E' questa la sesta delle undici Sinfonie composte da Haydn per i «Concerti spirituali» di Parigi. Questo gruppo di opere, - commissionate al Maestro nel 1780, quando egli, a quarantotto anni, era già famoso in Austria e in Germania - precede quindi la serie delle ultime grandi sinfonie composte per Londra. Se nelle sinfonie «londinesi» Haydn raggiunge la perfezione dello stile sinfonico, da lui stesso stabilito sulla base dello sviluppo tematico, schiudendo nello stesso tempo le vie all'avvenire beethoveniano, in queste «parigine» egli sembra piuttosto impegnato a consolidare ed accrescere le conquiste di quel suo stile, senza riguardi verso il futuro, quindi, ma come appagato nell'esercizio di un'arte che la sua straordinaria maestria gli rendeva estremamente agevole, in una sorta di superiore artigianato. Onde nell'odierna Sinfonia si avverte quella gioiosa serenità che deriva all'artefice dalla facilità e felicità con cui riesce a liberare in forme d'una luminosa chiarezza, precise ed ubbidienti, il suo pensiero creativo.
Una serenità, tuttavia, che non si esaurisce in una mera gioia inventiva di euritmiche architetture toniche, ma che attinge al mondo sentimentale dell'artista: onde nel movimento lento si avverte la presenza di una affettuosa presenza umana, che nel primo tempo mosso si manifesta negli aspetti di una spiritosa cordialità e nel finale afferma una irresistibile gioia di vivere.
Da notare, nel Trio dell'avvincente Minuetto, l'amabile a solo dell'oboe, spinto fino al mi sopracuto.