La prima Sonata di Chopin, quella in do minore, fu fatta conoscere dall'editore Haslinger di Vienna solo nel 1839, quando il compositore era già celebre. Le vicende che portarono alla sua pubblicazione sono peraltro abbastanza confuse. La composizione apparteneva agli anni di Varsavia, era stata completata nel 1828 e consegnata ad Haslinger con una dedica dell'autore al suo maestro Elsner. Ma l'editore non mostrò alcuna fretta di pubblicare il pezzo e quando, molti anni dopo, ne inviò una bozza a Chopin, questi non la restituì avendo l'intenzione (poi non realizzata) di sottoporre il lavoro ad una profonda revisione e mostrando di considerarlo pieno di difetti. La pubblicazione sarebbe dunque avvenuta senza l'esplicita approvazione dell'autore e quasi a sua insaputa. In seguito, tutti gli esegeti hanno considerato la Sonata op. 4 manchevole e la sua presenza nei concerti è ancor oggi piuttosto rara. Può tuttavia essere stimolante porla accanto alle due sorelle maggiori, tanto più importanti ed eseguite, per scoprirvi comunque una validità, sia pure relativa e anche perché essa permette di individuare alcune componenti interessanti della genesi del linguaggio chopiniano. E' vero che l'adozione della forma-sonata nel primo movimento è alquanto impacciata (sembra che da questo punto di vista l'insegnamento di Elsner fosse piuttosto approssimativo), ma potrà sorprendere scoprire Chopin alle prese con una scrittura che sembra direttamente derivata dalle invenzioni a due voci di Bach. A tale proposito non va dimenticato che in casa Chopin dette lezioni di pianoforte Wojcieeh Zywny, musicista formatosi a Lipsia e che dichiarava una sua discendenza diretta dall'insegnamento bachiano. Altrettanto sorprendente è l'adozione nell'op. 4 di un Minuetto con regolare trio (l'unico nella produzione di Chopin), posto dome secondo movimento. A questo seguono un Larghetto con molta espressione nel ritmo insolito di 5/4 ed un ampio finale, Presto, dal virtuosismo un po' greve ed esteriore. Un lavoro dunque del periodo di apprendistato, ma che qua e là, e soprattutto nei movimenti centrali, mostra aperture notevoli e l'ambizione di soluzioni formali quali non si sospetterebbero forse da parte di chi conserva di Chopin una immagine stereotipa. Soluzioni che, certo su tutt'altro piano, il compositore polacco realizzerà nelle due sonate della maturità.
Bruno Cagli