Sinfonia n. 42 in re maggiore, Hob:I:42


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Moderato e maestoso (re maggiore)
  2. Andantino (la maggiore)
  3. Minuetto: Allegretto (re maggiore) e Trio
  4. Finale: Scherzando e Presto (re maggiore)
Organico: 2 oboi, fagotto, 2 corni, archi
Composizione: Eisenstadt, 1771
Edizione: Imbault, Parigi, 1784
Guida all'ascolto (nota 1)

Secondo il massimo studioso haydniano del nostro secolo, Howard Chandler Robbins Landon, questa Sinfonia è la prima, fra quelle composte da Haydn, a «mostrare pervasivamente l'influenza dell'opera comica italiana». Non va dimenticato che, a partire dalla fine degli anni Sessanta e per tutto il decennio successivo, Haydn compose diversi «drammi giocosi» - questa la dicitura prevalente - per la corte di Eszterhàza e in tal modo la sua familiarità con lo stile operistico italiano si accrebbe considerevolmente.

In effetti, le spiritose acciaccature e il cantabile per terze e parallele del tema che apre il primo movimento, Moderato e maestoso, creano un clima da aria d'opera, la cui vivacità viene ulteriormente accresciuta da successive reiterazioni delle acciaccature e da rapide scale discendenti degli archi. Un breve motivo cantabile, dialogato tra i violini primi e gli altri archi, diviene poi elemento fondamentale del secondo gruppo tematico, che dopo un sospiroso elemento cromatico discendente dei violini viene chiuso da un gioioso tutti orchestrale. A porre il suggello all'Esposizione è un altro motivo da opera buffa, affidato ai violini primi, completato da una sorta di fanfara a piena orchestra. Sono le acciaccature del primo tema ad aprire lo Sviluppo, bruscamente interrotto da una delle caratteristiche «false riprese» di Haydn, qui nella tonalità d'impianto. Dopo un'altra breve zona elaborativa, ci imbattiamo in una nuova falsa Ripresa, questa volta nella tonalità della sottodominante, che introduce l'ultima parte dello Sviluppo, dal carattere sorprendentemente tempestoso, dominata dal modo minore. Le tensioni accumulate si placano con il pedale di dominante che prepara la Ripresa.

Non meno gioviale e sereno il successivo Andantino e cantabile, caratterizzato dalla distesa cantabilità di tutto il materiale tematico, di stampo quasi popolareggiante. Solo il secondo gruppo tematico è appena increspato, qua è là, da figurazioni in sincope o in contrattempo. Il maggiore rilievo dato a queste figurazioni, unito alla brusca virata al modo minore, danno allo Sviluppo un carattere di cupa drammaticità. La luminosità della Ripresa è sottolineata dall'entrata dei corni, finora mai utilizzati in questo brano.

La robusta gaiezza del Menuet è legata al vigore delle note ribattute da tutta l'orchestra, cui risponde una civettuola terzina di violini primi e oboe, che diviene elemento dominante all'inizio della seconda frase; una melodia morbidamente cantabile conduce definitivamente alla ripresa della frase iniziale. All'inizio dell'incantevole Trio gli archi, con le loro figurazioni arpeggiate e i loro trilli, sembrano quasi imitare un suono di trombe, mentre nella seconda frase sono violoncelli e contrabbassi a condurre una sorta di danza paesana.

Il Finale è un tema con quattro variazioni, l'ultima delle quali è di fatto una Ripresa arricchita, chiuse da una coda. Secondo le consuetudini di questo tipo di forma, ogni sezione, a eccezione owiamente della coda, porta il segno di ritornello. Lo spensierato e vivacissimo tema, presentato dai soli archi, è caratterizzato dalla regolare alternanza di due note staccate e due legate. Splendido il contrasto timbrico ed espressivo generato dalla Variazione I, affidata ai soli strumenti a fiato, che si esprimono secondo lo stile brillante delle serenate per fiati tanto in voga a quell'epoca. Ancora archi soli nella Variazione II, basata su di un vorticoso e quasi virtuoslstico perpetuum mobile in semicrome dei violini all'unisono. Tutta l'orchestra si riunisce nella Variazione III, che presenta un inatteso e drammatico scarto al modo minore; la seconda sezione si sposta al relativo maggiore (fa), prima che un vigoroso unisono porti alla ripresa della frase iniziale di questa Variazione, chiusa da un misterioso intervento degli archi in pianissimo. Il tutto determina una tripartizione del tipo A-B-A, che fa di questa Variazione una sorta di episodio centrale con caratteristiche proprie (il che permette di leggere questa forma anche come una particolare specie di rondò). L'ultimo ritorno del tema, arricchito da nuove figurazioni dei fiati, precede l'ampia e brillantissima coda, nella quale, fra l'altro, vengono ripresi in modo maggiore alcuni elementi motivici della Variazione III.

Paolo Rossini


(1) Testo tratto dal libretto del CD AM 096-2 allegato alla rivista Amadeus


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 20 gennaio 2012