Violinista eccelso, insigne didatta, direttore d'orchestra e compositore, il romeno George Enescu prosegue nel nostro secolo la tradizione ottocentesca del compositore-interprete non limitando però il suo interesse al violino, ma affrontando tutti o quasi i generi e le forme vocali e strumentali.
La formazione di Enescu è essenzialmente francese: studi di composizione a Parigi con Massenet e Fauré, influssi dell'impressionismo debussiano e successivi contatti con il clima neoclassico di Cocteau, Stravinsky e Casella (col quale suonò per due anni in trio). La sua musica è contemporaneamente caratterizzata da una sorta di espressionismo moderato con venature nostalgiche di sapore tardoromantico cui infonde una iniezione di vitalità il ricorso al ricchissimo patrimonio musicale della sua terra, i canti e le danze di Romania e Moldavia.
Con uno spirito non lontano da quello di Bartók, ma indubbiamente senza il rigore e la continuità dell'ungherese, Enescu si accosta alla musica popolare sia utilizzando direttamente melodie preesistenti, sia modellando la sua invenzione su quelle formule melodico-ritmiche impresse nella memoria e attentamente, si direbbe devotamente, riesaminate. Le due anime della cultura musicale popolare slava, che molto semplificando possono riassumersi nel momento collettivo, festoso della danza, spesso di impressionante vitalità, e nell'espressione individuale, lirica - le lunghe cantilene di infinita tristezza - emergono dalle composizioni di Enescu, certo filtrate attraverso le coordinate della tradizione colta, ma senza perdere - nei risultati migliori - quel periodare libero e rapsodico che ne è alla base.
Di tutto questo si ha un esempio perfetto nelle Impressions d'enfance per violino e pianoforte op. 28, composte da Enescu nel 1940, poco dopo aver completato la Terza Suite per: orchestra, forse il suo capolavoro sinfonico. Si tratta di un brano audace e originale - degno, ad onta della sua scarsa popolarità, delle più importanti opere violinistiche del compositore romeno - articolato in dieci episodi concatenati: Ménétrier, Vieux mendiant, Ruisselet au fond du jardin, L'oiseau en cage et le coucou au mur, Berceuse, Grillon, Lune a travers les vitres, Vent dans la cheminée, Tempéte audehors dans la nuit, Lever du soleil. Nell'arco di questi dieci pannelli Enescu evoca ricordi - personaggi, immagini, suggestioni, fantasie - della sua lontana infanzia nella campagna moldava, servendosi - ancor più che nella Terza Sonata op. 25, del 1926 - di un linguaggio di estremo virtuosismo strumentale e di una ricchissima tavolozza di sfumature dinamiche e timbriche. La rievocazione delle atmosfere musicali della sua terra di origine e del particolarissimo melos della musica slava raggiunge nelle Impressions d'enfance il suo culmine nel lungo e rapsodico solo di apertura (Ménétrier), e nell'ammaliante canto della Berceuse.
Giulio D'Amore