Sinfonia n. 96 in re maggiore "The miracle" (Il miracolo), Hob:I:96

Sinfonia di Londra n. 6

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Adagio (re maggiore); Allegro
  2. Andante (sol maggiore)
  3. Minuetto (re maggiore) e Trio
  4. Finale: Vivace assai (re maggiore)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Londra, 1791
Prima esecuzione: Londra, 11 Marzo 1791
Edizione: André, Offenbach, 1795
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La personalità di Haydn giganteggia in tutti i settori della musica e a lui va il merito di aver condotto la composizione strumentale, con la densità delle sue strutture dialettiche e con lo sviluppo della forma-sonata, fuori dalle ingenuità dello stile galante. Egli è stato il pioniere del quartetto d'archi e della sinfonia, il rinnovatore dell'oratorio di stile händeliano, il compositore versatile di opere serie e comiche secondo il gusto italiano, il creatore di una forma pianistica che consegnò al titanismo beethoveniano.

L'attività musicale di Haydn è vasta e complessa e passa dalle invenzioni giocose e brillanti dei suoi divertimenti allo splendore preromantico dei pezzi orchestrali e dei grandi e fastosi oratori, che contribuirono alla definizione dell'opera lirica agli inizi dell'Ottocento.

Secondo i dati musicologici più recenti, raccolti nel 1957 nel "Thematìsch-bibliographisches Werkverzeichnis" di Antony van Hoboken, la produzione di Haydn comprende 108 sinfonie, 16 ouvertures, 47 divertimenti per orchestra e per complessi strumentali vari, 83 quartetti per archi, 32 concerti per diversi strumenti solisti e orchestra, 52 sonate per pianoforte, 8 sonate per violino e clavicembalo, 31 trii per pianoforte, violino e violoncello, 126 trii per baryton (un vecchio tipo di viola da gamba), 14 messe, vari brani sacri, cantate, arie e Lieder, 18 opere teatrali, 5 opere per marionette, 3 oratori (Il ritorno di Tobia, La Creazione, e Le stagioni). Naturalmente oltre alla quantità nella musica di Haydn conta la qualità, che punta sulla organizzazione razionale del mezzo espressivo, con l'allargamento delle basi dello "sviluppo" sonoro, inteso come mutazione sia melodica che armonica e ritmica, così da intensificare l'uso delle progressioni e delle modulazioni, quali elementi di un vivace e serrato procedimento dialettico.

Abitualmente il corpus sinfonico di Haydn viene suddiviso in tre gruppi che si fanno coincidere con i luoghi dove l'autore svolse la sua attività. Il primo periodo sinfonico, definito genericamente giovanile, comprende le opere dal n. 1 al n. 5 scritte fra il 1759 e il 1760, durante l'anno in cui il musicista fu al servizio del conte Morzin a Lukavec. Queste sinfonie, elaborate per un organico strumentale ristretto comprendente gli archi con due oboi e due corni, riflettono lo stile galante del tempo, anche se si avverte l'insegnamento dei maestri italiani, da Vivaldi a Sammartini. Il secondo momento della produzione sinfonica haydniana coincide con i lunghi anni di lavoro (quasi trenta) presso la famiglia dei principi Paul e Nikolaus Joseph Esterhàzy, partìcolarmente operosi e fecondi, con una sistemazione economica abbastanza tranquilla, pur ricoprendo una posizione di servitore, in quanto aspettava ogni giorno dai suoi padroni l'ordinazione di un pezzo musicale che doveva essere eseguito subito dall'orchestra della cappella (dai sedici ai ventìdue strumentisti più i cantanti) che il compositore dirigeva nel fastoso castello in stile rococò, una specie di Versailles all'estremità meridionale del lago di Nausiedi, chiamato appunto Esterhàz. Si parla di un blocco di ottantasette sinfonie, che vanno dal n. 6 al del 1761 al n. 92 del 1788 e rivelano una maggiore varietà espressiva, accompagnata da un ampliamento dell'orchestra, che aggiunge un fagotto, un flauto, una tromba e i timpani, fino a stabilizzarsi poi nel tipico organico haydniano, utilizzato anche da Beethoven (flauto, due oboi, due fagotti, due corni, due trombe, timpani e archi).

