Suite n. 5 in mi maggiore, HWV 430


Musica: Georg Friedrich Händel (1685 - 1759)
  1. Prélude (mi maggiore)
  2. Allemande (mi maggiore)
  3. Courante (mi maggiore)
  4. Air con Variazioni (mi maggiore) "The harmonious blacksmith"
Organico: clavicembalo
Composizione: 1707 - 1720 circa
Edizione: J. Cluer, Londra, 1720
Guida all'ascolto (nota 1)

Se Scarlatti era considerato unanimemente uno straordinario virtuoso di clavicembalo e Bach un maestro indiscusso dell'organo, non bisogna dimenticare che anche Händel è stato un formidabile esecutore alla tastiera. John Mainwaring, nella sua biografia händeliana pubblicata a Londra nel 1760, dopo aver descritto la gara di virtuosismo svoltasi fra Händel e Scarlatti nella casa romana del cardinale Ottoboni e conclusasi, sembra, con una sorta di ex aequo - la vittoria di Scarlatti al clavicembalo e quella di Händel all'organo - ricorda: «Sebbene fosse assai pratico della natura e del trattamento del violino, la principale sua pratica e massima maestria era sull'organo e il cembalo».

Händel ha dedicato al clavicembalo numerosi lavori - Suites, fughe, fantasie, preludi, ciaccone, ouvertures, minuetti - che ebbero un immediato successo presso il pubblico del suo tempo, ma che finirono ben presto per essere messi in ombra dalle sue stesse opere, dagli oratori, dai concerti grossi. Ma, almeno all'inizio, il successo fu veramente grande, come apprendiamo dallo stesso Händel nella prefazione al primo volume delle sue Suites de pièces de Clavecin, pubblicato a Londra da Cluer nel 1720: «Sono stato costretto a pubblicare alcune delle seguenti lezioni [lesson era, il termine inglese per "Sonata"] perché se ne erano diffuse all'estero copie surrettizie e inesatte. Ho aggiunto alcune composizioni nuove per rendere più utile il lavoro, se otterrà un'accoglienza favorevole; continuerò a pubblicarne anche altre perché lo ritengo mio dovere per servire col mio modesto talento una nazione dalla quale ho ricevuto una protezione tanto generosa». Tuttavia Händel fece trascorrere ben tredici anni prima di pubblicare una nuova raccolta di Suites.

Nonostante il titolo di questa edizione del 1720 guardi dichiaratamente al modello francese («Suites de Pièces pour le Clavecin composées par G. F. Händel...»), Händel dimostra una libertà e un'originalità di soluzioni formali maggiori rispetto a Bach, cercando di fondere quel modello con lo stile italiano. Le Suites del Primo libro, composte tutte prima del 1720 e in molti casi risalenti probabilmente agli anni tedeschi (anche se rivedute radicalmente in occasione della pubblicazione), si distinguono dalla tradizione già nel numero, otto, decisamente insolito rispetto ai canonici sei e dodici. Ma questo è solo l'inizio: cinque delle otto Suites sono aperte da un Preludio, seguito da Allemanda, Corrente e Giga, mentre nessuna prevede una Gavotta o un Minuetto; la Terza e la Quinta Suite terminano con un'Air à Variations, la Settima inizia con un'Ouverture e termina con una Passacaglia (celeberrima, ha accompagnato per decenni in una versione per arpa l'Intervallo televisivo), la Seconda segue fedelmente lo schema della sonata da chiesa (Adagio-Allegro-Adagio-Allegro).

La Suite n. 5 in mi maggiore HWV 435 è aperta da un breve Prelude di venticinque battute in cui le due mani si scambiano una scorrevole figurazione di quartine di semicrome. Un'intensa Allemande e una vivace Courante portano al brano più celebre della Suite, l'Air à 5 variations detta "The Harmonious Blacksmith" (Il fabbro armonioso), che, come pezzo a se stante, è stata una delle pochissime pagine händeliane ad essere eseguita dai pianisti dell'Ottocento, proprio come la Fuga del gatto di Scarlatti: Moscheles, Liszt, Clara Schumann, Anton Rubinstein...

Un semplice tema di otto battute è seguito da due coppie di variazioni simmetriche che impegnano prevalentemente prima la mano destra (I e III) e poi la mano sinistra (II e IV); l'andamento si anima progressivamente passando dalle quartine di semicrome delle prime due variazioni alle terzine di semicrome (otto in ciascuna battuta di 24/16) delle successive, fino a giungere al parossismo della variazione conclusiva, attraversata dalle rapidissime volate di gruppi di otto biscrome.

Carlo Cavalletti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 22 maggio 1996


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Ultimo aggiornamento 12 novembre 2014