Quartetto per archi n. 69 in si bemolle maggiore, op. 71 n. 1, Hob:III:69

Appony-Quartette n. 1

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro (si bemolle maggiore)
  2. Adagio (fa maggiore)
  3. Menuetto. Allegretto (si bemolle maggiore) e Trio
  4. Finale. Vivace (si bemolle maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1793
Edizione: Corri & Dussek, Londra 1795
Dedica: al conte Anton Apponyi
Guida all'ascolto (nota 1)

Haydn fu certamente uno dei promotori principali del quartetto classico di forma moderna, in cui si fonde lo stile omofonico con il polifonico sulla base della elaborazione tematica che costituisce l'ossatura e la struttura tecnica di questo tipo di composizione. Ma al quartetto, così come poi verrà concepito e sviluppato da Mozart e da Beethoven, il maestro austriaco arrivò per gradi dopo averne scritti, prima del 1771, ben trentadue di stampo e di gusto rococò, sostanzialmente non diversi da quelle forme musicali che andavano sotto il nome di divertimenti, cassazioni e serenate. Di questi trentadue quartetti dell'età giovanile, diciotto facevano parte di un primo gruppo costituito dalle op. 1, 2, e 3, uscite tra il 1755 e il 1764-'65 e caratterizzate da un gioco strumentale elaborato e vivace dialetticamente.

In fondo, anche il secondo gruppo delle op. 9 e 17, comprese fra il 1769 e il 1771, non si differenzia molto stilisticamente dal primo, se non per una maggiore padronanza della tecnica strumentale. Bisogna arrivare all'op. 20 e ai sei cosiddetti "Quartetti del sole" per avvertire una concezione più libera e autonoma sotto il profilo tematico, con l'insegnamento e l'applicazione più articolata e approfondita del contrappunto e della fuga. Una volta scritte le fughe dei "Quartetti del sole" il maestro di Rohrau cercò di studiare meglio il discorso strumentale a quattro, finché intorno al 1781 compose i sei "Quartetti russi" e li dedicò al granduca Pavel Petrowitsch con queste significative parole: «... essi sono di forma interamente nuova, come mi è riuscito di fare dopo non averne più scritti per dieci anni». E difatti il quartetto d'archi aveva acquistato con l'op. 33 la sua fisionomia di disinvolta modernità dialettica. Dopo i "Quartetti russi", che fra l'altro hanno lo scherzo al posto del minuetto, Haydn pubblicò nel 1787 i sei Quartetti dell'op. 50, dedicati a Federico Guglielmo II di Prussia e appartenenti alla produzione della,maturità, insieme ai sei Quartetti dell'op. 54, 55 e 64 dedicati al dilettante violinista viennese Tost, ai Quartetti dell'op. 71-74 dedicati al conte Appony, ai sei Quartetti dell'op. 76 scritti per il conte Erdoedy, e ai due ultimi Quartetti dell'op. 77, senza considerare l'incompiuto Quartetto che reca il numero 103 di opus, composto nel 1803 con queste tristi e indicative parole apposte sotto il tempo Adagio: «Hin ist alle meine Kraft, alt und schwach bin ich» (Perduta è la mia forza, io sono vecchio e debole).

Le due serie dei Quartetti "Appony" op. 71 e op. 74 furono composte nel 1793, cioè nell'intervallo fra le due visite dell'autore a Londra, ma vennero pubblicate soltanto nel 1795-'96. Il Quartetto op. 71 n. 1 si apre con un Allegro (il primo tempo è il più lungo dei quattro) dal piglio brillante e spigliato con il suo tema cordialmente estroverso affidato al primo violino e sorretto dal gioco contrappuntistico degli altri strumenti, in una varietà armonica tipicamente haydniana e di gusto classicheggiante. L'Adagio è basato su una melodia di delicata e pensosa cantabilità della viola, bene incastonata nel dialogo con i violini e il violoncello, secondo una disposizione sonora che prelude al pre-romanticismo. Più tradizionale il successivo Minuetto, inteso come momento distensivo e reso più pungente e vagamente scherzoso dal tempo Allegretto ad esso collegato, in cui prevale il suono del violoncello. Il Quartetto si conclude in un clima di sorridente piacevolezza, punteggiata dalla successione delle crome e delle note ribattute di tutti e quattro gli strumenti, secondo una intensità fonica di indubbio valore espressivo.

Se si tiene presente che il quartetto d'archi ha un ruolo essenziale nella stesura e nello sviluppo delle parti in orchestra sotto il profilo dello svolgimento musicale e non solo strettamente tecnicistico, si può capire quale importanza abbia avuto Haydn con la sua produzione quartettistica, dove, ad esempio, la viola viene trasferita dalla posizione di raddoppio a quella autonoma, di maggiore individualità di espressione. Del resto la sinfonia tradizionale è costruita sul quartetto d'archi e quanto è più polifonica la struttura di quest'ultimo, tanto più si rivela ricco e variegato lo stile sinfonico.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 9 Dicembre 1988


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Ultimo aggiornamento 1 giugno 2011