Il Concerto in do maggiore Hob. XVIII:8 esiste in tre vecchi manoscritti: Berliner Staatsbibliothek, Kloster Raigern (attuale Cecoslovacchia) ed Erzbischöfliche Sammlung Kremsier (attuale Cecoslovacchia). Esso venne successivamente elencato nel catalogo Breitkopf del 1766. In queste quattro fonti l'opera viene indicata come «Concerto per clavicembalo». Si apre con un Moderato la cui esposizione orchestrale condensa in poche battute i due temi principali; il primo, esposto dai violini, è costituito da una sorta di guizzo ascendente, mentre il secondo ha carattere conclusivo e deriva motivicamente dal primo. Il solista fa il suo ingresso riesponendo primo (tonica) e secondo tema (dominante) e abbandonandosi poi a una lunga serie di arpeggi modulanti sui quali si distendono gli arpeggi discendenti dei violini. Poche battute di transizione riconducono alla ripresa dei temi e alle cadenze conclusive.
L'Adagio successivo presenta un motivo principale dal carattere galante esposto dall'organo e sostenuto dalle armonie degli archi. Esso sfrutta le note dell'arpeggio tonale, così come avveniva nell'Adagio molto del Concerto in re maggiore, Hob. XVIII:2.
Spensierato e pieno di gioia dovere è il Finale. Allegro strutturato in due sezioni con percorso armonico-tonale che parte e arriva al do maggiore. Nella seconda parte un breve episodio di elaborazione precede il ritorno del tema principale, seguito da un brioso «divertimento» condotto dall'organo in vivace dialogo con gli archi.
Alessandro De Bei