Quartetto per archi n. 57 in do maggiore, op. 54 n. 3, Hob:III:57

"Tost-Quartette - prima serie n. 1"

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Vivace (do maggiore)
  2. Adagio (do minore)
  3. Menuetto (do maggiore) e Trio (do minore)
  4. Adagio (do maggiore). Presto
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Eisenstadt, Esterhàza, 22 Settembre 1788
Edizione: Artaria, Vienna, 1789
Guida all'ascolto (nota 1)

Haydn diede un impulso determinante non solo allo sviluppo della sinfonia, ma anche per ciò che riguarda l'assetto del quartetto classico di forma moderna, in cui si fonde lo stile omofonico con il polifonico sulla base della eleborazione tematica che costituisce l'ossatura e la struttura tecnica di questo tipo di composizione. Ma al quartetto, così come poi verrà concepito e sviluppato da Mozart e da Beethoven, il maestro austriaco arrivò per gradi, dopo che ne aveva scritti, prima del 1771, ben trentadue di stampo e di gusto rococò, sostanzialmente non diversi da quelle forme musicali che andavano sotto il nome di divertimenti, cassazioni e serenate. Di questi trentadue quartetti dell'età giovanile, diciotto facevano parte di un primo gruppo costituito dalle op. 1, 2 e 3, uscite tra il 1755 e il 1764-'65 e caratterizzate da un gioco strumentale elaborato e vivace dialetticamente.

In fondo, anche il secondo gruppo delle op. 9 e 17, comprese fra il 1769 e il 1771, non si differenzia molto stilisticamente dal primo, se non per una maggiore padronanza della tecnica strumentale. Bisogna arrivare all'op. 20 e ai sei cosiddetti "Quartetti del sole" per avvertire una concezione più libera e autonoma sotto il profilo tematico, con l'inserimento e l'applicazione più articolata e approfondita del contrappunto e della fuga. Una volta scritte le fughe dei "Quartetti del sole" il maestro di Rohrau cercò di studiare meglio il discorso strumentale a quattro, finché intorno al 1781 compose i sei "Quartetti russi" e li dedicò al granduca Pavel Petrowitsch con queste significative parole: «... essi sono in forma interamente nuova, come mi è riuscito di fare dopo non averne più scritti per dieci anni». E difatti il quartetto d'archi aveva acquistato con l'op. 33 la sua fisionomia di disinvolta modernità dialettica. Dopo i "Quartetti russi", che fra l'altro hanno lo scherzo al posto del minuetto, Haydn pubblicò nel 1787 i sei Quartetti dell'op. 50, dedicati a Federico Guglielmo II di Prussia e appartenenti alla produzione della maturità, insieme ai sei Quartetti dell'op. 54, 55 e 64 dedicati al dilettante violinista viennese Tost, ai Quartetti dell'op. 71-74 dedicati al conte Erdödy, e ai due ultimi Quartetti dell'op. 77, senza considerare l'incompiuto Quartetto che reca il numero 103 di opus, composto nel 1803 con queste tristi e indicative parole apposte sotto il tempo Adagio: «Hin ist alle meine Kraft, alt und schwach bin ich» (Perduta è la mia forza, io sono vecchio e debole).

Rispetto ai Quartetti dell'op. 50 in cui il compositore sembra approfondire l'elaborazione tematica, i Quartetti dell'op. 54, conosciuti anche come "Quartetti Tost", riflettono uno stile concertante e di carattere brillante, con maggiore attenzione al gioco virtuosistico affidato al primo violino, senza però venir meno a quel discorso,di conversazione a più voci, sempre in evidenza per Haydn in questa forma musicale. A dire il vero tale caratteristica è più evidente nel Quartetto op. 54 n. 1 in sol maggiore, dove spicca per delicatezza ed eleganza espressiva un Allegretto tripartito simile ad una romanza, mentre nel Quartetto in do maggiore n. 2 si avverte una più scoperta varietà ritmica, tanto da suscitare un interesse più vivo da parte degli esecutori. Il primo tempo (Vivace) ha una dimensione abbastanza ampia articolata su due temi: quello iniziale, interrotto dopo cinque misure da una corona, ha un andamento più organicamente sviluppato, al contrario del secondo tema dal ritmo più irregolare ed estroso. Il secondo movimento in do minore (Adagio) poggia su un'aria importante del primo violino, arricchita dalle figurazioni rapsodiche rievocanti la musica zingaresca. Grazioso il Minuetto, costruito su un accordo spezzato e seguito da un trio. L'ultimo tempo si apre con un Adagio cantabile, che scivola senza interruzione in un Presto ricollegato in un certo senso al movimento iniziale, secondo il modello attuato da Beethoven nel Quartetto in si bemolle maggiore op. 18 n. 6, quasi a creare il senso di una continuità circolare.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 21 novembre 1986


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Ultimo aggiornamento 19 gennaio 2012