Quartetto per archi n. 78 in si bemolle maggiore "Sonnenaufgang" (L'aurora), op. 76 n. 4, Hob:III:78

Erdödy-Quartette n. 4

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro con spirito (si bemolle maggiore)
  2. Adagio (mi bemolle maggiore)
  3. Menuet. Allegro (si bemolle maggiore) e Trio
  4. Finale. Allegro ma non troppo (si bemolle maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Vienna, 14 giugno 1797
Prima esecuzione: Eisenstadt, Eszterháza Theater, 29 settembre 1797
Edizione: André, Offenbach, 1799
Dedica: conte Josef Erdödy
Guida all'ascolto (nota 1)

Gli ultimi cicli quartettistici di Haydn, scritti dopo la morte di Mozart, non vedono il compositore ripiegato su posizioni legate al passato, ma mostrano anzi la conquista di nuovi traguardi espressivi. Haydn, d'altra parte, si trovava in una posizione professionale del tutto diversa. Dopo la scomparsa, nel 1790, del principe Nicolaus Esterhàzy, presso la cui corte aveva prestato servizio per un trentennio, Haydn si trovò sostanzialmente libero e affrontò fra il 1791 e il 1795 i due grandi viaggi in Inghilterra che avrebbero portato al massimo grado la sua celebrità europea. Le dodici Sinfonie "Londinesi" segnano il raggiungimento di un magistero nella scrittura sinfonica che non poteva mancare di ripercuotersi anche su quella quartettistica. I sei Quartetti op. 76, i due op. 77, il Quartetto postumo op. 103 costituiscono dunque i mirabili punti di arrivo di una parabola creativa iniziata oltre quarant'anni prima.

I Quartetti op. 76, in particolare, furono iniziati nel 1796 e terminati l'anno successivo; furono pubblicati nel 1799 a Londra da Longman e Broderip, e a Vienna da Artaria, con la dedica al conte Joseph Erdody. Più che in qualsiasi altra opera di Haydn ci troviamo di fronte ad uno stile "riservato", astratto ed esclusivistico, riservato ai veri "intenditori". Il titolo di "Sunrise" (Aurora), del Quarto Quartetto non è che uno dei tanti nomignoli metonimici usati dai contemporanei per cogliere il tratto più saliente delle numerosissime partiture haydniane.

Tale titolo, in effetti, si riallaccia al carattere ascendente del tema di apertura dell'Allegro con spirito iniziale: proprio questo tema intenso ed espressivo mostra subito la nuova tendenza di Haydn, quella di giocare principalmente sul colore e sulla sonorità dell'impasto quartettistico, piuttosto che sull'ordito e sull'architettura. Il secondo tema, esposto dal violoncello, è una variante a specchio del primo e scivola poi inconsuetamente nel modo minore; un esempio della sofisticata conduzione che Haydn imprime al discorso; così il breve sviluppo si avvia con misteriose sonorità in minore e segue poi variegate peregrinazioni; e anche la ripresa subisce significative modifiche. Una rarefatta ambientazione espressiva è quella dell'Adagio, che si apre con una innodia contemplativa e dà luogo poi a un più articolato gioco strumentale; ma anche in questo movimento colpisce soprattutto la definizione coloristica, che attribuisce alla pagina una subliminale astrazione. Brusco contrasto è quello del Minuetto, improntato ad essenzialità e trasparenza di linee; il Trio è una cantilena di ispirazione popolare. E di carattere popolare, impreziosito però dalla finezza della scrittura, è anche il tema del Finale, movimento che vede un episodio centrale in minore e una coda animata da serrati e divertiti giochi polifonici, con inseguimenti fra le voci strumentali.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 16 marzo 1995


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Ultimo aggiornamento 14 aprile 2013