Petite symphonie per fiati, CG 560


Musica: Charles Gounod (1818 - 1893)
  1. Adagio et Allegretto (si bemolle maggiore)
  2. Andante cantabile (mi bemolle maggiore)
  3. Scherzo: Allegro moderato (si bemolle maggiore)
  4. Finale: Allegretto (si bemolle maggiore)
Organico: flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni, 2 fagotti
Composizione: 1885
Prima esecuzione: Parigi, Salle Pleyel, 30 aprile 1885
Edizione: Costallat, Parigi, 1904
Dedica: Société de Musique de Chambre pour Instruments à Vent
Guida all'ascolto (nota 1)

Musicista dalla vena melodica facile e carezzevole, Gounod è un artista che conosce le buone regole del comporre e le fa valere al momento opportuno, senza grandi slanci e travolgenti impennate drammatiche. Il nome di Gounod resta legato indissolubilmente al suo Faust e allo struggente duetto d'amore incapsulato in quest'opera dai risvolti amabilmente sentimentali, tanto apprezzati dal pubblico del suo tempo e poco amati dai musicisti contemporanei, specie da Verdi e da Wagner. Non poco della sopravvissuta popolarità gounodiana si deve alle romanze da camera, cesellate con squisita finezza vocalistica, e soprattutto alla famosa Ave Maria, variante di una Méditation sur le premier Prelude de Bach per violino, pianforte e organo (1852), ottenuta sovrapponendo una lunare melodia al primo preludio del bachiano Clavicembalo ben temperato. Allievo nel Conservatorio parigino di Reicha per l'armonia, di Halévy per il contrappunto e fuga e di Lesueur per la composizione, egli iniziò a Roma la sua carriera di musicista, vincendo all'unanimità nel 1839 il Prix de Rome e dedicandosi alla musica sacra secondo le tracce lasciate dai modelli palestriniani e da altri polifonisti di scuola romana. Tornato a Parigi nel 1841, dopo un breve viaggio in Austria e in Germania, Gounod ricoprì l'incarico di organista e di maestro di cappella e fu sul punto di indossare l'abito talare. Ma improvvisamente, dopo aver studiato a fondo le opere di Schumann e di Berlioz, abbandonò la musica religiosa e sinfonica per dedicarsi al teatro; soltanto più tardi tornerà a scrivere pezzi sacri, strumentali e vocali da camera, orchestrali, tra cui vanno annoverate le sinfonie in re e in mi bemolle, la Petite symphonie per fiati, composta nel 1885, la Messa di Santa Cecilia e gli oratori Gallia, Jesus sur le lac de Tìbériade, La Rédemption, Mors et vita.

Un primo gruppo di opere per il teatro vide la luce nel sesto decennio del secolo: Sapho, tre atti di E. Augier (Opéra 1851), la Nonne sanglante, cinque atti di Scribe e Delavigne (Opéra 1854), Le Médecin malgré lui, tre atti di Barbier e Carré da Molière (Lyrique 1858), Faust, cinque atti dì Barbier e Carré da Goethe (Lyrique 1859), Phlemon et Baucis, tre atti di Barbier e Carré (Lyrique 1860), La Colombe, due atti di Barbier e Carré da La Fontaine (Baden-Baden 1860). A questo gruppo di opere ne seguiranno altre, tra cui le più note sono: Mireille da Mistral (1864) e Roméo et Juliette da Shakespeare (1867), non aliena quest'ultima dalle influenze dell'operetta allora imperante con Offenbach.

La Petite symphonie per fiati è una piacevole e deliziosa composizione musicale e conferma lo stile essenzialmente melodico del soave artista parigino, perfettamente a suo agio nell'elaborare contrappuntisticamente i temi e svolgerli con quell'elegante gusto della strumentazione, mirante a porre in evidenza il profumo timbrico dell'invenzione armonica. L'Andante è il momento più sinceramente gounodiano e si inserisce adeguatamente tra schiarite allegre e scherzose di pungente effetto strumentale.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 4 marzo 1983


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Ultimo aggiornamento 12 marzo 2015