Trio in sol minore per pianoforte, op. 8, BI 25, CI 206


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. Allegro con fuoco
  2. Scherzo: Con moto ma non troppo (sol maggiore)
  3. Adagio sostenuto (mi bemolle maggiore)
  4. Finale: Allegretto
Organico: pianoforte, violino, violoncello
Composizione: 1828 - 1829
Edizione: Kistner, Lipsia, 1832
Dedica: Principe Anton Radziwill
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Quello di Fryderyk Chopin (1810-1849) rappresenta senza dubbio un caso quasi unico nel panorama romantico e nell'intera storia della musica: in un arco di tempo che copre tutta la sua breve vita, infatti, il musicista polacco ha composto solo musica per pianoforte. Nel senso che non esiste una sola composizione di Chopin giunta fino a noi che non preveda l'impiego del pianoforte. La maggior parte di queste composizioni è per pianoforte solo, mentre una piccolissima percentuale unisce lo strumento all'orchestra, alla voce umana o ad altri strumenti: due Concerti e altri quattro brani più brevi per pianoforte e orchestra, meno di venti melodie per voce e pianoforte e cinque brani di musica da camera, tutti con pianoforte.

A parte le Variazioni in mi maggiore su un tema della Cenerentola di Rossini per flauto e pianoforte (sulla cui datazione e perfino sulla cui autenticità non tutti gli studiosisono concordi), nelle rimanenti quattro composizioni cameristiche di Chopin il violoncello svolge un ruolo assolutamente protagonistico: oltre al Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello op. 8, le altre sono tutte per violoncello e pianoforte: Introduzione e Polacca brillante in do maggiore op. 3, Gran duo concertante su temi di Robert le diable di Meyerbeer, Sonata in sol minore op. 65. Questa attenzione privilegiata al violoncello da parte di Chopin si deve probabilmente anche al suo rapporto personale di familiarità e amicizia con due violoncellisti in due diversi momenti della sua vita: il principe Antoni Radziwill a Varsavia e Auguste Franchomme a Parigi. Il principe Antoni Henryk Radziwill (1775-1833), ottimo dilettante di canto, violoncello e composizione, apparteneva ad una delle più antiche e influenti famiglie principesche polacche, originaria della Lituania e imparentata con la dinastia reale degli Jagelloni. Il principe visse a lungo a Berlino, conobbe Goethe e fu il primo musicista a realizzare le musiche di scena per Faust, iniziate nel 1808 ma portate a termine solo nel 1831, che furono apprezzate da Schumann, Liszt e Chopin. Il principe Radziwill era stato un entusiasta sostenitore del talento musicale di Chopin fin da quando questi, ancora bambino, si era esibito più volte nel salotto del suo palazzo a Varsavia; nell'autunno del 1829 ospitò per alcuni giorni nella residenza estiva di Antonin il giovane compositore, appena rientrato dal suo primo, breve ma fortunato soggiorno a Vienna. In quei giorni a Chopin non mancarono certo le occasioni di fare musica, sia suonando insieme al principe sia impartendo alcune lezioni di pianoforte alla sua giovane figlia, la principessina Wanda. E, come omaggio al duo familiare dei principi Radziwill, portò a termine anche una gradevole composizione, la Polacca brillante in do maggiore per violoncello e pianoforte. Non possiamo dire con certezza se, durante il soggiorno ad Antonin, Chopin abbia potuto eseguire insieme al principe anche il Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello che aveva terminato da poco, di cui conosciamo invece con certezza due esecuzioni private in casa di Chopin a Varsavia nell'agosto del 1830. Comunque, quando nel dicembre del 1832 fu pubblicato per la prima volta a Lipsia dall'editore Kistner come op. 8, il Trio fu dedicato al principe Radziwill che poteva così aggiungere questa dedica a quelle già ricevute da Beethoven (Ouverture in do maggiore "Namensfeier" op. 115) e da Mendelssohn (Quartetto in do minore con pianoforte op. 1).

8 Nonostante si tratti di un'opera di esordio in un genere successivamente abbandonato da Chopin, il Trio fu accolto assai bene dai contemporanei: all'entusiasmo di Schumann corrispose quello dell'«Allgemeine musikalische Zeitung» (che in esso trovava «tutto nuovo: la scuola che è neoromantica, l'arte di suonare il piano, l'individualità, l'originalità, o piuttosto il genio») e perfino l'approvazione di un critico passato alla storia per l'ottusità dimostrata nel recensire le musiche di Chopin come Ludwig Rellstab; il quale, pur non potendo fare a meno di individuarvi «alcune deviazioni dalla via maestra», giudicò il Trio in termini sostanzialmente positivi.

Il primo movimento (Allegro con fuoco) presenta due aspetti che si rivelano tipici dell'intero lavoro: la densità e la ricchezza della parte pianistica e il frequente utilizzo del violino nel registro medio e grave, che fece nascere in Chopin l'idea, poi abbandonata, di «usare una viola al posto del violino, perché nei violini è il cantino che si usa di più, e là non è molto sfruttato». Segue un vivace Scherzo in sol maggiore, con un Trio in do maggiore, in ritmo di mazurka, dal tono più lirico. Dopo l'intenso movimento lento (Adagio sostenuto), il Trio si conclude con un Rondò il cui tema principale sembra anticipare quello del movimento finale del Concerto in mi minore per pianoforte e orchestra.

Carlo Cavalletti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 16 dicembre 1999


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 31 gennaio 2015