Terzetto in do maggiore, op. 74


Musica: Antonin Dvoràk (1841 - 1904)
  1. Introduzione. Allegro ma non troppo
  2. Larghetto
  3. Scherzo: Vivace
  4. Tema con variazioni: Poco adagio
Organico: 2 violini, viola
Composizione: Praga, 7 - 14 gennaio 1887
Prima esecuzione: Praga, 30 marzo 1887
Edizione: N. Simrock, Berlino, 1887

Scritto per Jan Pelikán e Josef Kruis
Guida all'ascolto (nota 1)

Antonfn Dvoràk non scrisse il Terzetto in do maggiore op. 74 per la sala da concerto ma per un'esecuzione privata tra amici, nell'autentico spirito della musica da camera: gli esecutori previsti erano Josef Kruis, studente di farmacia e violinista dilettante, che in quel periodo divideva con lui il suo appartamento a Praga, e Jan Pelikan, violinista professionista, mentre egli stesso avrebbe suonato la viola. Ma la parte di violino che avrebbe dovuto essere eseguita da Kruis risultò troppo difficile per le sue capacità, cosicché Dvoràk scrisse le meno esigenti Bagatelles op. 75a, sempre per due violini e viola (più note nella trascrizione per violino e pianoforte col titolo di Quattro Pezzi romantici op. 75).

Questo Terzetto giustifica pienamente le parole di uno dei maggiori studiosi della musica del compositore ceco, il suo connazionale Otakar Sourek: "Dvoràk deve essere posto tra i compositori più riccamente dotati e versatili del XIX secolo. Come Haydn, Mozart e Schubert, apparteneva a quella razza di benedetti da Dio e naturalmente ispirati, i cui pensieri e le cui emozioni si manifestano spontaneamente in musica e la cui immaginazione si riversa nella melodia, nel ritmo e nell'armonia con un'inesauribile abbondanza d'idee pure, fresche e affascinanti".

Un gentile lirismo è il carattere dominante del Terzetto, fin dall'iniziale Allegro non troppo, che sul momento potrebbe sembrare il consueto primo movimento in tempo rapido, mentre non è che un'Introduzione, da cui si passa quasi impercettibilmente al Larghetto. Il tema d'apertura, che reca l'indicazione "dolce, molto espressivo", è affidato ai due violini, che intessono un dialogo affascinante per l'incanto della melodia e lo splendore del timbro, mentre la viola a momenti interpreta il ruolo del tenore (non per caso Dvoràk non definì questa composizione Trio ma Terzetto, termine normalmente usato solo per la musica vocale) e a momenti accompagna, quasi simulando la mano sinistra d'un immaginario pianista.

Per lo Scherzo Dvoràk ricorre al furiant, danza boema caratterizzata dalla continua alternanza di ritmo ternario e ritmo binario; l'energia e la vivacità popolaresche sono qui ingentilite dalla levità dell'organico strumentale e dalla tonalità di la minore, che modula al maggiore per il Trio centrale, delicato e lirico, di sapore schubertiano. Il finale è in forma di variazioni: il tema, in un ombroso do minore, è simile ad un recitativo vocale di stile un po' arcaico, mentre le dieci brevi variazioni alternano episodi contrastanti per andamento e carattere, di volta in volta lenti, vivaci, lirici e brillanti. Il ritorno del tema precede l'ultima variazione, che disperde le ombre del do minore e reintroduce il luminoso e brillante do maggiore.

Mauro Mariani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Con Dvorak siamo a Praga. Il compositore, con una lunga esperienza di violista, aveva una particolare predilezione per il quartetto d'archi (ne lasciò quattordici), ma agli archi dedicò anche due quintetti e un sestetto, oltre alle opere con pianoforte e i concerti solistici per violino e violoncello. Al pari di Beethoven e Brahms soleva per lo più comporre due opere dello stesso genere contemporaneamente, o a brevissima distanza l'una dall'altra. Così nel 1887 vedono la luce il Terzetto op. 74 e "Drobnosti" (Miniature) op. 75a per due violini e viola. Generalmente "terzetto" indica una composizione vocale a tre parti (con accompagnamento), ma in questo caso Dvorak impiegò il termine per questo trio dall'insolito organico: oltre ai suoi due trii, si contano solo i "Minuetti notturni" di Alessandro Rolla e opere di Ruggero Lolini, Francesco Pennisi fino ad arrivare ad "Insight" di Ada Gentile (1984).

Il Terzetto in do maggiore op. 74 di Dvorak si articola in quattro movimenti: un Allegro ma non troppo, (preceduto da un'Introduzione lenta) dal vivace gioco polifonico, che confluisce nel Larghetto in 6/8, in cui al primo violino è affidato un tema "molto espressivo", meditativo. L'impressione che suscita questa prima sezione è quella di un brano di musica sacra, affidato agli archi ma originariamente composto per voci femminili (da lì l'indicazione "Terzetto"?), mentre la sezione B presenta un tema più movimentato, dai ritmi puntati, salvo poi tornare al clima lirico dell'inizio. Lo Scherzo (Vivace) di stampo slavo impiega effetti di pizzicati e "sul ponticello" e presenta il consueto Trio (Poco meno mosso) dall'andamento meno sostenuto dopo il quale viene eseguito da capo lo Scherzo. Un Poco adagio introduce l'ultimo tempo, un Tema con variazioni nella penultima delle quali, Moderato, troviamo un recitativo del primo violino, sullo sfondo dei tremoli del secondo violino e della viola. Una sezione "Molto allegro" conclude energicamente questa pregevole composizione di Dvorak.

Johannes Streicher


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 15 febbraio 2008
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 6 ottobre 1989


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Ultimo aggiornamento 30 gennaio 2016