Sinfonia n. 2


Musica: Charles Ives (1874 - 1954)
  1. Andante moderato
  2. Allegro
  3. Adagio cantabile
  4. Lento maestoso
  5. Allegro molto vivace
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, tamburo, grancassa, triangolo, archi
Composizione: 1899 - 1902 circa
Prima esecuzione: New York, Carnegie Hall, 22 febbraio 1951
Edizione: Southern Music, New York, 1951
Guida all'ascolto (nota 1)

Charles Ives, il pioniere della musica moderna americana, produsse le sue opere più originali durante il periodo 1906-1916, precedendo certe scoperte di scrittura - per esempio il politonalismo e il polimetrismo - che avrebbero poi caratterizzato tutta una fase della musica nuova europea.

La Sinfonia n. 2 è però precedente a tale periodo, essendo stata iniziata nel 1889 e terminata nel 1901. Nel suo nobile e lirico linguaggio e nei suoi accenti individuali, essa evoca lo spirito del sinfonismo romantico europeo, ma ripensato con mentalità americana, senza problemi e senza dialettica, ed assunto solo nella sua esterna monumentalità architettonica.

L'opera consta di cinque movimenti, anziché dei quattro tradizionali. L'ampliamento è ottenuto aggiungendo all'Adagio cantabile un altro movimento ugualmente lento: e tale raddoppio, che si ritrova anche in altre composizioni di Ives, si colloca opportunamente al centro dell'ampia costruzione per meglio bilanciarne le parti estreme.

La seconda Sinfonia è scritta per grande orchestra e la strumentazione più che mirare ad effetti di colore mira ad evidenziare la struttura formale. Ad esempio, il primo tempo è quasi tutto scritto per gli archi, con soltanto brevi passi dei corni e dei fagotti, e con la ripresa finale del tema all'oboe.

L'ultimo tempo si stacca dagli altri per il suo carattere spiccatamente folkloristico, nella rievocazione d'una scena di danza del buon tempo antico nel cortile d'una fattoria, mentre nell'aria risuonano i familiari motivi di vecchie canzoni americane.

Nicola Costarelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 10 marzo 1968


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Ultimo aggiornamento 14 luglio 2016