Sinfonia n. 90 in do maggiore, Hob:I:90


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Adagio (do maggiore); Allegro assai
  2. Andante (fa maggiore)
  3. Minuet (la minore) e Trio
  4. Allegro assai (do maggiore)
Organico: flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Eisenstadt, 1788
Edizione: Longman & Broderip, Londra, ? 1791
Dedica: Composta per il principe Ernst de Oettingin-Wallerstein
Guida all'ascolto (nota 1)

La personalità di Haydn giganteggia in tutti i settori della musica e a lui va il merito di aver condotto la composizione strumentale, con la densità delle sue strutture dialettiche e con lo sviluppo della forma-sonata, fuori dalle ingenuità dello stile galante. Egli è stato pioniere del quartetto d'archi e della sinfonia, il rinnovatore dell'oratorio di stile haendeliano, il compositore versatile di opere serie e comiche secondo il gusto italiano, il creatore di una forma pianistica che consegnò al titanismo beethoveniano. L'attività musicale di Haydn è vasta e complessa e passa dalle invenzioni giocose e brillanti dei suoi divertimenti allo splendore preromantico dei pezzi orchestrali e dei grandi e fastosi oratori, che contribuirono alla definizione dell'opera lirica agli inizi dell'Ottocento.

Secondo i dati musicologici più recenti, raccolti nel 1957 nel «Thematisches bibliographisches Werkverzeichnis» di Antony van Hoboken, la produzione di Haydn comprende 108 sinfonie, 16 ouvertures, 47 divertimenti per orchestra e per complessi strumentali vari, 83 quartetti per archi, 32 concerti per diversi strumenti solisti e orchestra, 52 sonate per pianoforte, 8 sonate per violino e clavicembalo, 31 trii per pianoforte, violino e violoncello, 126 trii per baryton (un vecchio tipo di viola da gamba), 14 messe, vari brani sacri, cantate, arie e Lieder, 18 opere teatrali, 5 opere per marionette, 3 oratori (Il ritorno di Tobia, La creazione e Le stagioni). Naturalmente oltre alla quantità nella musica di Haydn conta la qualità, che punta sulla organizzazione razionale del mezzo espressivo, con l'allargamento delle basi dello «sviluppo» sonoro, inteso come mutazione sia melodica che armonica e ritmica, così da intensificare l'uso delle progressioni e delle modulazioni, quali elementi di un vivace e serrato procedimento dialettico.

Abitualmente il corpus sinfonico di Haydn viene suddiviso in tre gruppi che si fanno coincidere con i luoghi dove l'autore svolse la sua attività. Il primo periodo sinfonico, definito genericamente giovanile, comprende le opere dal n. 1 al n. 5 scritte tra il 1759 e il 1760, durante l'anno in cui il musicista fu al servizio del conte Morzin a Lukavec. Queste sinfonie, elaborate per un organico strumentale ristretto e comprendente gli archi con due oboi e due corni, riflettono lo stile galante del tempo, anche se si avverte l'insegnamento dei maestri italiani, da Vivaldi a Sammartini. Il secondo momento della produzione sinfonica haydniana coincide con i lunghi anni di lavoro (quasi trenta) presso la famiglia dei principi Paul e Nikolaus Joseph Esterhàzy, particolarmente operosi e fecondi, con una sistemazione economica abbastanza tranquilla, pur ricoprendo una posizione di servitore, in quanto aspettava ogni giorno dai suoi padroni l'ordinazione di un pezzo musicale che doveva essere eseguito subito dall'orchestra della - cappella (dai sedici ai ventidue strumentisti più i cantanti) che il compositore dirigeva nel fastoso castello in stile rococò, una specie di Versailles all'estremità meridionale del lago di Neusiedl, chiamato appunto Esterhàz. Si parla di un blocco di ottantasette sinfonie, che vanno dal n. 6 del 1761 al n. 92 del 1788 e rivelano una maggiore varietà espressiva accompagnata da un ampliamento dell'orchestra, che aggiunge un fagotto, un flauto, una tromba e i timpani, fino a stabilizzarsi poi nel tipico organico haydniano, utilizzato anche da Beethoven (flauto, due oboi, due fagotti, due corni, due trombe, timpani e archi).

Non c'è dubbio però che le sinfonie comprese fra il n. 93 e il n. 104 e composte a Londra fra il 1791 e il 1795 (è il terzo periodo sinfonico che si identifica con l'acclamata tournée di Haydn nella capitale britannica, organizzata dal violinista Johann Peter Salomon, vissuto tra il 1745 e il 1815) rappresentino la fase culminante dell'attività creatrice del musicista, meritevole a giusta ragione del titolo di "padre della sinfonia". Infatti "La sorpresa" (n. 94), la "Militare" (n. 100), "La Pendola", detta, anche "L'orologio" (n. 101), "Il rullo di timpani" (n. 103), la "Salomon" (n. 104), tanto per indicare qualche titolo, costituiscono i punti di riferimento essenziali di quella costruzione sinfonica di solido impianto che avrebbe influenzato nella linea e nella forma di linguaggio la vita musicale del tempo, a cominciare da Mozart, Beethoven e Schubert, anche se il rapporto tra Haydn e Mozart è favorevole al salisburghese per una maggiore intensità di espressione: nel 1788 Mozart già aveva composto le sue ultime grandi sinfonie.

Al 1788 risale la creazione della Sinfonia n. 90 in do maggiore (dura circa 24 minuti), in cui Haydn riesce a fondere con straordinaria bravura lo stile sinfonico e quello concertante. La composizione è articolata nei classici quattro tempi e presenta un discorso musicale omogeneo, non privo di annotazioni interessanti sin dal breve siparietto iniziale, in cui è esposto, in forma integra, il primo tema dell'Allegro, eseguito lentamente così da inquadrarsi nell'Adagio. Il motivo di testa, costituito da una nota ribattuta sei volte, funge da pilastro del ponte lanciato tra l'esposizione e lo sviluppo. Il secondo tema è annunciato dal flauto e dall'oboe, come un gorgheggio, e si collega strettamente al primo tema; da qui la tessitura orchestrale si allarga e si amplia in un gioco ritmico vivace e spigliato. L'Andante si impone con una frase delicata e sognante, alla quale si richiamò molto probabilmente Schubert per il secondo tempo della sua Quinta sinfonia. Il canto diventa dolcemente malinconico e assume una straordinaria chiarezza melodica. Dopo l'intervento del violoncello i fiati ripropongono il tema, sorretto dalle armonie del flauto e dell'oboe; ancora una volta risuona il tema principale in scala ascendente, annunciato dal fagotto, dall'oboe e dal flauto.

Il Minuetto è uria pagina ricca di sfumature timbriche, affidate agli oboi, agli archi e ai fiati; il trio con la voce dell'oboe in evidenza è un canto morbidamente suadente e piacevole. Carico di vitalità è l'Allegro assai finale, sorretto da un fitto e robusto contrappunto a tre voci. Archi e timpano imprimono energia e spigliatezza e, dopo una interruzione di quattro battute, tutto si risolve in una coda dalle brillanti sonorità e coronata da una perentoria riaffermazione del tema fondamentale.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 6 novembre 1983


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Ultimo aggiornamento 26 aprile 2012