Sinfonia n. 82 in do maggiore "L'Ours" (L'orso), Hob:I:82


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Vivace (do maggiore)
  2. Allegretto (fa maggiore)
  3. Minuetto (do maggiore) e Trio
  4. Finale: Vivace assai (do maggiore)
Organico: flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni o trombe, timpani, archi
Composizione: Eisenstadt, 1786
Edizione: Artaria, Vienna, 1787
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Composta nel 1786 ad Esterhàz la Sinfonia n. 82 è elencata come la prima delle cosiddette sei sinfonie "parigine" di Haydn, perché commissionategli da una nota società di concerti di Parigi, "Les Concerts de la Loge Olympique". In realtà la scoperta dei manoscritti originali ha permesso recentemente di stabilire che essa fu composta dopo la n. 83 e la n. 87. Al pari delle altre "parigine", la Sinfonia n. 82 fu eseguita nel 1787 nella capitale francese con strepitoso successo. La Sinfonia deve evidentemente il suo titolo al tema iniziale dell'ultimo tempo, dove i bassi, insistendo su un do con appoggiatura del si, possono richiamare l'idea del grugnito e della danza traballante di un orso ammaestrato, mentre la frase dei primi violini può ricordare l'andamento di certa musica da girovaghi e saltimbanchi. Il primo tempo (Vivace), coi suoi passaggi cromatici improvvisamente ansiosi e febbrili, ha peraltro accenti mozartiani. L'Allegretto ripresenta la sua quadrata melodia popolaresca in fa maggiore un paio di volte, dopo interposti riecheggiamenti in minore, orchestrata ogni volta in differente maniera. Gagliardo e duramente scandito, il Minuetto contrasta, come di dovere, con l'estrema leggerezza melodica del Trio.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

A conclusione del programma è posta un'altra delle cosiddette Sinfonie 'parigine', la n. 82 (in do maggiore Hob., I n. 82) unica, tra quelle presentate nell'odierno concerto, ad avere un titolo aggiunto successivamente, come non di rado accadde durante tutto l'Ottocento a diversi lavori del compositore austriaco. In questo caso L'Ours (L'orso), sembra alludere a una specifica caratteristica del movimento finale, ovvero l'insistere dei bassi su una medesima nota preceduta da una breve appoggiatura che sembra imitare il passo pesante di un orso, anche quando a presentare l'ostinata ripetizione sono i violini nel registro acuto. Ma di sicuro interesse è anche il primo movimento (Vivace assai), durante il quale diverse sono le situazioni di stridente contrasto che vanno a interrompere il tranquillo procedere della tonalità di do maggiore, dalle dissonanze alle repentine e pur transitorie modulazioni, segno della ricerca di una varietà che in questo lavoro raggiunge risultati particolarmente significativi. Al posto del consueto movimento lento troviamo infatti un Allegretto in tempo di due quarti che, pur nella diversità di carattere, rimanda facilmente all'analoga soluzione adottata da Beethoven nella sua Settima Sinfonia. Qui però Haydn alterna due sezioni, rispettivamente in modo maggiore e modo minore, che vengono ripetute, generando un effetto formale che punta alla forma del Rondò. Particolarmente elegante è il successivo Minuetto, corredato da un Trio in cui il compositore si diverte nelle imitazioni tematiche affidate ai vari strumenti a fiato. Arriva infine il movimento che, come abbiamo visto, ha portato all'appellativo dell'intera sinfonia, ma l'attenzione dell'ascoltatore oltre che dall'incedere del grande mammifero sarà attirata probabilmente dal generale clima festoso creato da tutta l'orchestra intorno a questa nota ostinata, clima che nella seconda parte conosce sviluppi dotati di una inaspettata forza drammatica, prima che tutto si concluda in modo estremamente solare su una serie di accordi che si dispiegano dopo una breve coda costruita sul rullare dei timpani.

Giorgio Cerasoli


(1) Testo tratto dal Repertorio di Musica Classica a cura di Pietro Santi, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 2001
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 12 febbraio 2020


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Ultimo aggiornamento 28 febbraio 2020