Pubblicata da Longman and Broderip con il numero d'opus 23 n. 2 la Sonata in fa maggiore op. 24 n. 2 uscì a Londra intorno al 1790 e fu accolta dallo stesso Clementi nel primo volume delle sue Oeuvres Complettes. Il primo tempo ha il carattere gaio e sorridente d'una sinfonia d'opera buffa, e si sviluppa tra un continuo svariare da un tono impettito e marziale a una più intima e raccolta cantabilità: il deciso contrasto tra il primo e il secondo tema offre ricca materia a una dialettica strutturale condotta con estrema essenzialità di mezzi e con un gusto per linee costruttive di trasparente chiarezza. Sin dal primo tempo si annunzia il peculiare taglio del lavoro, tutto giocato su sonorità brillanti e cristalline, non immemori della timbrica cembalistica. L'Adagio, in si bemolle, è una breve pagina tripartita risolta nel lirismo squisito e sin troppo raffinato di una melodia che viene sviluppata secondo procedimenti tipici della fioritura e della variazione vocale; e come un'ideale citazione di un brano vocale essa si consegna, pausa incantata e staticamente lirica tra lo scattante dinamismo dei tempi estremi. Il finale è un Rondò basato su un tema di singolare individualità, al limite del «caratteristico»; pur tenuto su una nota di estroversa gaiezza, impreziosita da ingegnose soluzioni contrappuntistiche e da spiritosi giochi ritmici, il brano sa attingere momenti di più introversa espressività: tale lo stupendo e un pò enigmatico episodio che inaspettatamente precede l'ultima apparizione del tema, improntato a un'intensità di accenti di spirito schiettamente preromantico.
Francesco Degrada
Intorno al 1791 Muzio Clementi, ormai celebre sia come compositore, sia come esecutore, pubblicò a Londra ben dodici sonate, suddivise in tre fascicoli. Il primo, comprendente tre numeri, uscì come op. 22 e apparve corredato da un accompagnamento ad libitum di violino o flauto. La terza raccolta comprendeva invece ben sei lavori e uscì come op. 25. Con il numero d'opera 23 comparvero invece altre tre sonate, la cui composizione tuttavia precedeva probabilmente quella delle altre nove. Questa raccolta fu immediatamente riedita sia a Parigi, sia a Vienna, presso Cappi, ma con il numero d'opera 24 e, in quest'ultima edizione, con un'aggiunta, probabilmente editoriale, del solito accompagnamento facoltativo di violino e flauto. Questa confusione nel catalogo del musicista romano perdura ancora oggi nelle varie edizioni in commercio. Dal punto di vista compositivo le tre sonate segnano la raggiunta maturità dell'autore il quale non solo sembra ormai possedere un lessico di tipo pianistico agguerritissimo, ma mostra anche di essersi liberato da ogni pregiudizievole nei confronti della sonata solistica. In effetti l'aggiunta di altri strumenti in questi lavori apparirebbe non solo gratuita, ma del tutto controproducente. La seconda delle tre sonate è improntata ad una spigliata festevolezza nei due movimenti estremi, un allegro con spirito e un rondò, che è anche anch'esso un allegretto con spirito. Il tema dell'adagio è invece basato su una cantabile e calma melodia che viene sottoposta ad una serie di fioriture ripetute due volte.
Bruno Cagli