Sinfonia n. 83 in sol minore "La Poule" (La gallina), Hob:I:83

Sinfonia di Parigi n. 2

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro (sol minore)
  2. Andante (mi bemolle maggiore)
  3. Minuetto (sol maggiore) e Trio
  4. Finale: Vivace (sol maggiore)
Organico: flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: Eisenstadt, 1785
Edizione: Artaria, Vienna, 1787
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Le sei sinfonie composte da Haydn a metà degli anni Ottanta per Parigi segnarono un nuovo ampliamento di formato e orizzonte stilistico. L'unica in minore del gruppo è la Sinfonia n. 83 (Hob. 1:83), del 1785, che deve il nomignolo La poule all'onomatopea del secondo tema del movimento iniziale. Il fatto che in una sinfonia in minore risuoni a un certo punto il chiocciare della gallina è indicativo di quello spirito e gusto ironico dello Haydn più maturo, incline a intrecciare con superba maestria stile colto e stile "popolare", profondità e leggerezza, tensione intellettuale e piacevolezza dell'intrattenimento. La cifra della Sinfonia n. 83 è probabilmente riscontrabile nell'ironia prodotta dall'accostamento di situazioni e comportamenti compositivi quanto mai eterogenei. Così il primo tema dell'Allegro spiritoso è un concentrato di quella gestualità tumultuosa e introspettiva propria delle sinfonie in minore di dieci, quindici anni prima: motto in fortissimo che esibisce il tritono (sol-si bemolle-do diesis-re), ritmi puntati, cromatismi, brusche interruzioni, accumulo di tensione che prosegue nella transizione sino a motivi di fanfara e a una scala discendente, e in decrescendo, dei violini I. Dopo questo esordio, il secondo tema è quanto di più lontano si potesse immaginare: l'imitazione ammiccante, nei disegni staccati con appoggiature dei violini poi rinforzati dall'oboe I, del chiocciare della gallina (un topos della musica descrittiva sei-settecentesca). A questo punto, la sezione conclusiva dell'esposizione sembra chiosare con un tono ancora diverso, e per così dire neutro, il contrasto tra i due temi.

Contrasto che resta irrisolto nello sviluppo, dove l'iniziale avvio col motto cede ben presto il passo al tema della gallina per poi ritornare a imporsi in un'elaborata sezione imitativa, che attraverso l'ambito delle tonalità minori raggiunge un punto culminante, lasciato sospeso. Dopo una pausa generale tocca a una misteriosa ritransizione, ancora basata sul motto, introdurre la ripresa, la quale, dopo aver ricapitolato il primo tema si volge, a mo' di nuova sorpresa, in maggiore con la transizione abbreviata, il secondo tema e la sezione conclusiva, questa volta interrotta su un accordo dissonante, prima che la coda suggelli il movimento riutilizzando il motto e i motivi della sezione conclusiva.

Strategie ironiche ma di natura differente s'incontrano anche nell'Andante. Alla cantabilità intensa e finemente tornita del tema principale per gli archi segue una transizione articolata in due periodi: se nel primo continua a dipanarsi il filo lirico del tema principale, nel secondo Haydn introduce drammatizzanti effetti di sorpresa che protraggono l'attesa del tema secondario con una perentoria volatina discendente (pieno organico), poi un passaggio assottigliato e sempre più piano (violini II e viole) e quindi una violenta interiezione (pieno organico). Quanto al secondo tema, esso è incredibilmente costituito da semplici successioni scalari degli archi e, in chiusura, anche degli oboi. Nello sviluppo l'elaborazione interrompe ancora una volta lo svolgimento lirico degli elementi tematici principali con effetti drammatizzanti sino alla delicata ritransizione, dove Haydn predispone un fitto ordito imitativo sopra un lungo pedale dei corni. La ripresa abbreviata ricapitola tema principale, transizione e tema secondario, lasciando l'ultima parola a una breve coda con la reminescenza del tema principale.

Nel Menuet. Allegretto, al solito in due parti, l'ironia si coglie nel gioco degli accenti metrici che rendono curioso e imprevedibile il passo della danza, che nel Trio accentua le movenze bucoliche con il solo del flauto raddoppiato all'ottava inferiore dai violini I.

