Sinfonia n. 3 in sol maggiore, Hob:I:3


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro (sol maggiore)
  2. Andante moderato (sol minore)
  3. Menuetto (sol maggiore) e Trio
  4. Finale: Presto (sol maggiore)
Organico: 2 oboi, fagotto, 2 corni, clavicembalo, archi
Composizione: Lukaveč, ca. 1759/60
Edizione: Bailleux, Parigi, 1769
Guida all'ascolto (nota 1)

Haydn dimostrò un particolare amore per la sinfonia e a questa forma si dedicò ripetutamente, fino al 1792, componendo 108 partiture. Quella che viene eseguita questa séra appartiene ai primi esperimenti del 1760, ma appare così matura in quanto a costruzione e così viva in quanto a ispirazione che alcuni studiosi hanno seriamente pensato a uno spostamento di data. H. C. Robbins Landon avverte, nel suo procedere, una insistente «guida ritmica» dei corni ohe lo indurrebbe a convalidare questa tesi, ma non è possibile spingersi troppo avanti poiché ben si sa che la Sinfonia venne stampata nel 1766 dal Batilleux e dal Bérault, editori parigini. Inoltre, uno spostamento di pochi anni non può gravare sullo svolgimento creativo del compositore austriaco.

Il lavoro appartiene al tempo in cui Haydn era alle dipendenze del conte Ferdinand Maximilian Franz Morzin, nella residenza di Lukavec (presso Pilsen), con lo stipendio di duecento fiorini. Svolgeva tranquillamente la sua attività, ma con la propria arte riuscì a farsi notare dall'Esterhazy che, più tardi, non volle fare a meno della sua collaborazione. Una collaborazione assai importante che destò poi ammirazione perfino in Mozart, il quale volle avere a suo maestro il compositore di Rohrau; e si trattò di un'ammirazione ampiamente ripagata, poiché sappiamo che lo stesso Haydn, più avanti negli anni, considererà suo maestro il genialissimo Mozart.

L'Allegro iniziale, pur nel suo disegno discendente, è estremamente vivo e al ritmo fiati e archi si fondono in modo sorprendente. Le riprese sono molte, forse eccessive, ma il carattere haydniano è visibile ad ogni battuta. Carezzevole e molto svolto l'Andante moderato (più ampio del tempo precedente). Nella sua limpida melodia e soprattutto nelle conclusioni di frasi - impostate «alla Pergolesi» - l'ispirazione è continua, anche se il tema iniziale si presenta più volte. Il Minuetto ha pretese non lievi, con un trio particolarmente riflessivo, che si stacca decisamente dalla linea discendente dell'Allegro iniziale e dalla staticità dell'Andante. Improvviso, bisbigliato, sintetico, con interventi sempre più copiosi degli strumenti, anche in fugato, il Finale - il tempo più breve della Sinfonia - acquista autorità e consistenza nella sua stessa vivacità.

Mario Rinaldi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 7 aprile 1972


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Ultimo aggiornamento 22 luglio 2013