Quartetto per archi n. 63 in re maggiore "Lerchen" (L'allodola), op. 64 n. 5, Hob:III:63

Tost-Quartette - terza serie n. 1

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro moderato (re maggiore)
  2. Adagio (la maggiore)
  3. Menuet. Allegretto (re maggiore) e Trio (re minore)
  4. Finale. Vivace (re maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1790
Edizione: Musicalisches Magazin (Kozeluch), Vienna, 1791
Guida all'ascolto (nota 1)

Ai contemporanei, abituati alla facile scorrevolezza dello stile galante, i quartetti di Mozart dedicati ad Haydn apparvero, nella loro inedita complessità di concezione, artificiosi e difficili da comprendere. La stessa impressione, del resto, aveva accompagnato qualche anno prima la raccolta haydniana dell'op. 33 e accompagnerà quella dei Quartetti prussiani op. 50 nel 1787. Forse furono le reazioni del pubblico amatoriale che convinsero Haydn, a un certo punto, a mutare rotta. Il suo amico Dittersdorf, tra l'altro, pubblicava nel 1788 una raccolta di quartetti riccamente diversificati e dal colore molto accattivante. Fatto sta che quando, nel 1791, uscì la serie dei Quartetti op. 64 di Haydn, l'editore si premurò di pubblicare un annuncio sulla Wiener Zeitung per tranquillizzare i potenziali acquirenti: c'erano state lamentele per la straordinaria difficoltà dei quartetti haydniani, diceva, ma questi erano in grado di soddisfare tanto gli intenditori quanto i semplici dilettanti di musica.

A fronte del rigore compositivo che pervade ancora l'op. 50, i Quartetti dell'op. 64 utilizzano infatti un linguaggio meno denso e complesso, un tono più amabile e conversante, che non disdegna occasionali incursioni nello stile della musica popolare. Il quinto quartetto della raccolta, detto Lerchenquartett (L'allodola), impressiona per lo stile melodioso, idilliaco, per il lirismo sereno che lo pervade da cima a fondo. Nel primo movimento (Allegro moderato) il bel tema presentato dal violino nel suo registro acuto si espande in una successione di frasi liriche, ripetute anche nello sviluppo, divenendo il protagonista assoluto (tanto da non lasciare spazio a un antagonista: l'idea secondaria alla dominante è derivata da un frammento del tema stesso). È come se tutto il movimento fosse costruito in funzione di una bella melodia espansiva, non delle potenzialità elaborative insite in un tema. E questo spiega l'anomalia di una ripresa dilatata da una doppia riproposizione del tema principale.

Lo stesso carattere serenamente colloquiale pervade tutti i movimenti restanti: così nell'Adagio cantabile, dove il primo violino è protagonista assoluto, nel Menuetto dalle movenze un po' rustiche, e nello scattante Finale (Vivace), costruito quasi come un moto perpetuo. Questi tre movimenti, peraltro, sono accomunati da analogie strutturali: ciascuno di essi è costruito in forma ternaria, con una parte centrale in modo minore. I temi, inoltre, presentano somiglianze motiviche che creano una rete di relazioni reciproche e fanno percepire un senso di processualità da un movimento al successivo. È, questa, una delle acquisizioni più significative dello stile classico, capace di assicurare, tramite un'unità tematica e strutturale profonda, un senso organico alla composizione intera.

Claudio Toscani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 251 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 11 luglio 2014