Il gusto del riferimento a una musica en plein air si ripercuote nel Finale. Vivace, improntato al topos della caccia. Motivi di fanfara e di richiamo, variamente distribuiti nella strumentazione dell'orchestra, si rincorrono nel primo tema e nella successiva transizione, dove la musica sembra a un certo punto precipitare dall'acuto al grave in un baratro senza fondo (ancora un gesto ironico) per poi risalire quasi per effetto di un rimbalzo. Il movimento ha struttura monotematica e la forma è concisa: il secondo tema, derivato dal primo, conclude l'esposizione. Nello sviluppo una serie di imitazioni conducono a una sezione scandita dagli accordi di un'armonia arguta e inventiva oscillante tra tonalità minori e maggiori; il flusso pulsante porta quindi alla ripresa, abbreviata e variata, che allinea primo tema, transizione e secondo tema. Quest'ultimo, inaspettatamente, s'interrompe e non conclude. Poi, per due volte la musica, con frammenti del primo tema, riprende e s'interrompe: è l'ultimo tocco ironico di Haydn prima dell'epilogo.

Cesare Fertonani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Composta per prima, nel 1785, fra le sei cosiddette sinfonie "parigine", la Sinfonia n. 83, numerata come seconda, fu scritta al pari delle altre su commissione di un'organizzazione di concerti della capitale francese denominata "Les Concerts de la Loge Olympique". Il titolo "La Poule" non è originale di Haydn, ma le fu assegnato da altri, come spesso accade a molte delle sue sinfonie: esso deriva dal fatto che il verso della gallina può effettivamente ravvisarsi in alcuni passaggi dell'Allegro spiritoso. Il primo tempo si avvia di slancio, senza introduzione lenta, e attacca il suo tema principale in sol minore, ma, per quanto agitato questo si ritrova in un contesto che non ha  l'accigliato aspetto delle sinfonie "Sturm und Drang", e si mescola poi al secondo tema (esposto dagli archi), a cui l'oboe aggiunge l'umoristica nota ribattuta come di "gallina": la tonalità minore del tema principale domina, del resto in tutto il movimento, che però conclude nel più ottimistico sol maggiore. L'Andante è di una grazia e insieme di intensità che fa pensare a Mozart. Il Minuetto è di una cristallina purezza, conforme all'usuale schema, mentre il tema principale si distingue per l'asimmetria dei suoi accenti. Il Vivace finale in 12/8 ha l'andamento di una giga, ma è in forma di sonata, e presenta, presso la fine, delle piccole pause generali.

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Il 1779 è l'anno che doveva segnare per Franz Joseph Haydn l'apertura verso l'Europa. Dal 1761 il compositore era al servizio della famiglia degli Esterhàzy, nobili ungheresi amanti delle arti, ai quali sarebbe rimasto legato complessivamente per quasi un trentennio, fino alla morte del principe Nikolaus Esterhàzy nel 1790. Presso la mirabile residenza di Esterhàza il principe Nikolaus manteneva in attività una troupe operistica, un'orchestra e una compagnia di attori; Haydn dunque aveva modo di applicare il proprio ingegno a tutti i principali campi compositivi, dal teatro d'opera, alla sinfonia, alla musica da camera. La sua produzione, tuttavia, era rivolta esclusivamente al suo datore di lavoro, con proibizione di scrivere per altri e di vendere ad altri le sue composizioni. Il nuovo contratto firmato da Haydn nel 1779 pose fine a questo stato di cose, consentendo al compositore di stabilire relazioni con le più importanti case editrici e le più prestigiose istituzioni europee; a prescindere dai vantaggi economici, ne derivò per il compositore l'occasione di adeguare il suo stile ad altre realtà, e dunque di sperimentare una vasta serie di modelli compositivi a cui tutt'ora i posteri guardano con ammirazione non solo per la qualità musicale ma anche per la varietà delle soluzioni formali ed espressive.

