Concerto in fa maggiore per organo e orchestra, op. 4 n. 4, HWV 292


Musica: Georg Friedrich Händel (1685 - 1759)
  1. Allegro (fa maggiore)
  2. Andante (si bemolle maggiore)
  3. Adagio (re minore)
  4. Allegro (fa maggiore)
Organico: organo, 2 oboi, 2 violini, viola e basso continuo
Composizione: 25 marzo 1735
Edizione: J. Walsh, Londra, 1738
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La «prima» londinese dell'oratorio Athalia, il 1° aprile 1735 al Covent Garden, fu la destinazione originaria del Concerto op. 4 n. 4 in fa maggiore HWV 292, l'unico della serie datato nell'autografo. Händel lo ultimò a una settimana dall'esecuzione, il 25 marzo, integrandolo senza soluzione di continuità nel coro «Alleluia», di nuova composizione, che condivide il materiale tematico dell'Allegro finale del concerto. Il complesso consecutivo concerto-coro avrebbe sostituito il coro n. 36 della versione originaria di Athalia (Oxford, 1733) e sarebbe stato nuovamente impiegato nel 1737 come conclusione dell'oratorio Il trionfo del tempo e della verità. Per la pubblicazione dell'op. 4 Händel provvide a modificare le ultime misure del finale, onde dotare il concerto di una chiusa autonoma, in mancanza del coro. L'invenzione tematica si dimostra in questo concerto sostanzialmente esente da parentele, fatta salva la citazione, nel ritornello del primo tempo, del coro «Questo è il cielo di contenti», posto in apertura dell'opera Alcina, andata in scena due settimane dopo l'Athalia londinese, e la rielaborazione, nell'Adagio, del movimento corrispondente della Sonata in si bemolle maggiore per flauto diritto HWV 377, composta attorno al 1725. Si apprezzi la particolare struttura del concerto, come di consueto quadripartito, ma con i due tempi veloci agli estremi e i lenti al centro. Su note che forse si avranno in mente dall'energetico coro operistico attacca l'Allegro iniziale che, dopo l'esposizione della tonica (un fa grave) all'organo, libera un feroce unisono a organico pieno, ripreso fedelmente dall'organo solo, che alternerà ai Tutti orchestrali una parata di episodi contraddistinti ciascuno da una caratterizzazione specifica. A un'espressività contenuta è ispirato lo splendido Andante: in un contesto timbrico deliberatamente spoglio, dalle sonorità ovattate (Händel prescrive il silenzio per oboi, fagotti e cembalo) il solista propone un tema pudico, che si muove prevalentemente per note ribattute e gradi congiunti, ripreso delicatamente dall'aura corelliana degli archi. L'ampia pagina procede alternando episodi solistici ritmicamente ossessivi (per terzine o ritmi puntati) e Tutti di struggente intensità. All'organo spetta interamente il breve Adagio in re minore, sigillato tuttavia da una chiusa orchestrale sulla cadenza finale, come sarebbe avvenuto nell'Adagio del Concerto op. 4 n. 1. L'Allegro finale, in origine saldato anche sul piano tematico al coro «Alleluia» di Athalia, esordisce col meccanismo imitativo di una fuga in piena regola; se non che, da questa promettente e giudiziosa esposizione sboccia una scrittura scopertamente concertante che sfrutta a fondo le potenzialità del controsoggetto, Il soggetto della mancata fuga ricompare nel corso del movimento sia all'organo che in orchestra, ma senza alcuna pretesa contrappuntistica, a mo' di citazione, conformemente alla tendenza, onnipresente in Händel (si pensi soltanto al celebre «Hallelujah» del Messiah), di temperare il contrappunto della tradizione tedesca con la tecnica inglese dell'anthem, ottenendo un amalgama fluido in cui il gioco imitativo serrato è libero di sciogliersi nel dialogo concertante tra le voci.

Raffaele Mellace

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'organo è protagonista nel Concerto in fa maggiore op. 4 n. 4 di Georg Friedrich Händel, il quale si era dedicato molto presto alla carriera di organista e fu tra i più rinomati solisti del suo tempo, apprezzato specialmente per le sue qualità di improvvisazione. E proprio dall'innesto della pratica dell'improvvisazione sulla ben definita struttura del concerto nascono le sue composizioni in questo ambito, quasi tutte realizzate in Inghilterra dopo il 1730. La serie dei sei Concerti op. 4 fu pubblicata nel 1738 ed evidenzia l'influenza della sonata da chiesa, preferendo l'articolazione in quattro movimenti a quella in tre, che costituiva la forma-base della musica concertante ma che tuttavia non appare ancora standardizzata nei lavori händeliani, nei quali prevale di solito il riferimento al modello barocco del concerto grosso. In Inghilterra l'uso dell'organo in chiesa era stato proibito nel 1642 ed era tornato in auge solo nel corso della Restaurazione, dunque dopo il 1660. Questa lunga parentesi aveva provocato una forte diffusione dello strumento nella pratica della musica profana, e al tempo stesso aveva richiesto la costruzione di organi di dimensioni relativamente piccole, più agili e dotati di minore potenza sonora rispetto ai grandi organi da chiesa. Händel colse l'occasione di amalgamare questi strumenti all'insieme dell'orchestra barocca e "inventò" di fatto il suo uso in concerto, introducendolo a partire dal 1735 come uno sfoggio di virtuosismo da mettere in competizione con quello dei cantanti italiani negli intervalli dei suoi oratori. Della maggior parte dei Concerti per organo di Händel è possibile stabilire con precisione non solo la data di composizione, ma anche gli oratori per i quali furono scritti. Il Concerto in fa maggiore op. 4 n. 4, ad esempio, fu eseguito per la prima volta il giorno 1 aprile 1735 in un intervallo di Athalia, ed era stato terminato di comporre sei giorni prima. La cifra virtuosistica rappresenta dunque un elemento di riferimento costante anche in questo Concerto, nel quale però è da notare anche la cantabilità lirica del movimento lento, Andante, nel quale Händel sembra voler spostare su un altro registro la rivalità con i divi del canto.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 150 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sa del Concero dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 24 febbraio 1994


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Ultimo aggiornamento 6 ottobre 2016