Concerto in mi bemolle maggiore per sassofono e archi, op. 109


Musica: Aleksandr Glazunov (1865 - 1936)
  1. Allegro moderato (mi bemolle maggiore)
  2. Andante (do bemolle maggiore)
  3. Cadenza
  4. Allegro (do minore)
Organico: sassofono solista, archi
Composizione: 1934
Prima esecuzione: Nykoping (Svezia), 25 novembre 1934
Edizione: Alphonse Leduc, Parigi, 1936

Porta la stessa numerazione del Quartetto per sassofoni ma è un pezzo differente
Guida all'ascolto (nota 1)

Lo spirito del sassofono, dionisiaco e apollineo al contempo, permea totalmente il Concerto in mi bemolle maggiore per sassofono contralto e archi op. 109 composto da Aleksandr Glazunov nel 1934 e dedicato al famoso sassofonista americano Sigurd M. Rascher. Il primo movimento, Allegro moderato, si apre con un tema dal carattere meditativo e raccolto, quasi «cerimoniale»; il sassofono lo riprende variandolo subito e animando il discorso musicale fino all'esposizione del secondo tema, più mosso, giocato sul dialogo fra solista e violini. Dopo una vivace sezione, Allegretto scherzando, caratterizzata dalle veloci figurazioni del sassofono, ritorna il tema principale nuovamente esposto dagli archi. L'Andante centrale presenta un tema dolcissimo, esposto dai solista sopra le morbide armonie degli archi. Poco a poco il disegno melodico del sassofono si fa più sinuoso e incalzante e giunge a una sezione più mossa (Andante sostenuto). Preparato da una morbida cadenza degli archi, il solista espone il secondo tema: anche qui, come prima, la linea melodica tende ad animarsi progressivamente. La tradizionale cadenza precede una coda, che di fatto prepara l'Allegro. Se nell'Andante dominava Apollo, qui è Dioniso a farla da padrone: il motivo principale, esposto a canone (sassofono, violini, bassi) ha un piglio di danza sfrenata, sul quale Glazunov ripresenta il tema dell'Allegro moderato e quello dell'Andante centrale. Travolgente la sezione conclusiva, nella quale riemergono materiali motivici già uditi in precedenza, legati dall'incessante ritmo bacchico.

Alessandro De Bei


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 183 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 12 aprile 2017