Na starém hrade (Nel vecchio castello), op. 85 n. 3, B. 161


Musica: Antonin Dvoràk (1841 - 1904)
Organico: pianoforte
Composizione: Praga, 16 aprile - 6 giugno 1889
Edizione: N. Simrock, Berlino, 1889
Guida all'ascolto (nota 1)

La musica pianistica non ha nel catalogo di Antonin Dvorak il peso e l'ampiezza che hanno la musica sinfonica e quella cameristica. Anche le Danze slave, la cui versione originale è per pianoforte a quattro mani, sono più conosciute nella trascrizione orchestrale, il che potrebbe autorizzare a pensare che l'ispirazione di Dvorak fosse difficilmente riducibile nei limiti dell'espressione pianistica. È vero che Dvorak affermava che eseguire sul pianoforte una composizione scritta per un diverso organico era un'ottima cartina di tornasole per capire se vi fosse una vera sostanza musicale («una buona musica, trascritta per pianoforte, non deve perdere nulla della sua bella sonorità») ma è anche vero che il compositore non ha mai affidato al pianoforte altro che bozzetti, impressioni, aneddoti e sensazioni. Con il pianoforte Dvorak si accontentava di restare in un ambito espressivo "minore", intimo e fuggevole, senza aspirare a una grande forza comunicativa, forse perché non era quello il suo strumento, avendo appreso la musica su un modesto violino e sull'organo della chiesa del paese, ed essendosi accostato relativamente tardi al pianoforte, con cui non ebbe mai la familiarità di altri compositori romantici, da Schumann a Chopin, da Liszt a Brahms.

Le prime composizioni pianistiche di Dvorak risalgono al 1876, quando aveva già trentacinque anni; ne seguirono altre, saltuarie, fino al 1894: sempre restando nell'ambito delle miniature, prevalentemente danze (scozzesi e furianty, valzer e mazurche, anche una giga e una dumka) e pezzi dal carattere d'improvviso (fogli d'album e impromptu, egloghe e "perle"). Ciononostante, l'opera pianistica di Dvorak non meriterebbe d'essere così trascurata dagli esecutori, al punto che può capitare che, pur frequentando regolarmente da anni le sale da concerto, non si sia mai avuta l'occasione d'ascoltarne una sola nota.

Nel vecchio castello appartiene ai tredici Quadri poetici op. 85, composti tra il 16 aprile e il 6 giugno 1889, in parte a Praga e in parte a Vysoka, abituale luogo di villeggiatura di quest'artista che non poteva vivere a lungo lontano dalla campagna boema. I titoli dei tredici Quadri poetici dimostrano che, nonostante si fosse schierato col "partito" brahmsiano a favore della musica pura, Dvorak non sempre riuscì a resistere all'attrazio¬ne per la musica a programma della corrente lisztiana; tuttavia il suo pudore e la sua discrezione innati conservano alla sua musica una grande intimità, che non ha nulla a che spartire con il romanticismo estremo dal forte potere evocativo delle Années de pèlerinage e delle Harmonies poétiques et réligieuses di Liszt. Dvorak stesso affermava che il suo modo di accostarsi al pianoforte derivava non tanto da Liszt quanto da Schumann: evitando la sublime retorica e la sfida tecnica di Liszt, il pianoforte di Dvorak esprime rapidamente un pensiero intimo, una fuggevole sensazione o un'impressione indefinita, come in Schumann, ma più colloquiale. Nel vecchio castello è un'elegia intrisa di una pensosa malinconia, tipicamente slava, ma vi si avverte anche un tono nobile ed epico, mentre l'aspetto dell'antico castello si riflette in alcuni arcaismi musicali.

Mauro Mariani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 26 ottobre 2000


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Ultimo aggiornamento 13 novembre 2015