Moravské dvojzpěvy IV. rada (Duetti della Moravia), op. 38, B. 69

Canti popolari IV serie

Musica: Antonin Dvoràk (1841 - 1904)
  1. Moznost (Vana speranza) - Andante
  2. Jablko (Un saluto da lontano) - Allegro non troppo
  3. Venecek (La ghirlanda) - Allegro
  4. Hore (Dolore) - Andante
Organico: soprano, contralto, pianoforte
Composizione: 1877
Dedica: Meinem Freunde und Gönner Johann Neff
Guida all'ascolto (nota 1)

Verso la fine degli anni Settanta del Diciannovesimo secolo, quando Smetana era ormai considerato un monumento della nazione ceca, il suo giovane connazionale Antonin Dvorak stava appena cominciando a farsi conoscere nella natia Boemia, grazie ai riconoscimenti ottenuti a Vienna e al successo dei Duetti moravi op. 38 e delle Danze slave op. 46, pubblicati a Berlino dal più importante editore di area austrotedesca, Simrock, cui erano stati segnalati da Johannes Brahms. In quegli anni Dvorak, superata una giovanile fase wagneriana, guardava a Brahms come a un modello: Brahms scriveva delle Danze ungheresi per pianoforte a quattro mani, due Serenate, un Concerto per violino, e subito Dvorak rispondeva con delle Danze slave per pianoforte a quattro mani, due Serenate e un Concerto per violino. Ma quest'incondizionata ammirazione per il più anziano e affermato maestro (in realtà solo otto anni li separavano) non si tramutò mai in imitazione pedissequa, grazie al sapore inconfondibile delle melodie e dei ritmi folclorici riversati a piene mani da Dvorak nelle sue composizioni, non solo quelle più caratterizzate in senso popolare ma anche quelle più accademiche, come le Sinfonie e i Quartetti. Dvorak non era molto interessato al valore patriottico della sua musica - a differenza di Smetana non cercava per le sue opere e i suoi Poemi Sinfonici argomenti dal significato marcatamente nazionalistico - ma aveva un vero culto per la musica popolare, che considerava l'espressione più pura, spontanea e sincera dell'animo umano.

In questo non c'era nulla di nazionalistico, perché il suo amore non era ristretto alla musica ceca ma s'estendeva agli altri popoli, tanto che nelle sue composizioni s'ispirò anche alla musica slovacca, polacca, lituana, russa, serba, zigana, greca, scozzese e perfino americana (i suoi capolavori più noti, la Sinfonia "Dal Nuovo Mondo" e il Quartetto "Americano", sono basati proprio su motivi della musica indiana e afroamericana). Tra le sue opere che rivelano nel modo più fresco e affascinante quest'ascendente del canto popolare sono le varie raccolte di Duetti moravi, risalenti agli anni giovanili, che gli guadagnarono l'ammirazione e la protezione di Brahms. È musica affascinante per la sua semplicità e la sua freschezza, che dà totale fiducia alle melodie popolari, senza assolutamente cercare di "arricchirle" con elaborazioni dotte o armonie complesse. Soprano e contralto si muovono per lo più parallelamente, nel modo più semplice, come potrebbero fare due ragazze d'un villaggio, mentre il pianoforte le accompagna con un'armonia di tipo tardo ottocentesco, che rivela la mano del musicista esperto ma che rimane delicata e trasparente.

L'op. 38, scritta nell'agosto del 1877, comprende quattro Duetti per due voci femminili con accompagnamento di pianoforte. Il primo, Moznost (Vana speranza), è una calma e dolce melodia, dove il dolore è attenuato e risolto in un malinconico fatalismo. Il terzo Duetto dell'op. 38 è Vénecek (Ghirlanda di fiori): qui le voci sono relativamente più autonome, riflettendo il carattere indipendente e capriccioso della giovane ragazza. Hore (Il dolore) è il più espressivo dei quattro Duetti, caratterizzato da una melodia pura e dolente, rafforzata da un accompagnamento che avvolge il lamento della madre in armonie desolatamente tristi.

Mauro Mariani

Testi

1. - MOŽNOST

Zakukala zezulenka sedňa na boře,
zaplakala má panenka choďa po dvoře.
Ja co pláčeš a nářikaš, dyť ty budeš má,
az zezulka na vánoce třikrát zakuká!

Jak pak bych já neplakala, šak nebudu tvá,
dyť zezulka na vánoce nikdá nekuká!
Pán Bůh mocné, Pán Bůh dobré, on to muže dát.
Že zezulka na vánoce může zakukat!
VANA SPERANZA

Seduto sul pino il cuculo ha cantato,
camminando per il cortile ha pianto la fanciulla.
Perché piangi e ti lamenti?
Tu sarai mia quando a Natale il cuculo canterà.

Come faccio a non piangere? Non sarò mai tua.
Il cuculo a Natale non canta mai!
Signore Dio Onnipotente, Signore Dio buono, Tu che puoi.
Fa' che a Natale il cuculo possa cantare!
3. - VĚNEČEK

Jidú ženci z roli, přikrývajte stoly,
stoly jaborové, užičky klenové.
Kdo mně pro ně půjde, ten můj milý bude.

Šel mně pro ně synek, bylo mu Martinek,
já sem mu slúbila svůj zelený vinek.

Vínku můj, vínku můj, co ti mám udělat?
Mámli ťa opustit? A lebo ťa nechat?

Má panenko krásná, nestrhaj mia z jasna,
trhaj mia na podzim, až sa já zhotovim!
LA GHIRLANDA

Vengono i mietitori dai campi, coprite i tavoli.
Tavoli d'acero, cucchiai profondi.
Colui che mi viene a prendere, sarà il mio promesso.

Mi è venuto a prendere un ragazzo di nome Martinek,
gli ho promesso la mia ghirlanda verde.

Ghirlandina mia, ghirlandina mia, cosa devo fare?
Ti devo abbandonare? Ti devo lasciare andare?

Mia vergine bellissima, non mi strappare troppo presto.
Strappami in autunno, quando sarò matura!
4. - HOŘE

Zrálo jabko, zrálo, jak dozrálo, spadlo,
že moje srdenko, do žalosti vpadlo.

Ne tak do žalosti, do velkého hoře,
že moje srdenko, nožem krájať može.

Ne tak nožem krájať ale pilu řezať,
dyť tebe nemožu, můj synečku, dostat'.
DOLORE

La mela maturava, maturava, quando è maturata è caduta,
e il mio cuore è caduto nel lamento.

Non tanto nel lamento, ma nel grande dolore,
come se un coltello tagliasse il mio cuore.

Non con il coltello, ma con la sega tagliato,
Perché, mio figliuolo, io non posso arrivare da te.
(Traduzione di Drahomira Biligova)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 25 febbraio 2007


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Ultimo aggiornamento 4 marzo 2015