Concerto per organo in do maggiore, Hob:XVIII:1


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro moderato
  2. Largo (fa maggiore)
  3. Allegro molto
Organico: clavicembalo o organo, 2 oboi, 2 trombe, archi, basso continuo
Composizione: 1756
Edizione: Breitkopf & Härtel, Wiesbaden, 1986
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il Concerto per organo e orchestra in do maggiore Hob XVIII/1 ci riporta agli anni giovanili di Haydn, quando il compositore, nemmeno venticinquenne, sbarcava il lunario a Vienna dividendosi fra incarichi di vario tipo, primo fra i quali il ruolo di assistente del compositore Niccolo Porpora. Secondo una delle prime biografie, quella di Griesinger, pubblicata un anno dopo la morte di Haydn e in parte ispirata alle memorie dello stesso autore, "in quel periodo Haydn era anche a capo dell'orchestra nel convento dei Fratelli della carità in Leopoldstadt con una paga di sessanta Gulden l'anno. La domenica e i giorni di festa doveva essere in chiesa alle otto del mattino, doveva suonare l'organo alle dieci nell'allora cappella del conte Haugwitz e alle undici doveva cantare a Santo Stefano. Era pagato diciassette Gulden per ognuno di questi servizi". Anni di apprendistato, dunque, che vedono una certa fioritura di Concerti solistici, genere che poi Haydn avrebbe praticato poco volentieri negli anni maturi.

Fra il 1752 e il 1756 nascono dunque almeno sei Concerti per organo, legati ai vari servizi del compositore, e probabilmente eseguiti all'interno della Messa, fra il Sanctus e il Benedictus. Fra questi lavori, l'unico di cui ci sia rimasto l'autografo è il Concerto Hob XVIII/1, datato 1756 sul manoscritto; lo stesso Haydn affermò di averlo composto per il servizio liturgico celebrato quando la sua vecchia fiamma e futura cognata Therese Keller prese i voti per entrare nell'ordine delle clarisse, il 12 maggio 1756; per quell'occasione venne scritto probabilmente anche il Salve Regina in mi, e forse anche il Doppio Concerto per organo e violino XVIII/6.

Nessun dubbio che lo strumento a cui la partitura è destinata sia l'organo; lo chiariscono sia il titolo di "Concerto per l'organo" sul manoscritto, sia l'estensione della parte solistica; tuttavia gli organi austrìaci dell'epoca non avevano registri a pedali ma solo manuali, e dunque i brani loro destinati potevano facilmente essere adattati ad altri strumenti a tastiera, circostanza che spiega come il Concerto Hob XVIII/1 venisse diffuso all'epoca in copie destinate al cembalo o al fortepiano. L'orchestra d'altra parte è assai sobria, aggiungendo al gruppo degli archi solo gli oboi e i "clarini" (strumento oggi realizzato dalle trombe); questi ultimi sono però indicati nell'autografo senza che la loro parte sia scritta (nell'edizione oggi eseguita, curata da Èva Maria Hodel, deriva da copie d'epoca).

La forma adottata da Haydn per questo Concerto è ancora assai debitrice al Concerto barocco, nell'alternanza piuttosto meccanica di sezioni riservate ai "tutti" e al "solo"; nel Moderato iniziale ci sono, come soluzione formale più moderna, due temi principali, fra i quali comunque non si pone una vera e propria contrapposizione; questo movimento è il più lungo e mostra una certa pletoricità di trattamento, che rivela la mano di un musicista ancora in formazione. Assai più equilibrati i movimenti successivi. Nel Largo centrale, in fa, prevale il ruolo concertante del solista, con una scrittura fitta e fiorita. Il finale, Allegro molto, è un movimento in tempo ternario, diviso da una barra di ritornello, e innervato da un dinamismo che chiude in modo estremamente appropriato il lavoro giovanile.

Arrigo Quattrocchi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Generalmente lacunosa è — come si sa — la cronologia relativa ai primi lavori di Haydn, anche perché manovre editoriali non propriamente ortodosse tentarono alla morte dell'autore di spacciare per sue opere di compositori viennesi affatto secondari.

Nel caso del «Concerto per l'organo» — questa la dizione esatta — il rinvenimento, una ventina di anni fa, del manoscritto autografo stabilì invece con assoluta certezza la data: 1756.