In questo contesto si inserisce la commissione, nell'inverno 1784-85, di un gruppo di sei Sinfonie da parte di una delle più rinomate orchestre parigine, quella del Concert de la Loge Olympique. Nato nel seno di una loggia massonica, il Concert de la Loge Olympique era impegnato in una serratissima rivalità per la supremazia cittadina con un'altra prestigiosa orchestra, quella del Concert Spirituel; in questa lotta senza esclusione di colpi si rivelò decisivo il ricorso al più celebrato compositore europeo. Haydn scrisse così le sei Sinfonie "Parigine" (nn. 82-87) eseguite con enorme successo nel 1787. Gli anni seguenti, fra il 1787 e il 1789, videro nascere un'altra fioritura di cinque Sinfonie in qualche modo legate alla Francia, e quindi considerate anch'esse "Parigine" - sia pure impropriamente. Le Sinfonie nn. 88 e 89 furono affidate da Haydn a Johann Tost, violinista attivo ad Esterhàza, con l'incarico di venderle ad un editore francese; le Sinfonie nn. 90-92 invece furono destinate probabilmente di nuovo alla Loge Olympique, poiché le ultime due sono dedicate ad un illustre esponente della loggia, il conte d'Ogny.

Al di là dell'occasione specifica che le vide nascere, le "Parigine" - tanto le sei originarie quanto le successive - sono segnate dalla loro destinazione per quanto riguarda il contenuto musicale, pensato su misura per le necessità della committenza, o indirettamente ispirato a quelle necessità. Non esistono in realtà tracce degli accordi intercorsi fra il compositore e la loggia parigina, ma è difficile non mettere in relazione i nuovi orientamenti del sinfonismo haydniano con le condizioni della prassi musicale francese, così diverse da quelle di Esterhàza. Presso la residenza principesca l'orchestra di corte contava una trentina di elementi; non si conosce con esattezza l'organico del Concert de la Loge Olympique, ma è probabile che questo non fosse inferiore ai 57 strumentisti del Concert Spirituel. Haydn dunque adeguò lo stile elegante e cameristico delle sue opere ungheresi allo stile orchestrale parigino, basato su un suono possente, su forti contrasti, sul virtuosismo degli esecutori.

A tali caratteristiche risponde anche la Sinfonia n. 83, che appartiene al gruppo originario delle "Parigine". La strumentazione è piuttosto sobria, comprendendo flauto, coppie di oboi, fagotti, corni, ed archi, escludendo trombe e timpani; quattro sono i movimenti, un Allegro spiritoso in forma sonata, un Andante, un Menuet e un Finale in forma sonata con elementi di rondò. Colpisce nella partitura soprattutto la coerenza del contenuto, che stabilisce un netto parallelo fra i due movimenti estremi. E colpisce anche il gusto della dialettica fra contrasti espressivi, che si impone immediatamente nel tempo iniziale. L'apertura è drammatica, per grandi valori, con una sforzata perorazione degli archi. Ma un breve ponte conduce a un secondo tema dalla fisionomia incerta e poi ad un terzo tema del tutto contrastante, una frase "galante" ed ironica dei violini, sull'accompagnamento puntato del flauto; è appunto questo terzo tema che è all'origine della denominazione "La poule" voluta dall'editore all'atto della pubblicazione della Sinfonia. Entrambi i temi innervano la sezione dello sviluppo, prima alternati in forma paratattica e con diverse implicazioni espressive, poi protagonisti di una elaborazione contrappuntistica.

L'Andante è la pagina più ampia e complessa della Sinfonia, articolata in una compiuta forma sonata. Su di un accompagnamento insistito i violini intonano una melodia lirica ma non ben definita; e il discorso viene più volte interrotto da alcuni scoppi in fortissimo; Haydn evita insomma i modelli più consueti e più semplici della canzonetta e dell'adagio contemplativo, preferendo un movimento ispirato ed imprevedibile, in qualche modo "mozartiano" (sono gli anni in cui Mozart scrive la "Haffner" e la "Linz"). Il Menuet, alla francese, si basa sui ritmi spostati del fraseggio e su una raffinata definizione timbrica; contrasta il trio, ritmicamente semplicissimo e affidato principalmente al flauto. Con il Finale troviamo il gusto del contrasto del tempo iniziale convertito a fini giocosi; il tema di "caccia" dell'incipit dà luogo a una conduzione ricca di idee sempre nuove; soprattutto, nella sezione dello sviluppo, ecco le screziature drammatiche e gli intrecci contrappuntistici. Prima della conclusione, le sapienti "sospensioni" del discorso mostrano la calibratissima arguzia del compositore.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal libretto del CD AM 241-2 allegato alla rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal Repertorio di Musica Classica a cura di Pietro Santi, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 2001
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 26 maggio 1996


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Ultimo aggiornamento 26 ottobre 2012