Sinfonia n. 6 in re maggiore "Le matin", Hob:I:6


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Adagio (re maggiore); Allegro
  2. Adagio (sol maggiore); Andante; Adagio
  3. Menuetto (re maggiore) e Trio (la minore)
  4. Finale: Allegro (re maggiore)
Organico: flauto, 2 oboi, fagotto, 2 corni, clavicembalo, archi con violino, violoncello e contrabbasso concertanti
Composizione: 1761
Edizione: Huberty, Parigi, 1773
Guida all'ascolto (nota 1)

"Le Matin", "Le Midi", "Le Soir" sono i titoli delle prime sinfonie scritte da Haydn nel 1761 per il principe Anton Esterhàzy e costituiscono il primo esempio del giovane compositore in quella forma musicale che egli avrebbe portato ai più alti livelli artistici. Secondo un autografo conservato negli archivi Esterhàzy di Budapest i titoli sarebbero originali di Haydn, probabilmente suggeriti al musicista dallo stesso principe, che aveva nominato nel maggio dello stesso anno il compositore come direttore della sua cappella musicale. Questa poteva contare su strumentisti di valore, a cominciare dal violino di spalla Luigi Tomasini, che avrebbero stimolato l'inventiva e lo spirito di ricerca particolarmente connaturati all'intelligenza di Haydn. L'orchestrazione conserva ancora l'impianto del concerto grosso, comportando ne "Le Matin" un violino, un violoncello, un violone concertanti, a mo' di concertino, e una parte di basso continuo (clavicembalo). La forma delle tre Sinfonie n. 6, n. 7 e n. 8 risente degli schemi del concerto barocco, con qualche concessione al virtuosismo esecutivo, ma lo stile è semplice e discorsivo, con un vago richiamo di natura descrittiva. Infatti ne "Le Matin" si dovrebbe cogliere nell'Adagio iniziale il sorgere del sole, ma si tratterebbe soltanto di una breve annotazione di colore strumentale, adatta ad evocare lo schiarirsi dell'alba. Lo stesso autore, molti anni dopo, riproporrà l'identico clima in un passaggio nella terza parte dell'oratorio per soli, coro e orchestra La Creazione.

Dopo l'Adagio, molto breve, prende quota l'Allegro, in cui emerge il suono del flauto: tutto si svolge nell'ambito della forma-sonata, con primo e secondo tema, sviluppo e ripresa. Il movimento lento, l'Andante del secondo tempo, impegna i soli archi con il violino e il violoncello in evidenza: esso è incastonato fra due piccoli Adagio, severamente austeri. Segue un Minuetto di gusto francese, con un Trio di piacevole impasto strumentale. Di carattere concertante è l'Allegro conclusivo, articolato nell'alternanza di soli - flauto, violino e violoncello - e tutti, all'insegna di un fresco dinamismo sonoro.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 3 aprile 1993


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Ultimo aggiornamento 2 maggio 2012