anche Schoenberg non rimase indifferente di fronte alla musica di Ives e nel 1945 scrisse per una rivista americana questo giudizio che richiamò l'attenzione sull'isolato compositore del Connecticut: «C'è un grande uomo che vive in questo paese, un compositore. Egli ha risolto il problema di come restare se stesso e di come continuare a perfezionarsi. Egli risponde alla negligenza, del mondo con il suo disprezzo. Non si sente forzato ad accettare né la lode né il biasimo. Il suo nome è Ives».

Come compositore Ives precorre oppure affianca non pochi atteggiamenti della produzione debussiana, skriabiniana, stravinskiana, per non dire delle molteplici innovazioni armoniche da lui sperimentate prima ancora di conoscere le teorie e le opere schoenberghiane. Del resto il Trio per pianoforte, violino e violoncello op. 50 dimostra la natura estrosa e un po' controcorrente, in senso modernista di ricerca di nuove situazioni armoniche, di Ives. Il Trio è stato composto nel 1904 e alterna momenti per così dire tradizionali di pensosa riflessione ad altri più vivaci e ritmicamente carichi di umorismo dal tratto popolaresco. Il movimento più caratteristico del Trio è il secondo, che l'autore riassume con la sigla TSIAJ che non ha nulla di esotico e sta ad indicare le lettere iniziali della frase "This Scherzo is a joke" messa in calce alla partitura dallo stesso compositore, il quale sembra voler evocare una festa studentesca in un campus universitario, servendosi di frammenti di ragtime e di canti folcloristici. Significativamente in testa alla marcata presenza pianistica del Presto Ives annota che si tratta di una "sunrise cadenza" (cadenza gioiosa). Non mancano accordi sospesi e suoni concepiti con libertà inventiva nel primo e nel terzo movimento, in cui su un impianto bitonale affiorano stirature linguistiche di un vago sapore di avanguardia.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 20 gennaio 1974
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 16 gennaio 1987


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Ultimo aggiornamento 15 giugno 2016