Trio n. 18 in la maggiore per pianoforte, violino e violoncello Hob:XV:18


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro moderato
  2. Andante (la minore)
  3. Allegro
Organico: pianoforte, violino, violoncello
Composizione: Londra, 15 Novembre 1794
Edizione: Longman & Broderip, Londra, 1794
Guida all'ascolto (nota 1)

Nel catalogo cameristico di Franz Joseph Haydn il genere del Trio per pianoforte, violino e violoncello è quantitativamente presente con oltre trenta numeri d'opera; si tratta di composizioni che, sebbene coprano complessivamente l'arco di circa un trentennio, risalgono per la maggior parte al periodo fra il 1784 e il 1796 e appartengono dunque alla produzione matura dell'autore; tuttavia sarebbe errato attendersi da esse quella scrittura di ricercato equilibrio che già da alcuni anni Haydn perseguiva nell'ambito di altri generi compositivi.

Alla fine del XVIII secolo, infatti, il genere del Trio con pianoforte era considerato - come più in generale tutte le composizioni cameristiche con pianoforte - meno impegnativo dei lavori per soli archi (e in particolare del Quartetto), essendo destinato principalmente ai cosiddetti "Liebhaber", gli esecutori dilettanti. A tale destinazione risale il carattere per lo più disimpegnato di queste opere (che non superano tre movimenti e non di rado ne comprendono solamente due), come anche la preminenza assoluta riservata da esse al pianoforte, strumento di rapide soddisfazioni e quindi prediletto dall'emergente ceto borghese.

I Trii con pianoforte di Haydn si configurano dunque come "Sonate per pianoforte con accompagnamento di violino e violoncello" (come recitano i frontespizi delle edizioni a stampa di taluni di questi Trii), nelle quali il violino ha una contenuta funzione melodica, mentre il violoncello si limita quasi sempre al semplice raddoppio della linea del basso pianistico. Questo stato di cose ha portato talvolta a considerare questi Trii haydniani con una certa sufficienza. Simili critiche, tuttavia, non sembrano tener conto che i limiti di queste composizioni sono impliciti nella loro stessa destinazione.

Al contrario, il maggior merito dei Trii di Haydn consiste proprio nella loro perfetta aderenza a quel puro piacere di far musica che era l'esigenza prima dei "Liebhaber". Ne dà conferma anche il Trio in la maggiore n. 18; scritto nel 1794, risale al periodo del secondo dei due viaggi del compositore in Inghilterra,, nel corso dei quali Haydn produsse una decina di Trii. Aperto da tre accordi introduttivi, l'Allegro moderato iniziale si mantiene nell'ambientazione garbata e colloquiale propria di molte pagine intrattenitive, ma mostra anche la abilità raggiunta da Haydn nel conciliare tale ambientazione con la raffinatezza del tessuto armonico (si noti l'ardita modulazione nella sezione dello sviluppo) e la complessità delle parti interne della scrittura pianistica. Il movimento lento, in 6/8, è una pagina immersa in un clima espressivo di composto decorativismo, e sfocia direttamente nel finale; questo è un rondò brillante e scorrevole in 3/4, ricco di effetti umoristici (sincopi e acciaccature) e di soluzioni argute e imprevedibili.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 22 gennaio 1993


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Ultimo aggiornamento 26 maggio 2011