All'età di ventiquattro anni Haydn sta per dire addio alla scapigliata vita bohèmienne che lo aveva visto attivo a Vienna come violinista di piccole orchestre, in occasione di balli pubblici e privati che si tenevano durante la stagione invernale, oppure di quelle improvvisate «séances» musicali che animavano, in estate, piazze e strade cittadine.

A questo punto si chiude infatti quel periodo di libertà e indipendenza creativa che per l'artista settecentesco significa anzitutto fame e miseria, e troviamo Haydn in assettato corredo di livrea al servizio del primo mecenate, il musicale conte von Furnberg. Singolare figura di dilettante che nella residenza estiva di Weinzierl chiamava a raccolta compositori e interpreti (non escluso il parroco, valente violoncellista), dando vita a vivaci riunioni cameristiche, nelle quali il gusto viennese del «musizieren» si affermava con ricca e spontanea inventiva. La tradizione, non smentita del resto dalla recente musicologia, vuole che Haydn trovandosi ad adattare un divertimento a un insieme di quattro strumenti ad arco (due violini, viola e violoncello), creasse il primo moderno quartetto. Se in questo caso si trattava di «inventare» un consolidamento formale che garantisse (a differenza di quanto era avvenuto con la precedente «sonata a tre» barocca) l'unità stilistica fra le quattro parti, tutte partecipi del lavoro tematico, nel concerto per strumento a tastiera e orchestra, Haydn non può essere invece considerato un innovatore, quanto piuttosto un abile sintetizzatore delle recenti conquiste stilistiche affermate con consapevole autonomia dalle scuole di Mannheim, di Vienna e della Germania settentrionale.

Lo stesso esiguo numero di concerti scritti da Haydn per clavicembalo, organo e pianoforte (undici), rispetto alla quarantina (alcuni dei quali allo stato di frammento) composti da Mozart, testimonia che non era a questo campo specifico che si indirizzavano le preferenze del maestro, più interessato alla «reductio ad unum» dei mezzi stilistici che alle contrapposizioni dualistiche e «drammatiche» della forma concertante.

Lo strumento solista nei concerti per strumento a tastiera di Haydn partecipa ancora della fondamentale struttura barocca a blocchi giustapposti (alternanza solo-tutti) ed è strettamente legato al tessuto orchestrale. La novità nell'impianto si affermerà, com'è noto, con i concerti di Mozart post 1776: a questo punto l'ingresso del solista è atteso come un evento nuovo, carico di «suspense»; autosufficiente e ben caratterizzato, come un personaggio d'opera, esso si afferma e si distingue in tutta la sua forza drammatica.

Il concerto per organo fu pubblicato nel 1953 da Breitkopf e Haertel, nella revisione di Michael Schneider. L'orchestra che riunisce due oboi e quartetto d'archi (nella sezione del «tutti» l'organo collabora con il violoncello e il contrabbasso) è felicemente allusiva a quel clima di agreste serenità, non incrinato dall'enfasi sturmundranghiana, che ritroviamo intatta nelle pagine più celebri della sua produzione sinfonica.

Nel primo movimento («Moderato») si passa dal tono deciso e ben scandito ritmicamente della frase iniziale a un gioco cangiante di modulazioni e di sincopi che vedono il respiro musicale fluttuare in inquieto divenire, secondo le tangenti espressive di quello «Empfindsamstil » (stile della sensibilità) che, fra gli altri, Carl Philipp Emanuel Bach — autore assai caro a Haydn — aveva cosi finemente realizzato. Il settecentesco gusto «galant» si afferma con squisita varietà espressiva nella ricca fioritura di abbellimenti (trilli, acciaccature, gruppetti, arpeggi) che rimbalzano dall'orchestra allo strumento solista. Dopo l'elegiaco «Largo» in fa maggiore nel quale sono avvertibili echi barocchi nella simmetrica giustapposizione dinamica di «piano» e «forte», l'«Allegro molto» del finale, col suo vivace ritmo di danza (3/8), suggerisce il senso di una vitale baldanza, ricondotta nell'alveo di una misurata chiarezza.

Fiamma Nicolodi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 6 novembre 2004
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 7 aprile 1977


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Ultimo aggiornamento 1 aprile 2019