Sinfonia n. 39 in sol minore "Tempesta di mare", Hob:I:39


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro assai (sol minore)
  2. Andante (mi bemolle maggiore)
  3. Minuetto (sol minore) e Trio (si bemolle maggiore)
  4. Finale: Allegro molto (sol minore)
Organico: 2 oboi, fagotto, 4 corni, timpani, clavicembalo, archi
Composizione: Eisenstadt, ca. 1768
Edizione: Vénier, Parigi, 1773
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La Sinfonia in sol minore Kob. 1:39 (1765 ca.) contende, probabilmente con successo, alla Passione (Hob. 1:49) del 1768 la qualifica di prima Sinfonia in minore del compositore. E ciò non è, beninteso, un semplice rilievo statistico ma rappresenta, piuttosto, la data battesimale di un'epoca nuova in cui le tonalità minori, fino ad allora utilizzate, soprattutto nella musica strumentale, come puro e semplice alter ego della prassi più consueta, unendosi in sinergia con altri e specifici elementi del discorso musicale (sincopi, pause, sbalzi dinamici, modulazioni improvvise, eccetera) verranno impiegate per tratteggiare atmosfere di prepotente tensione drammatica, originando nuovi filoni espressivi senza i quali la musica dell'Ottocento sarebbe semplicemente inconcepibile... Basti ascoltare, ad esempio, l'attacco stesso dell'Allegro assai iniziale in forma sonata, con la dinamica volutamente sommessa (la quiete prima della tempesta...) e, soprattutto, le pause che aggiungono al tema, destinato a restare unico per tutto il movimento, un mistero e una suspense senza precedenti. E, nel seguito immediato dell'esposizione, la tensione esplosa al primo "tutti" dell'orchestra non si attenua neppure nella rituale modulazione al relativo maggiore, in virtù del più fitto intreccio contrappuntistico, e raggiunge infine i suoi massimi livelli nello sviluppo, dove Haydn è in grado di puntellare il tragitto modulatorio col sostegno di possenti accordi dei corni, ben quattro e diversamente intonati, a due a due, in modo da non limitarsi ai soliti pedali di inizio e fine movimento. Questa trovata dei quattro corni naturali fece rapidamente il giro d'Europa ricomparendo identica in analoghe Sinfonie in sol minore di Vanhal, Johann Christian Bach, e persino nella K. 183 del giovane Mozart...

L'Andante per soli archi in mi bemolle maggiore costituisce, invece, una parentesi interlocutoria ancora sostanzialmente galante nello spirito e priva di particolari contrasti, mentre il Menuetto, di natura più seriosa, contiene anch'esso un Trio di accentuata gaiezza.

Così, il compito di ristabilire le atmosfere drammatiche dell'inizio spetta soprattutto al Finale-Allegro molto, un'ulteriore forma sonata con grande abbrivio ritmico e notevoli contrasti dinamici (alternanze del piano e del forte). Non fosse per la minore personalità dei due movimenti centrali, dunque, questa conclusione sarebbe senz'altro il coronamento del primo, autentico capolavoro sturmisch del nostro musicista. Ma ci troviamo, comunque, di fronte a un'opera originalissima e difficilmente pensabile anche soltanto pochi anni addietro, quando la musica strumentale (Sinfonie comprese) era considerata come un semplice riempitivo o, nella migliore delle ipotesi, un effimero piacere dell'orecchio, totalmente privo di valenze e significati più profondi.

Marco Ravasini

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Haydn compose tra il 1768 e il 1772 più lavori in tonalità minore che in tutto il resto della sua vita. Questa inclinazione verso il diverso dal solito, cioè dall'abitudine rococò di impostare la composizione in chiara tonalità maggiore (tutte le sinfonie dello stesso Haydn dalla n. 1 alla n. 25 sono in maggiore), e verso sonorità e accenti oscuri e drammatici, quale si manifesta nella produzione di Haydn di questo periodo, si rivela comune a quella di altri autori viennesi coevi, come Dittersdorf, Ordoñez, Vanhal, e corrisponde alla sensibilità diffusa che si esprimeva nel movimento dello "Sturm und Drang" che andava preparando il romanticismo. Fra i lavori di tale stagione è la Sinfonia n. 39 in sol minore, nel cui organico con gli archi e due oboi Haydn mette ben quattro corni (all'epoca essi erano tagliati in tonalità fisse), due in si bemolle e due in sol, sì da averne sempre a disposizione quando la musica suonasse sia in sol minore che in sol maggiore. Il tema principale del primo tempo è enunciato piano, interrotto da pause e ripreso sempre sommessamente, continuando poi a dominare, su vari piani dinamici, con effetto quasi ipnotico in un clima di perplessità e di tensione. Uno stile meno moderno osserva il breve e quieto Andante per soli archi in mi bemolle maggiore. Il Minuetto torna ad essere serioso, riprendendo la tonalità di sol minore; mentre il Trio, in si bemolle maggiore, contrasta con esso per la sua gaiezza. Allo spirito del primo movimento si ricongiunge l'Allegro di molto finale, per la sua dinamica irrequietezza e le alternanze continue di forte e di piano. Poiché all'epoca della Sinfonia n. 39 Haydn usava ancora praticare il basso continuo è implicita - per sottolinearlo e realizzarne le armonie - l'aggiunta in organico di un fagotto e del clavicembalo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 22 marzo 2003
(2) Testo tratto dal Repertorio di Musica Classica a cura di Pietro Santi, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 2001


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Ultimo aggiornamento 20 gennaio 2012