La fama di Grieg, per quanto riguarda il pianoforte, fu legata soprattutto al Concerto op. 16 e ai Pezzi lirici, mentre del tutto trascurate dai concertisti furono la Sonata op. 7 e la Suite neoclassica Dai tempi di Holberg. La Ballata su un tema popolare norvegese op. 24, composta nel 1875, non divenne mai nota, sebbene facesse parte del repertorio di pianisti come Josef Hofmann, Leopold Godowsky, Rachmaninoff. Il termine Ballata fu impiegato da Grieg in un modo totalmente diverso da quello che aveva avuto in Chopin, "inventore" della Ballata strumentale. Per Chopin il termine era riferibile al contenuto epico-nazionale e la forma era ispirata al bitematismo classico. Grieg pensa invece alla Ballata poetica con molte strofe, molte strofe in cui cambiano le parole mentre la metrica resta sempre identica, e la sua Ballata è in realtà un tema con variazioni in cui rimane intatta la struttura musicale profonda mentre cambia, come dire, il suo abbigliamento. Il ragionamento è forse un po' capzioso, ma il titolo rende bene le intenzioni di Grieg o, meglio, la sua preoccupazione di distinguere il suo lavoro di compositore nazionale dalle innumerevoli serie di variazioni su temi popolari di diversi paesi, scritte da compositori che non appartenevano culturalmente alle rispettive etnie. In verità, il carattere specificatamente "norvegese" della Ballata di Grieg non appare con tutta evidenza se non in alcune delle variazioni, mentre in generale si nota piuttosto una elegante rivisitazione di moduli correnti nella letteratura pianistica dell'epoca. Degno di nota è tuttavia il fatto che, dopo aver raggiunto un climax di scrittura pianistica molto complessa, Grieg rinunci a concludere in gloria e riprenda il tema nella sua più semplice veste, chiudendo il pezzo in tono elegiaco invece che trionfante.
Piero Rattalino