Non c'è dubbio però che le sinfonie comprese fra il n. 93 e il n. 104 e composte a Londra fra il 1791 e il 1795 (è il terzo periodo sinfonico che si identifica con l'acclamata tournée di Haydn nella capitale britannica, organizzata dal violinista Johann Peter Salomon, vissuto tra il 1745 e il 1815) rappresentino la fase culminante dell'attività creatrice del musicista, meritevole a giusta ragione del titolo di "padre della sinfonia". Infatti "La sorpresa" (n. 94), la "Militare" (n. 100), "La pendola", detta anche "L'orologio" (n. 101), "II rullo di timpani" (n. 103), la "Salomon" (n. 104), tanto per segnalare qualche titolo, costituiscono i pilastri di quella costruzione sinfonica solida e massiccia che avrebbe influenzato, non solo formalmente, la vita musicale del tempo, a cominciare da Mozart, Beethoven e Schubert, anche se il rapporto fra Haydn e Mozart mostra il salisburghese ad un livello di più spiccata individualità: nel 1788 Mozart aveva già composte le sue ultime tre grandi sinfonie.

La Sinfonia n. 96, composta nel 1791, reca come sottotitolo "II miracolo" a ricordo del curioso incidente avvenuto a Londra, quando venne eseguita per la prima volta. Alla fine dell'ultimo movimento, ripetuto per bis, il pubblico applaudì con entusiasmo e si affollò intorno al compositore, che secondo l'uso del tempo, era seduto al cembalo, per acclamarlo e complimentarsi con lui. In quel momento il grande lampadario appeso al centro della sala si staccò dal soffitto e crollò sul pavimento, senza fare vittime. Passato l'attimo di terrore il pubblico gridò: «Miracolo!» e da allora la Sinfonia in re maggiore ebbe tale nome. Il lavoro è ricco di invenzione tematica sin dall'Allegro iniziale, subentrante al sereno Adagio introduttivo. L'Andante è un tempo lento con variazioni, articolato in tre sezioni, punteggiate da terzine e note lunghe, inserite in un elaborato disegno contrappuntistico. Piacevole e di tono popolaresco è il Menuetto, inframezzato da un grazioso Trio affidato agli strumenti a fiato mentre il Finale in tempo di rondò, quasi da moto perpetuo è gustosamente espressivo nei suoi brillanti giochi strumentali.

Ennio Melchiorre

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il contratto stipulato alla fine del 1790 con l'impresario inglese comportava, oltre alla fornitura delle sinfonie e di altre composizioni, la presenza dell'autore all'esecuzione: questi doveva sedere al clavicembalo per realizzare il basso continuo secondo una prassi ancora in uso al tempo delle sinfonie "londinesi", benché la pienezza orchestrale di tali composizioni rendesse la cosa ormai superflua e meramente rituale (tanto che oggi la si abolisce), mentre la conduzione dell'orchestra toccava al violino di spalla, in questo caso Salomon in persona. Ora, avvenne che alla prima della Sinfonia n. 102, nel 1794, il pubblico si accalcasse verso il proscenio per applaudire il musicista, lasciando vuoto il centro della sala, proprio nel momento in cui vi crollava un lampadario: fu proprio per questa singolare circostanza che non si lamentarono vittime. La cosa fece, ovviamente, gridare al miracolo, ma l'episodio, non si sa come, andò a legarsi alla Sinfonia n. 96, già composta ed eseguita, con enorme successo, l'11 marzo del 1791 - la prima forse delle sinfonie "londinesi" - durante il precedente soggiorno di Haydn nella capitale britannica.

Nelle sedici misure dell'Adagio introduttivo si producono cambiamenti d'umore quasi romantico: dalla pompa dell'iniziale re maggiore alla sua eco in minore, sino al lamentoso assolo dell'oboe, che indugia sull'armonia di dominante che prepara l'ingresso dell'Allegro costruito su una graziosa frase dei primi violini. Dopo un elaborato sviluppo, due battute di pausa generale fanno credere imminente la ripresa; ma se il tema è quello del principio la tonalità non è la stessa, e la musica si mette a seguire ancora altri tragitti prima di approdare alla vera ripresa, che si conclude, inaspettatamente, in minore.

L'Andante è basato su un aggraziato tema rococò e osserva la semplice forma A-B-A, dove alla leggiadria della prima parte si contrappone il serio impegno contrappuntistico di quella centrale, avventurato anche in tonalità minori, mentre il ritorno dell'inizio si presenta variato sia nell'orchestrazione, sia negli ornamenti. In prossimità della fine dell'Andante l'orchestra fa sosta su un accordo sospeso, come ad annunciare una cadenza che poi ha luogo nei modi ad essa propri, non però per un assolo, bensì distribuiti a tutta l'orchestra. Il vigoroso Minuetto ha il tradizionale andamento haydniano del Ländler, e raggiunge particolare incanto nell'assolo dell'oboe nel Trio. Il Vivace assai finale è un brillante, leggero, pungente rondò, basato su un tema bisbigliante dei primi violini, dove trovano accoglimento anche le forme del tempo principale di sonata.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 22 Marzo 1998
(2) Testo tratto dal Repertorio di Musica Classica a cura di Pietro Santi, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 2001


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Ultimo aggiornamento 21 aprile 2017